Sette religiose e manipolazione mentale, un mondo poco esplorato

Giusy Gullo
29/01/2023

Solo le Bestie di Satana fecero scalpore negli Anni 90. Oggi del fenomeno non si parla quasi più. Eppure sarebbero coinvolti 2 milioni di italiani. Il "canto delle sirene", le donazioni in denaro, la difficoltà a uscire: come si finisce nel vortice dei gruppi che in nome della libertà di culto ti tolgono quella personale.

Sette religiose e manipolazione mentale, un mondo poco esplorato

C’è un tema in Italia, sempre caldo e per nulla banale, che difficilmente varca le soglie dell’informazione mainstream: quello delle sette religiose. Ne sentiamo parlare di rado, in casi eccezionali. I media se ne interessarono abbondantemente sul finire degli Anni 90, con il caso delle Bestie di Satana. All’epoca accadde, probabilmente, perché quell’evento incrociava molti dei criteri che rendono un fatto altamente notiziabile: c’era il sesso, il sangue, la morte, c’erano i riti, le messe nere, i sacrifici umani, i suicidi, i dettagli morbosi. Il tutto, in più, avveniva nella tranquilla provincia di Varese per mano di un gruppo di giovani devoti a Satana. L’interesse sfumò, fino a scomparire, nel giro di qualche tempo, quando la novità smise naturalmente di appassionare il pubblico, ormai assuefatto all’orrore. Eppure le sette religiose, anche, ma non solo, legate a Satana, esistono ancora. Non hanno i tratti espliciti e orrorifici letti sopra, e forse anche per questo fanno poco (o per nulla) notizia.

Fenomeni associativi spesso clandestini

Offrire dati esatti sulle dimensioni del fenomeno in Italia è pressoché impossibile: l’ultimo rapporto ufficiale del ministero dell’Interno risale al febbraio del 1998, e già lì si sottolineava la difficoltà di ottenere cifre precise, dovuta «all’eterogeneità delle fonti da cui è possibile attingere informazioni, rappresentate dai movimenti stessi, dai loro fuoriusciti, dai mezzi di comunicazione di massa e dagli studiosi della materia». Inoltre, oggi come allora, «indagini e ricerche, non possono dar conto dei fenomeni associativi “clandestini” o comunque privi di visibilità all’esterno della ristretta cerchia degli affiliati, che si riuniscono solo in private abitazioni, astenendosi da ogni forma di pubblicità e proselitismo». Si possono dunque fare soltanto delle stime: secondo un recente rapporto del Codacons (2022), i cittadini italiani coinvolti sarebbero circa 2 milioni e il 35 per cento degli adepti avrebbe meno di 30 anni.

Situazione italiana paragonabile alla Francia

Per comprendere meglio il fenomeno, abbiamo interpellato il dottor Luigi Corvaglia, psicoterapeuta esperto in meccanismi settari e manipolazione mentale e, tra l’altro, presidente del Centro studi abusi psicologici (Cesap) oltre che componente del comitato scientifico e del Consiglio direttivo della Fecris (Federazione europea dei centri di ricerca e di informazione sul settarismo). Rispetto ai dati, Corvaglia ci ha confermato e ulteriormente chiarito quanto detto sopra: in Italia non esistono cifre ufficiali, anche perché «la valutazione dipende dai criteri di inclusione. Per esempio, abbiamo cifre enormi fornite da una associazione cattolica, ma lì sono considerate sette quasi tutte le organizzazioni non cattoliche». La situazione italiana – ci spiega – è in linea con il quadro generale europeo, paragonabile alla Francia, che ha le statistiche più precise perché ha un ente governativo, la Miviludes, che si occupa di questo: «Parliamo di almeno 500 gruppi organizzati, senza contare i microgruppi».

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Una setta religiosa. (Getty)

Il canto delle sirene: come si viene catturati in modo subdolo

Centinaia di gruppi, quindi, e milioni di persone coinvolte, attirate nella trappola in modo subdolo, lento. Il proselitismo infatti non avviene mai presentando il credo tutto insieme, d’emblée: se venisse presentata direttamente la teoria finale – afferma Corvaglia – molti non accetterebbero di andare neanche al primo incontro. Una volta “catturati”, i più convinti restano e proseguono, mentre chi presenta dei dubbi si autoesclude. Questo «crea evidentemente un’omogeneità nel gruppo, utilissima alla setta, perché, come ci insegna la psicologia sociale, tendiamo a conformarci». Alcuni gruppi, come Scientology o la Chiesa dell’unificazione del reverendo Moon, fermano la gente per strada e la invitano a eventi o cene. Nel caso di Scientology vengono proposti test di personalità il cui risultato puntualmente evidenzia, stranamente, qualche problema. Problema per il quale, ovviamente, il gruppo propone una soluzione, invitando i più interessati a incontri per migliorare se stessi, «in un processo di avvicinamento lentissimo al cuore del credo, al quale si arriva quasi senza accorgersene».

Instillato nell’adepto un senso di colpa e di vergogna

Sarebbe un errore pensare che nella rete cadano soltanto le persone più ingenue o più stupide perché, in realtà, «le sette hanno bisogno di persone capaci ed efficienti». Secondo lo psichiatra Robert Lifton – continua l’esperto – ci sono delle persone più portate di altre a “sfuggire la libertà”, come quelle che hanno avuto un attaccamento molto insicuro, disorganizzato, oppure al contrario che hanno avuto dei primi anni di estrema rigidità educativa. Questi profili sono probabilmente più inclini, ma di fatto nessuno è impermeabile. Tutti, infatti, siamo stati bambini, sperimentando «una forma di dipendenza assoluta dai nostri genitori, che abbiamo caricato di una sorta di onnipotenza». In alcuni momenti può accadere di ricercare quella protezione anche in età adulta, di aver bisogno di qualcuno che ci sostenga e rassicuri: «Il fatto che molti leader, come il reverendo Moon, si presentino come padri o madri dei loro culti, probabilmente ha a che fare con questo». Una volta entrati nel tunnel, lasciarsi accompagnare nel buio è quasi inevitabile: si viene sottoposti a un rigido sistema di controllo, il quale, attraverso spie e prescrizioni, «instilla nell’adepto un senso di colpa e di vergogna che, a sua volta, lo porta a creare nella sua mente una netta separazione tra il culto e il mondo esterno». Il primo segno infatti è il distacco, soprattutto in ambito familiare e amicale.

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Manipolazione e sette religiose. (Getty)

I costi di uscita sono alti: è difficile “svegliarsi”

Ma se entrare è semplice, venirne fuori non lo è affatto: i costi di uscita sono elevatissimi. «Lasciar crollare il castello significa abbandonare un mondo che, nel tempo, è diventato il tuo unico mondo, una realtà chiusa, in cui l’esterno ti è stato presentato come sporco, peccaminoso e pericoloso», in più «le uniche persone che conosci sono in quella cerchia ristretta, e hai investito tempo, denaro, ed energie». Uscirne si può ma solo se i dubbi arrivano a un livello tale da far crollare rovinosamente (e traumaticamente) tutto. Come accaduto a Toni Occhiello, regista cinematografico ed ex adepto della Soka Gakkai. Aveva difficoltà di deambulazione per un problema alla gamba e gli fu messo in testa che recitando il mantra l’arto sarebbe tornato a posto. «Mi ha raccontato», ci riferisce Corvaglia, «che gli fu detto “Il Buddha ti donerà una nuova gamba” e che davanti all’evidenza della truffa (la gamba restava sempre uguale) la loro risposta fu che probabilmente non praticava bene, non faceva abbastanza proselitismo né adeguate donazioni in denaro». Lui si è “svegliato” quando una sua amica, anche lei appartenente al gruppo, sofferente e aggrappata a una “cura” evidentemente fallace, si è suicidata. Occhiello ha fondato l’Associazione italiana vittime sette (Aivs).

Le donazioni di denaro: contribuzioni mensili di un certo livello

Quello delle donazioni in denaro è un tema centrale: la principale fonte di finanziamento di questi gruppi, infatti, sono i soldi degli adepti, ottenuti in forma di donazione/raccolta fondi o anche, nel caso per esempio di Scientology, attraverso la vendita di servizi, come conferenze, libri, audiolibri, film, “auditing professionale”, per i quali vengono richieste delle contribuzioni. La spesa complessiva dell’adepto varia di caso in caso, a seconda del tipo di percorso: da quello standard a quelli più avanzati, in base alle “necessità”. C’è poi l’International Association of Scientologists: si può diventare sostenitori mensili e ottenere una tessera colorata in base alla somma offerta: blu (10-250 dollari), oro (261-500 dollari), platino (501-4.999 dollari), nero (5000 dollari e più). Altro dato da non trascurare: la chiesa fondata da L. Ron Hubbard ha ottenuto, nel 1993, l’esenzione fiscale negli Stati Uniti come “ente di culto” dalla Internal Revenue Service (Irs, l’Agenzia delle entrate americana), concessione che, secondo il documentario Going Clear Going Clear – Scientology e la prigione della fede diretto da Alex Gibney, arrivò dopo una lunga campagna contro l’Irs (accusa contestata da Scientology). Un altro caso di rilievo è quello italiano della Soka Gakkai – gruppo giapponese buddista riconosciuto dallo Stato, ma non dall’Unione buddisti italiani – che, proprio grazie al riconoscimento statale, accede all’8 per mille.

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Sette. (Getty)

Leader carismatici e a volte vittime del loro stesso delirio

La caratteristica, comune a tutti i culti, che permette di esercitare un così efficace condizionamento nei seguaci, è quella di una leadership «caricata di sacralità». La promessa è quella di «portare in un altrove migliore». I leader sono carismatici, capaci di sedurre, convincere, influenzare. Ma – spiega l’esperto – non sono tutti uguali e non agiscono tutti allo stesso modo. Ci sono i narcisisti patologici, maligni e psicopatici, che «non credono in ciò che propongono», ma godono nell’acquisire ed esercitare potere. Ma ci sono anche personaggi «vittime del loro stesso delirio», come nel caso di Heaven’s Gate, un famoso culto ufologico degli Anni 90, i cui adepti aspettavano l’arrivo di un’astronave che li avrebbe portati in un’altra dimensione: «I dati ci portano a credere che il leader, Marshall Applewhite, ci credesse davvero».

Il suicidio di massa del marzo 1997: 39 morti per veleno

E infatti anche lui, insieme agli adepti, prese parte al suicidio di massa del marzo 1997: 39 membri si uccisero bevendo veleno per lasciare il loro corpo materiale e passare quindi in forma spirituale su questa astronave. Ci sono infine delle situazioni intermedie, «come quella di Jim Jones, noto guru del massacro della Guyana, predicatore protestante che a un certo punto si rese conto di avere un potere straordinario sulla folla: la scoperta di questa “abilità” di controllo degli altri, man mano, lo ha trasformato in un invasato, facendogli perdere il senso della realtà». Jones riuscì a indurre più di 900 persone (tra cui anche anziani e bambini) appartenenti al suo culto, a uccidersi bevendo un cocktail contenente cianuro «per difendersi dall’invasione del male». Era il 18 novembre 1978. Lui lo stesso giorno venne trovato morto, nella distesa di cadaveri, con un colpo di pistola alla testa.

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Adepti di una setta. (Getty)

Le derive in ambito cattolico: gli abusi dei sacerdoti

Quelli citati sono casi eclatanti, ma non bisogna cadere nell’errore di pensare che tutti i gruppi presentino caratteristiche così visibili o personalità così “esplicite”. Si rischierebbe di sottovalutare situazioni non così appariscenti ma, comunque, non sempre sicure. Anche nella Chiesa cattolica e nelle religioni maggioritarie, infatti, possono avere luogo delle derive settarie: «Ci sono molti fuoriusciti di gruppi ecclesiali cattolici che stanno mettendo in luce abusi di diverso tipo avvenuti al loro interno». Ci sono ombre «perfino sul movimento dei Focolari, oggetto di un libro inchiesta di Ferruccio Pinotti, La setta divina». Altro esempio è quello dei Legionari di Cristo: sono stati infatti accertati «numerosi casi di abuso su minori da parte del fondatore e altri sacerdoti». Per molto tempo, i Legionari «sono stati difesi da coloro che vengono definiti gli apologeti dei culti, un gruppo di studiosi che in modo pregiudiziale difende qualunque gruppo, cattolico o non cattolico, dalle accuse di essere abusante, in nome della libertà di culto».

La Cei ha avviato una commissione di inchiesta interna

La risposta della Chiesa alle derive avvenute in ambito cattolico è forse stata, in Italia, poco incisiva: la Cei ha avviato una commissione di inchiesta interna, relativa agli ultimi anni, ma secondo Rete d’abuso, associazione di sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, i casi a partire dagli Anni 70 sono migliaia: «La commissione», sostiene Corvaglia, «dovrebbe essere esterna e soprattutto non fermarsi a osservare soltanto quanto avvenuto in tempi recenti». Diversamente, in Francia è stata avviata una commissione esterna alla quale hanno partecipato studiosi e sociologi.

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Sette religiose. (Getty)

Gli apologeti: la difesa in nome della libertà di culto

Gli apologeti dei culti intervengono con i loro scritti «ogniqualvolta la magistratura, polizia e giornali mettono gli occhi su un gruppo, per difenderlo, appunto, in nome della libertà di culto». Molti di essi sono cattolici e «appare abbastanza paradossale che si impegnino così tanto nella difesa di gruppi che si presume un cattolico debba vedere quantomeno con una certa diffidenza: addirittura gruppi satanisti, o scuole di sesso tantrico». Secondo Corvaglia è probabile lo facciano perché se si desse per scontata l’esistenza della manipolazione in alcuni gruppi religiosi, alla fine si rischierebbe che venga attribuita anche a culti «per così dire mainstream, delle chiese maggioritarie. Il sospetto di alcuni è però che ci sia anche dell’altro…». In Italia, in particolare, ha sede una Ong, l’European Federation for Freedom of Belief, molto attiva in questo senso: «Tra i fondatori ci sono uno dei massimi esponenti di Scientology in Italia, una insegnante di religione cattolica nei licei, un esponente del partito dei Radicali italiani, alcuni esponenti del gruppo piemontese Damanhur, e di Mysa Yoga, organizzazione di Gregorian Bivolaru, guru del sesso rumeno ricercato dall’Interpol che ha scontato una piccola pena in Svezia e poi è sparito».

Dinamica manipolativa: in Italia cancellata la legge sul plagio

Quello della libertà di culto è, evidentemente, un tema spinoso, essendo l’Italia un Paese democratico, ma questa – sottolinea lo psicologo – «non può prescindere dalla libertà dell’individuo, che in una dinamica manipolativa viene messa pericolosamente a rischio». Spesso gli apologeti invocano questa libertà in modo strumentale, dando dell’illiberale a chi critica certi gruppi e le loro dinamiche. Questo attacco è particolarmente efficace in Italia rispetto ad altri Paesi perché qui in passato c’era una legge sul plagio, poi cancellata dalla Corte costituzionale (1981): «Gli apologeti dei culti, a sostegno delle loro tesi, accusano coloro che chiedono delle leggi speciali sulla manipolazione di auspicare la reintroduzione di una legge che la Corte costituzionale ha già cancellato». Il motivo per cui fu cancellata è che, pur considerando l’esistenza del plagio, non esistevano e non esistono dei criteri oggettivi per distinguerlo da una normale, autonoma, opera di convincimento: «Considerato che la Costituzione prevede che tutti i reati debbano essere chiaramente identificabili, quella norma non era valida. In realtà in base ai medesimi criteri non sarebbe valida neanche, per esempio, la legge sullo stalking, che però per diversi motivi, giustamente, non si può toccare».

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Il fenomeno poco esplorato delle sette religiose. (Getty)

In tribunale ci si appella alla violenza privata o all’induzione in schiavitù

In mancanza di norme precise, in tribunale l’avvocato deve appellarsi a situazioni già previste dal codice, come la violenza privata, l’induzione in schiavitù, lo sfruttamento del lavoro eccetera. Sul punto, Corvaglia annuncia la pubblicazione a breve di un quaderno sugli abusi ecclesiali. L’associazione Prometeo, costituita da ex adepti, chiede alle gerarchie vaticane e allo Stato di creare delle commissioni ad hoc affinché tutto quello che viene considerato reato all’esterno dei gruppi ecclesiali venga considerato tale anche all’interno. Come il lavoro non retribuito, o la pretesa di “offerte” in denaro senza ricevuta. A livello europeo, esistono delle raccomandazioni: «Il governo di Bruxelles ha invitato tutti i Paesi a valutare ogni situazione soprattutto in merito alla questione dei minori che nascono e crescono i contesti abusanti, ma l’Italia», conclude Corvaglia, «non ha mai risposto».

In nome della libertà agiscono indisturbati gruppi distruttivi

Tante sono le domande, ma a una, forse la più importante, è difficile dare una risposta che non rasenti il paradossale: è possibile giustificare o addirittura favorire l’agire indisturbato di gruppi democraticamente liberi e spesso ferocemente distruttivi, in grado – attraverso manipolazioni, violenze psicologiche, abusi di ogni tipo – di consumare la vita di persone in buona fede, attirandole, ingabbiandole – privandole quindi della loro libertà – in nome della libertà stessa? Sembrerebbe di sì. Ma qualcosa non torna.