È morto Shinzo Abe, l’ex premier giapponese più longevo di sempre. Aveva dato le dimissioni dal suo incarico nel 2020 per problemi di salute. La mattina dell’8 luglio è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si trovava a Nara per un comizio elettorale.
The moment that Japanese Former PM Shinzo Abe was shot. Looks to be a DIY shotgun. pic.twitter.com/sC0yzzfIob
— Global: MilitaryInfo (@Global_Mil_Info) July 8, 2022
Il premier giapponese più longevo di sempre
Shinzo Abe, nato nel 1954 a Shinjuku, a Tokyo, aveva 67 anni. È noto per essere stato il premier nipponico più longevo di sempre. Aveva iniziato la sua carriera politica nel 1993, per poi passare alla guida del Paese per la prima volta nel 2006. In seguito, ha ottenuto altri tre mandati: nel 2012, nel 2014 e nel 2017. Nel 2020 aveva dato le dimissioni per problemi di salute. L’8 luglio è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco mentre si trovava a Nara per un comizio elettorale. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Abe è stato raggiunto alla schiena da due colpi sparati a distanza ravvicinata, a tre secondi l’uno dall’altro. Il presunto attentatore è stato arrestato. Si tratta di Tetsuya Yamagami, un ex militare, che avrebbe colpito l’ex premier per odio e non da motivazioni politiche.

La carriera politica di un figlio e nipote d’arte
Nato il 21 settembre 1954, dopo aver conseguito la laurea in Scienze politiche all’Università Seikei di Tokyo nel 1977, Abe si trasferì negli Usa per studiare alla University of Southern California. Un legame quello con gli States che segnerà tutta la sua futura carriera politica tanto che sarà soprannominato “l’amico degli Stati Uniti”. Tornato in patria, nel 1982 intraprese la carriera di funzionario governativo. Fu prima capo assistente del ministro per gli Affari esteri, poi segretario del presidente del Partito Liberal Democratico e, in seguito, del segretario generale dello stesso partito. Abe del resto era un predestinato essendo figlio e nipote d’arte. Suo nonno materno Nobusuke Kishi fu primo ministro dal 1957 al 1960, il nonno paterno Kan Abe un membro del parlamento dal 1937 al 1946, mentre suo padre Shintaro Abe è stato un potente ministro degli Esteri.
Dopo la morte del padre nel 1991, Abe nel 1993 venne eletto nel primo collegio della prefettura di Yamaguchi, ottenendo il maggior numero di voti mai raggiunto in un’elezione in quella prefettura. Nel 1999 divenne Direttore della divisione per gli affari sociali, e, dal 2000 al 2003 fu vicesegretario del governo con Mori e Koizumi. In seguito divenne segretario generale del Partito Liberal Democratico. A capo dei negoziatori inviati dal governo di Tokyo su incarico delle famiglie degli ostaggi giapponesi in Corea del Nord, Abe accompagnò l’allora premier Koizumi, di cui fu considerato il delfino, al suo incontro con Kim Jong-il avvenuto nel 2002. Tre anni dopo, il 31 ottobre 2005, fu nominato capo segretario del quinto governo Koizumi.
La Abemomics, ricetta d’urto per l’economia giapponese
Il 20 settembre 2006 Abe fu eletto presidente dell’LDP e solo sei giorni dopo, divenne Primo ministro vincendo le elezioni con un programma conservatore e neoliberista. A 52 anni fu il più giovane premier nella storia del Giappone dopo Fumimaro Konoe, eletto nel 1941. Abe si dimise la prima volta il 12 settembre del 2007. Nel 2012 ottenne la nomina per un secondo mandato, mantenendo la carica per due anni. In questo periodo varò la cosiddetta Abenomics, una ricetta d’urto per ridare forza all’economia giapponese e all’export minacciato da quello cinese. La sua dottrina era basata sulla strategia delle ‘tre frecce’: allentamento monetario, aumento della spesa pubblica e riforme economiche. E prevedeva la promozione del Giappone presso la comunità imprenditoriale internazionale. Abe venne poi rieletto per un terzo mandato, nel 2014 e per un quarto, nel 2017.

Poi il 28 agosto 2020, in conferenza stampa, Abe ha annunciato le sue dimissioni da premier. «Il mio attuale stato di salute, a seguito dei recenti controlli, non mi consente di concentrarmi sulle questioni più importanti che riguardano il governo, ed è il motivo per cui intendo farmi da parte», dichiarò. Fin da giovanissimo soffriva infatti di rettocolite emorragica.