Dal Piemonte al Lazio, dall’Emilia-Romagna alla Campania. La segreteria del Partito democratico, al vaglio di Elly Schlein, presenterà delle novità nella sua squadra. Secondo qualche rumors addirittura «imprevedibili», pur cercando di tenere fede alla promessa di unità fatta a Stefano Bonaccini. Intanto è possibile ricostruire una mappatura di possibili new entry nell’organismo che detterà la linea al Pd, dirigenti o ex parlamentari che finora nemmeno avevano avuto la tessera del partito.
In pole Andrea Pacella, piemontese ed ex collaboratore di Zingaretti
Al netto di Marco Furfaro e Marco Sarracino, ormai volti noti della fase Schlein, ci sono altri profili pronti a essere messi in rampa di lancio. In particolare circola con insistenza l’ipotesi di Andrea Pacella, piemontese ma con solido radicamento a Roma. La formazione è quella di sinistra-sinistra, come racconta sul blog personale Pacella ha iniziato «a fare politica nel movimento new global e in quello di contestazione alla Moratti», intesa come riforma. Dopo aver scalato le gerarchie a sinistra nella sua Vercelli, ha iniziato a farsi spazio nel panorama nazionale: nel 2012 è stato nominato responsabile nazionale per i rapporti con i giovani amministratori del Pd durante la gestione di Pier Luigi Bersani. Nel tempo ha coltivato rapporti con la sinistra dem, in particolare con Nicola Zingaretti, che lo ha portato con sé come collaboratore della Regione Lazio. Pacella è stato inoltre consigliere dell’allora ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli. E mentre occupava quel ruolo è stato al centro di un piccolo caso: ha organizzato un pranzo, nel suo appartamento a Roma, con alcuni colleghi e amici in pieno lockdown durante la prima ondata di Covid. Dopo una denuncia dei vicini, tutti i presenti sono stati multati per la violazione dei decreti ministeriali. Peraltro tra i commensali c’era anche Albino Ruberti, allora capo di gabinetto di Zingaretti, assurto poi alle cronache per un’altra cena. Fuori da un ristorante di Frosinone Ruberti venne ripreso durante una lite, con tanto di minacce, con l’ex eurodeputato Francesco De Angelis e il fratello Vladimiro. Esplose la polemica e fu costretto a dimettersi.

Marta Bonafoni e Rossella Muroni, il team femminile vicino a Schlein
Altro nome che circola con insistenza per la segreteria del Pd è quello della consigliera regionale del Lazio, Marta Bonafoni. L’ingresso nell’organismo dirigenziale sarebbe una novità significativa, dato che finora è sempre stata eletta da “esterna”, nelle liste civiche a sostegno del candidato di centrosinistra, Zingaretti prima e Alessio D’Amato poi, portando avanti le istanze femministe, ambientaliste e più marcatamente di sinistra. Giornalista, Bonafoni ha iniziato il terzo mandato alla Pisana, seppure per la prima volta all’opposizione. Nella scorsa estate puntava alle primarie per la scelta del candidato presidente in Regione, proprio come alternativa al Pd. Alla fine è andata diversamente, con la candidatura calata dall’alto. E comunque lei ha dimostrato di avere un ottimo radicamento che le ha consentito di conquistarsi la rielezione. Sempre dalla stessa area di Bonafoni, con un profilo ancora più ambientalista, proviene Rossella Muroni, deputata eletta con Leu nella scorsa legislatura ed ex presidente di Legambiente. Alle ultime Politiche ha accettato la candidatura in un collegio uninominale “impossibile”, da indipendente di centrosinistra non avendo trovato una forza politica di riferimento. Il legame politico e di stima reciproca con Schlein è di lungo corso, essendo una del team femminile che puntava a rinnovare la classe dirigente a sinistra. Anche per lei sarebbe il primo approdo al Pd, portando le battaglie green come priorità di Largo del Nazareno.

Davide Baruffi in quota Bonaccini
In quota Bonaccini, invece, è indicato Davide Baruffi, deputato dem dal 2013 al 2018, e attualmente braccio destro del presidente della Regione Emilia-Romagna. Ma la sua carriera è iniziata ben prima, nel 1999, quando è stato eletto sindaco di Soliera, comune di 15 mila abitanti nel Modenese. Dopo due mandati, nel 2009, ha conquistato il seggio alla Provincia di Modena e quindi c’è stato il salto a Montecitorio, seppure per un solo giro. Dal 2018 è tornato in Emilia, trovando in Bonaccini un punto di riferimento politico e diventando, dal 2020, il sottosegretario del presidente della Regione.

In lizza anche Scotto, D’Attorre e Gaspare Righi, braccio destro della segretaria
Dalla Campania proviene invece un’altra possibile new entry nel Pd: Arturo Scotto, vicinissimo all’ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Tuttavia, il deputato napoletano finora non ha mai militato finora nel Partito democratico che ha criticato fin dalla sua fondazione: nei Ds era un componente della corrente che non voleva lo scioglimento dei Democratici di sinistra. Infatti, successivamente ha seguito Nichi Vendola nell’esperienza di Sel, di cui per un periodo ambiva a diventare il leader, sfidando Nicola Fratoianni. Alla fine preferì non portare avanti la battaglia congressuale e annunciò di non aderire a Sinistra italiana, evoluzione del progetto vendoliano. Da allora Scotto è diventato uno degli uomini più fidati di Speranza, occupando il ruolo di coordinatore di Articolo Uno. E in quota al partito degli ex scissionisti potrebbe trovare spazio nella segreteria. L’alternativa è Alfredo D’Attorre, un tempo emanazione del pensiero bersaniano, e primo della Ditta a lasciare il Pd, anche quando Bersani stesso era ancora all’interno. Il volto meno noto, sebbene il suo nome stia circolando molto nelle ultime settimane, è quello di Gaspare Righi, candidato a essere il coordinatore della segreteria: da uomo-macchina di Schlein, a cui è stato vicino fin dagli esordi in politica, è la figura di cui la leader si fida maggiormente insieme con il portavoce Flavio Alivernini. Anche perché chi lo conosce racconta che non ha smanie di protagonismo.