Un passato da musicista, un altro da rettore del conservatorio di San Pietroburgo. Sergei Roldugin, 71 anni, è stato il violoncellista principale dell’orchestra del Teatro dell’opera di Kirov e nominato Artista del popolo della Russia. Ma soprattutto, con la moglie Ira, nel 1985 il padrino di Maria, primogenita del presidente Russo Vladimir Putin, a cui lo lega un solito e duraturo rapporto d’amicizia. I due si erano conosciuti dieci anni prima, ai tempi della scuola d’addestramento per il Kgb, frequentata dal fratello di Roldugin, Yevgeny, morto nel 2020 in Lettonia a causa del Covid. Da allora non si sono più separati: uscite notturne, partite di calcio «era tenace come un bulldog», raccontò Roldugin parlando di un giovane Putin. Al punto che, riporta il Guardian, è stato lui a presentare al Presidente, di cui sarebbe il «migliore amico», la futura moglie Lyudmila, conosciuta durante una gita in macchina. Non sorprende dunque che Sergei sia considerato parte integrante della cerchia più stretta del leader del Cremlino. Un insieme, sostiene l’Unione europea, che include 26 persone tra uomini d’affari, funzionari, militari verso cui sono state indirizzate pesanti sanzioni di carattere economico dopo l’invasione dell’Ucraina. Nell’elenco, infatti, compaiono personalità attive nel settore petrolifero, bancario e finanziario, ma più in generale una serie di figure comunque ritenute vicine al presidente.

Chi è Sergei Roldugin, musicista e migliore amico di Putin nella lista nera Ue
Originario di Sachalin, piccola isola del Pacifico, dove era di stanza il padre militare, Roldugin è nato nel 1951 e per Bruxelles possiede «almeno cinque attività offshore in paradisi finanziari e conserva una parte cospicua dei suoi beni nella Banca Rossiya», anch’essa nel mirino dell’Unione e definita il «portafoglio di Putin». Già coinvolto nello scandalo Panama Papers, sarebbe stata la figura attraverso cui il presidente aveva trasferito circa due miliardi da Mosca alle Isole Vergini Britanniche, passando per Cipro. Risorse con cui sarebbe stata finanziata, tra gli altri, la campagna web per sostenere la candidatura di Trump alle elezioni americane del 2016. Ma non finisce qui, perché il nome di Roldugin è comparso pure nel Troika Laundromat, un sistema composto da circa 70 società fittizie create con il solo scopo di trasferire miliardi di dollari dagli Urali verso Ovest. Il suo ruolo nella vicenda gli sarebbe valso un compenso di 69 milioni di dollari. Cifre enormi, che mal si conciliano con la dichiarazione rilasciata in passato al New York Times: «Ho un’auto, un appartamento e una dacia. Non sono certo milionario». Sarà, ma a testimoniare il contrario c’è, come se non bastasse, anche la partecipazione in Video international, la più redditizia agenzia di pubblicità russa.

Gli altri uomini vicini a Putin sanzionati dall’Unione europea
Ma la lista, come detto è lunga. Include Igor Sechin, 61 anni, amministratore delegato di Rosneft, la compagnia petrolifera statale e uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio greggio. Come Nikolay Tokarev altro 71 enne, compagno nel Kgb del presidente russo e ad di Transneft, una delle principali compagnie petrolifere e del gas russe. «È uno degli oligarchi di stato che hanno assunto il controllo di grandi beni statali negli anni 2000 quando il presidente Putin ha consolidato il potere e che operano in stretta collaborazione con lo stato russo». E ancora, Alisher Usmanov, 68 anni, un uomo d’affari che opera nei settori del minerale di ferro e dell’acciaio, dei media e di Internet e che secondo l’Ue «è uno degli oligarchi preferiti di Vladimir Putin». Ma sostiene Dagospia, avrebbe pensato nell’ultime ore di acquistare una pagina di un giornale russo per invocare la pace. Mossa indigesta al presidente. Un po’ come la storia Instagram della figlia di Dmitri Peskov, 54enne portavoce di Putin, prontamente sparita dal web. Segni impercettibili di un fronte forse un po’ meno saldo.