In tutta Italia, in 156 scuole sono state attivate le carriere alias. Si tratta di un patto di riservatezza tra istituto, studente e famiglia, in caso di alunni minorenni, grazie al quale nel registro elettronico viene inserito il nome scelto dalla persona transgender, al posto di quello anagrafico. Mentre il numero degli istituti potrebbe crescere nei prossimi mesi, contro 150 di quelle in cui già è stata avviata la carriera alias si scaglia il movimento conservatore Pro Vita & Famiglia Onlus. Gli attivisti, da sempre contro aborto, unioni omosessuali e transizione di genere, hanno redatto una carta dei principi.

Il portavoce: «150 diffide alle scuole per chiedere l’annullamento»
A spiegare cosa sta accadendo è stato il portavoce del movimento, Jacopo Coghe: «Abbiamo lanciato la più vasta campagna legale contro l’ideologia gender in Italia, notificando circa 150 diffide ad altrettante scuole che hanno approvato la cosiddetta carriera alias per alunni transgender su pressione del movimento Lgbtqia+, intimandone l’immediato annullamento. Chiediamo l’intervento urgente e risolutore del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per mettere fine una volta per tutte al proliferare incontrollato di questo ideologico abuso giuridico».
Nessuna linea guida sulle carriere alias
Il problema cruciale è che sulle carriere alias non esistono, ad oggi, linee guida. Sono diffuse da anni, su richiesta degli studenti, che tentano anche in questo modo di ricevere un giusto riconoscimento alla propria identità. Il ministero, però, non ha mai stilato un protocollo o delle linee da seguire rivolte alle scuole, che agiscono in maniera autonoma, a seconda della propria sensibilità. Ci sono state organizzazione come Agedo e Genderlens che hanno provato a uniformare i protocolli dei singoli istituti, ma non hanno valore ufficiale. Tra i temi centrali non c’è soltanto il registro elettronico o la questione legata ai documenti, ma anche diritti come quello di poter usare bagni, spogliatoi e divise in base al genere. Le scuole sono 78 al Centro Italia, 43 al Nord e 35 al Sud.

Coghe: «Procedura dannosa»
Per Coghe e i Pro Vita le carriere alias sono da annullare: «Nelle diffide che abbiamo inviato sono esposte le ragioni per cui assegnare un nome diverso a uno studente in base a una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere, non solo è una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale. A pochi giorni dall’invio delle prime diffide abbiamo già ricevuto risposte positive da parte di scuole che hanno immediatamente annullato la carriera alias o fissato Consigli d’istituto per provvedere quanto prima».