La Dad è tratta
La didattica a distanza è stata fondamentale durante la pandemia. Guai però a considerarla solo un mezzo per risparmiare. Parola di Matteo Saudino, docente e filosofo youtuber.
La scuola è chiusa, ma la campanella settembrina già si avverte all’orizzonte. La paura, in questo caso della Dad, fa 90. Tant’è che si sprecano le rassicurazioni del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi: «Stiamo lavorando per aprire la scuola in presenza senza se e senza ma». Non solo, ma nel dl Sostegni bis sono stati stanziati ulteriori 400 milioni per il cosiddetto “organico Covid”, oltre alle risorse necessarie per garantire gli interventi edilizi e la sicurezza nelle aule.
Ma davvero dell’esperienza della Dad non si salva niente? Che sia stato «uno strumento indispensabile per affrontare la pandemia» lo conferma a Tag43 Matteo Saudino, professore di filosofia al liceo Giordano Bruno di Torino e youtuber. L’inventore del canale Barbasophia pone subito l’accento su tutti i limiti che le lezioni da remoto hanno mostrato e che si possono riassumere in una «mancata, autentica socialità»: «La Dad tende a diventare uno strumento passivizzante. Anche se un po’ tutta la scuola italiana lo è, perché prevalentemente costruita intorno alla didattica frontale e poco su quella orizzontale». Saudino smorza i toni trionfalistici di certi analisti, dice, «che hanno esultato di fronte ai passi avanti della tecnologia che il mondo scolastico aspettava, ma parliamo di strumenti che sono solo un mezzo», mette in guardia. Fermo restando che i social e le piattaforme digitali possono rappresentare «un arricchimento della proposta formativa».
Il digitale è una risorsa ma deve essere governato
L’autodidattica e l’autoapprendimento, del resto, «sono molto fertili perché partono dalla volontà di migliorare, apprendere, conoscere», come Saudino ha potuto sperimentare attraverso il suo canale youtube. A patto però che siano ‘governati’: «Il digitale è una risorsa, ma va accompagnato da insegnanti, da formatori». Nella pagella del professore, tuttavia, pesano molto anche gli effetti della scuola a casa sui giovani in termini di esclusione e isolamento, soprattutto nelle famiglie meno abbienti. D’altronde 600 mila studenti che non hanno avuto la possibilità di seguire lezioni online solo tra aprile e giugno 2020, come rileva l’Istat, è un numero su cui riflettere. E il filosofo, senza giri di parole, va dritto al punto: «La Dad non ha aumentato l’inclusione, anzi». Al resto poi ci ha pensato la pandemia che ha generato «processi di isolamento, di rinuncia e di marginalizzazione dei più deboli». In sintesi, «questa emergenza ha mostrato il volto anonimo della nostra società. E così i ragazzi si sono sentiti dei numeri. Hanno perso fiducia in loro stessi e nelle istituzioni. Anche nella scuola».
Il rischio è che la Dad sia usata per risparmiare
Chissà che dopo questa esperienza non si riesca a uscire dalla caverna di Platone e se la scuola farà tesoro della dura lezione del Covid. Il professore è scettico: «Sarebbe importante che le cose cambiassero profondamente, mettendo mano all’edilizia scolastica, alla riduzione del numero di alunni per classe – massimo 20 – e alla stessa didattica per renderla più circolare e dialogata», spiega mostrando però uno certo scetticismo. Saudino vede più che altro «i governi orientati a investire nella digitalizzazione e nell’informatizzazione. Il rischio, però, è che ci si rifugi nella tecnologia e che la Dad venga usata per ridurre le spese e non per rafforzare i processi di apprendimento».
Perché ora più che mai abbiamo bisogno di filosofia
Eppure Saudino ha trovato nella Rete un buon mezzo di divulgazione con Barbasophia, segno che qualcosa di buono nel web può essere coltivato. Il canale è «una cassetta degli attrezzi a disposizione delle persone per provare a capire un po’ meglio il mondo in cui viviamo», spiega. Intanto, il prossimo 16 luglio la sua lectio magistralis la terrà dal vivo. Sarà infatti uno dei “Maestri fuori classe” al Festival Attraversamenti di Vasto in cui parlerà della (ri)costruzione del io. Una ricostruzione in cui la filosofia giocherà un ruolo centrale. La ragione è presto detta: «Perché essa è domanda e noi in questo momento abbiamo bisogno di porci delle domande. Ed è anti-nichilista per definizione, in un’epoca divorata dal nichilismo. Insomma, è come un’ortica che punge e pungendo ti risveglia. Il suo compito è riportarci alla missione socratica del ‘conosci te stesso’». Socrate può darci una mano, ma per Saudino anche Spinoza in realtà è d’aiuto. «Chi meglio del pensatore olandese può aiutarci nella comprensione della pandemia e in generale di questi anni? Ci ha ricordato che l’universo è il tutto e nel tutto ci siamo anche noi, che dobbiamo imparare a vivere nella natura e a non considerarci delle divinità rispetto a essa». D’altro canto, «il Covid, ahimè, è qualcosa di naturale, come la vita e la morte. Ecco perché dobbiamo adottare una dimensione olistica. Se pensiamo che l’uomo sia il dominus rischiamo di produrre una lacerazione che non ci permetterà mai di vivere in armonia», tra noi e con l’ambiente. Saudino docet.