I rider dai colletti bianchi

Lavorano 13 ore al giorno per uno stipendio da 300 euro. Sono costretti ad aprire partite Iva e non hanno tutele. È il far west dei giovani professionisti: architetti, ingegneri e avvocati.

I rider dai colletti bianchi

Ci sono i rider in bici o in motorino che ti consegnano la pizza o il sushi. E poi ci sono tanti professionisti, giovani e a volte meno giovani, che si trovano in una condizione economica e lavorativa non molto distante da quella dei fattorini della gig economy. Anzi.
Ingegneri, architetti, psicologi, avvocati: un esercito di ragazzi che trascorre i migliori anni della vita vedendo umiliati il percorso formativo, la passione e le competenze maturate per colpa di paghe inesistenti o da fame, orari e condizioni di lavoro folli, prospettive assenti o comunque precarie.

Non a caso, nel solo 2019 ben 130 mila italiani sono espatriati e di essi il 41 per cento aveva tra i 18 e i 34 anni: un’emorragia che ha visto 250 mila ragazzi lasciare l’Italia nell’ultimo decennio. Forse l’opzione prediletta non è più quella di fare il cameriere a Londra, alla luce della Brexit, ma il problema strutturale rimane tutto: l’Italia è un Paese che continua a non saper trattenere e valorizzare i suoi giovani talenti.

Trecento euro al mese per 13 ore di lavoro al giorno

Innanzitutto, va detto che non c’è intervento normativo che tenga. Prosegue il malcostume di inquadrare i professionisti in erba come consulenti, autonomi, a partita Iva, e poi inserirli concretamente in un’organizzazione eterodiretta, trattandoli da lavoratori subordinati e dunque soggetti a turni e gerarchie. «Sì, sto per completare il mio tirocinio in uno studio di architettura. All’inizio mi riconoscevano a stento il rimborso delle spese, adesso mi danno 300 euro al mese, ma lavoriamo 13 ore al giorno, di norma, e a volte anche di più», racconta a Tag43 un giovanissimo praticante siciliano che chiede di restare anonimo. Al Nord va meglio? «So di colleghi che nelle grandi città prendono naturalmente un po’ di più, ma con le spese che hanno lì…». Lo stipendio medio di un architetto dopo cinque anni è pari a 1.456 euro al mese, secondo l’ultimo rapporto AlmaLaurea. Ma un neolaureato difficilmente supera gli 800-1.000 euro. E che dire degli ingegneri? Va un po’ meglio, ma non troppo: dopo un anno dal conseguimento del titolo, un professionista guadagna, in media, 1.658 euro al mese se dipendente, 1.440 euro se autonomo, secondo il DataBook 2021 del Politecnico di Milano. Il confronto con gli altri Paesi europei è comunque impietoso: in Germania un ingegnere appena assunto ha uno stipendio lordo medio di oltre 53 mila euro, in Italia siamo poco sopra i 32 mila euro.

Lo stipendio medio di un architetto dopo cinque anni è pari a 1.456 euro al mese. Ma un neolaureato difficilmente supera gli 800-1.000 euro

Tirocinanti sospesi in un limbo

In realtà, si tratta di una storia antica: il sistema fa carne da macello dei ragazzi e il vertice del sistema, a volte, è reo confesso con “voce dal sen fuggita”. Come dimenticare, a proposito di ingegneri, ciò che accadde nel 2016 con la famigerata brochure del sito Investinitaly, in cui si invitavano i player esteri a venire Italia perché, appunto, “i nostri ingegneri sono bravissimi e costano molto meno che altrove”? Il materiale venne pure distribuito a Milano, durante la presentazione del piano nazionale Industria 4.0, con l’allora premier Matteo Renzi. Responsabile politico diretto della gaffe, se vogliamo chiamarla così, era invece Carlo Calenda, al tempo ministro dello Sviluppo economico. Fu proprio in quella occasione che emerse il ruolo e l’impegno della Repubblica degli Stagisti, fondata e diretta ancora oggi da Eleonora Voltolina, autentica pasionaria nella difesa dei giovani precari e sottopagati. A distanza di cinque anni, lei stessa tira un po’ le somme con Tag43: «Dal quel 2016 non è cambiato granché. Nel 2012-2014 qualcosa era migliorato con le normative regionali che hanno introdotto l’emolumento obbligatorio per i tirocini extracurriculari. Questi ultimi, tuttavia, sono intanto diminuiti di un terzo per colpa del Covid. Più in generale rimane moltissimo da fare». Eppure, Voltolina non demorde: «Finalmente, dopo tre anni, è stata calendarizzata nelle commissioni Lavoro e Istruzione la discussione sulla proposta di legge Ungaro (Massimo Ungaro, deputato di Iv, ndr) per la quale abbiamo molto lottato e che serve a dare tutele e garantire emolumenti anche ai tirocini curriculari. Oggi rappresentano un vero buco nero, visto che nessuno li monitora. Non sappiamo nemmeno quanti siano: noi stimiamo almeno 200 mila ogni anno, un numero enorme». Voltolina a questo punto rincara la dose: «Dicono che il Pnrr debba andare a favore dei giovani? Bene, non limitiamoci alle discussioni sui massimi sistemi, iniziamo a lavorare sulle cose concrete. Pensiamo proprio ai tirocinanti che sono l’ultima ruota del carro».

In Germania un ingegnere appena assunto ha uno stipendio lordo medio di oltre 53 mila euro, in Italia siamo poco sopra i 32 mila euro

Il far west degli avvocati

L’elenco dei giovani professionisti sfruttati è lungo: dagli psicologi ai geologi, dai giornalisti ai biologi. E poi c’è il far west degli avvocati: in Italia ce ne sono troppi, circa 250 mila, quattro volte la Francia. Il nostro Paese è quarto nella classifica a 27 degli Stati Ue con il maggior numero di legali ogni 100 mila abitanti. Peccato che i praticanti non prendano alcun emolumento in una percentuale che oscilla, secondo varie stime, tra il 40 e il 70 per cento, mentre gli under 30 guadagnano in media appena 13 mila euro l’anno. Una giovane avvocata che ha concluso da poco il tirocinio racconta, dietro anonimato, a Tag43: «Io non ho mai ricevuto un compenso, solo i rimborsi per le spese sostenute, come la benzina per andare in cancelleria. Per il resto, il dominus ci voleva in ufficio solo tre volte a settimana, dalle ore 17 in poi, come se desiderasse tenerci a distanza. Questo era un problema, perché non riuscivamo ad approfondire, a studiare al meglio; almeno in cancelleria ti fai le ossa. Invece so di miei colleghi, in studi più prestigiosi, tenuti lì a fare la pratica fittizia, fotocopie e poco più». Dopo l’abilitazione si potrebbe pensare che tutto abbia preso ad andare in discesa. Invece ecco la parte forse più squallida del racconto. «Un avvocato di uno studio mi propose di andare da lui», continua l’avvocatessa, «ma con questa formula: lui non mi avrebbe fatto pagare l’affitto della stanza e io avrei dovuto fargli da segretaria piuttosto che dedicare il tempo ai miei clienti. Stava chiedendo a una collega di fare il lavoro di segreteria: allucinante».