L’ex Sex Pistols John Lydon fa pace con la regina Elisabetta
La versione punk di God save the Queen fu un successo e ha rappresentato un attacco forte alla famiglia reale. 45 anni dopo il leader del gruppo, scioltosi nel '79, scrive «rest in peace» alla vecchia antagonista.
John Lydon, a 45 anni di distanza, fa pace con la regina Elisabetta. «Rest in peace queen Elizabeth II», ha scritto su Twitter uno dei membri storici dei Sex Pistols, la band punk-rock che nel 1977 cantava, invece, «God save the Queen, the fascist regime». Svariati decenni dopo la canzone che ha sconvolto il Regno Unito e che ha rappresentato un vero inno politico, Lydon lancia un messaggio distensivo e, con quel «riposa in pace» rivolto all’ex sovrana, scomparsa ieri. E i fan non ci stanno e richiamano agli antichi fasti della band, scioltasi dopo appena due anni, che ha apertamente contestato la famiglia reale, con tanto di concerto sul Tamigi indirizzato esplicitamente contro Elisabetta II.
Rest in Peace Queen Elizabeth II.
Send her victorious.
From all at https://t.co/vK2Du0ZzDS pic.twitter.com/kq4M6WfeML
— John Lydon Official (@lydonofficial) September 9, 2022
John Lydon nel 2017: «La regina mi mancherà»
Oltre quattro decenni dopo il loro più celebre successo, John Lydon ha quindi deposto le armi ufficialmente, alla morte della compianta e longeva sovrana. Ma già nel 2017, durante un’intervista a The Quietus, il frontman dei Sex Pistols aveva parlato dell’aspetto umano della vicenda e di come avrebbe sentito la mancanza della Regina. «God Save The Queen dei Sex Pistols riguardava una situazione politica, parlava dell’obbedienza a una monarchia in cui io non credevo. È un essere umano e quando morirà mi mancherà. Non è colpa sua se è nata in una gabbia dorata. Lunga vita alla Regina». Oggi ha confermato quanto dichiarato 5 anni fa.

God save the Queen, dalla canzone al concerto sul Tamigi
La storia parla di un 45 giri da record, in cui sulla copertina campeggiava il ritratto di Elisabetta II, con gli occhi coperti dalla scritta God save the Queen. Fu storia: secondo posto in classifica e la Bbc costretta a bandire la canzone, simbolo di una ribellione vera e propria che i Sex Pistols portavano avanti proprio durante il giubileo d’argento della Regina, giunta a 25 anni di regno. La canzone ricalca l’originale God save the Queen, inno nazionale del Regno Unito, che parla però di salvare la sovrana e augura un lungo e prosperoso periodo sul trono. Da contraltare fa il brano dei Pistols: «Dio salvi la Regina, non è un essere umano, non c’è futuro per te». E la canzone è stata il simbolo anche del concerto del 7 giugno 1977, quando il gruppo punk salì su un battello per cantare contro la famiglia reale, subito fermato dalla polizia.

Lydon «orgoglioso della Regina»
Durante una trasmissione televisiva fu lo stesso John Lydon a spiegare il reale significato del brano. «Voglio dire al mondo questo», ha dichiarato, «la canzone è anti-monarchici ma non è anti-umana. Tutti presumono che io sia contro la famiglia reale in quanto esseri umani, ma non è così. In realtà io sono davvero molto orgoglioso della Regina per essere sopravvissuta e aver fatto così bene. Penso solo che se sto pagando le tasse per sostenere questo sistema dovrei avere voce in capitolo su come vengono spesi questi soldi».