Ci sono serie tivù che hanno il potere di influenzare i consumi del pubblico, più o meno come fanno gli influencer. Sex And The City è decisamente una di queste. Lo show ideato da Darren Star nel 1998 ha lanciato brand che, fino a quel momento, erano noti solo ai fashion victim più attenti. Come Jimmy Choo e Manolo Blahnik, diventati celebri grazie alla protagonista e alla sua straordinaria collezione di scarpe. Ecco perché il sequel delle avventure di Carrie Bradshaw e delle sue amiche, And Just Like That, non è atteso soltanto dai fan più accaniti. Griffe, designer emergenti e retailer sperano che la comedy non abbia perso la sua magia e che gli outfit sfoggiati dai personaggi possano invogliare il pubblico a replicarli, rimpolpando i fatturati delle case di moda.
Sex And The City, cresce l’attesa per il nove dicembre
Per constatare l’effetto della serie sui consumi dei telespettatori, però, non bisognerà attendere il 9 dicembre, data ufficiale della messa in onda su HBO Max (e in Italia su Sky Serie e Now Tv). Già da qualche mese, infatti, le immagini promozionali hanno offerto un assaggio di quel che sarà. E la scorsa settimana, ad esempio, gli scatti di Sarah Jessica Parker sul set con indosso una salopette hanno innescato un incremento di richieste di modelli simili e invaso i siti web delle riviste di moda, che puntano sul ritorno quasi immediato di un trend solo apparentemente archiviato. «Le salopette potrebbero davvero ritornare in voga grazie al franchise», ha spiegato al Guardian Jane Shepherdson, presidente della piattaforma di noleggio My Wardrobe Hq, «Si tratta di un capo femminile e, contemporaneamente, comodo. Di questi tempi, la gente ricerca nei vestiti proprio questa combinazione». Shepherdson ha constatato con mano il potere di Sex and the city sul fashion system. Quando era Ceo di Whistles, nel 2011, il marchio anglosassone aveva lanciato una gonna a pieghe color corallo soprannominata Carrie. L’associazione con uno dei prodotti più seguiti del palinsesto televisivo aveva fatto sì che, in pochi giorni, quel modello diventasse un bestseller. Fenomeno che, quasi sicuramente, si ripeterà col reboot. Almeno a giudicare dai report di Lyst che, con gli spoiler circolati sul web tra luglio e agosto, ha già registrato un aumento delle ricerche delle borse baguette Fendi (+45 per cento), un classico del guardaroba dei personaggi della serie, e delle décolleté con plateau di Terry de Havilland (+ 21 per cento), andate sold out ovunque.
Sexy And The City più efficace di una campagna pubblicitaria
Grazie anche al tam tam social, account Instagram in testa, l’impatto delle serie tv, soprattutto per i piccoli stilisti, può essere davvero notevole. L’idea che una celebrità indossi un cappello, una t-shirt o un cappotto ha sempre convinto i potenziali acquirenti molto più di qualsiasi strategia di marketing: «Un brand trae grosso vantaggio dal fatto che un personaggio famoso, nonché un’icona di stile, indossi un capo o un accessorio della sua collezione», ha sottolineato Dani Evans, direttrice creativa di Monrowe, azienda produttrice di uno dei berretti che Bradshaw indosserà nel sequel, «Non mi spiacerebbe affatto se Carrie facesse per il mio brand quel che ha fatto per Manolo Blahnik».
Sex and The City, il ruolo della moda nella serie Tv
Diventato un evergreen tra televisione e cinema, Sex And the City ha attribuito all’abbigliamento un ruolo difficilmente riconoscibile negli sceneggiati che lo avevano preceduto. Più che ridursi a semplice contorno, infatti, vestiti, borse e scarpe sono diventati un’appendice essenziale dei singoli personaggi. Quest’attenzione al dettaglio ha fatto la fortuna dei couturier (molti dei quali si sono trovati a gestire fatturati stellari e una domanda del tutto inaspettata) e, spesso, anticipato tutte quelle tendenze che, qualche mese dopo, avrebbero fatto la loro comparsa sulle passerelle più patinate. Nel seguito, questa cifra stilistica non sparirà: «Abbiamo lavorato a un restyling degli armadi, visto che le ragazze adesso sono diventate splendide cinquantenni», ha aggiunto Molly Rogers, la costumista subentrata alla veterana Patricia Field, «Ci sono pezzi vintage di haute couture, capi già visti in passato e riutilizzati come se fossero nuovi di zecca, scelte sostenibili e a impatto zero. Continuiamo a camminare di pari passo con quel che succede nel mondo reale e, spesso, a precorrerne i tempi».