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Scrittori contro il muro

Intervistati dal Paìs, gli intellettuali dell’Est Europa hanno commentato la crisi al confine tra Polonia e Bielorussia. Dalla regia di Putin ai limiti del governo di Varsavia passando per l’emergenza umanitaria: la situazione attuale e gli scenari futuri.

22 Novembre 2021 17:5422 Novembre 2021 17:58 Camilla Curcio
L'opinione di un gruppo di scrittori e scrittrici dell'Est sulla tragedia al confine tra Polonia e Bielorussia

La tragica situazione al confine tra Polonia e Bielorussia. L’ipotesi della costruzione di muri per arginare i flussi migratori e stoppare quanti premono alla periferia più estrema dell’Ue. Per molti scrittori e intellettuali dell’Est, intervistati da El Paìs, sembra di rivivere i tempi della cortina di ferro, con il cuore dell’Europa spaccato a metà.

Ana Blandiana e il problema delle due anime dell’Europa

Per la poetessa rumena Ana Blandiana, i contrasti di oggi traggono origine dalle diverse vicende storiche che hanno caratterizzato le due anime del europeo. «Dopo quasi mezzo secolo di storia sotto dittature comuniste e libertà assuefatte alle regole del consumo, le mentalità delle due Europe continuano a essere molto distanti tra loro», ha spiegato, «Dovrebbero imparare a conoscersi meglio e accettarsi anche nelle differenze. Serve tempo, serve empatia per creare un’entità unita». Sulla crisi migratoria, non ha dubbi: buona parte della responsabilità è della Russia. Secondo Blandiana, il Cremlino starebbe strumentalizzando il dolore per mettere a repentaglio la stabilità di Bruxelles. «Non è altro che un cinico attacco all’Europa e colpisce sia i migranti disperati che i polacchi. Si tratta di una delle tante strategie della politica russa, specializzata nel violare le norme e prendersi gioco dei diritti umani».

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Dorota Maslowska: «Il governo polacco sta sbagliando»

Particolarmente sensibile sulla questione migranti è la giovane scrittrice polacca Dorota Maslowska. «Quest’estate, alcuni miei amici si sono imbattuti in un gruppo di persone affamate e ammalate che avevano trovato rifugio nel bosco. Hanno provato a dar loro una mano ma glielo hanno impedito», ha raccontato alla testata spagnola. «Quelle poche presenze si sono trasformate, nel giro di qualche mese, in migliaia di siriani, iracheni e curdi che, ingannati dalla Bielorussia, sono rimasti intrappolati tra due Paesi, a morire di freddo e di stenti. Il nostro governo, cinico e populista, che tanto si appella ai valori cristiani, sta sbagliando. Abbandona la povera gente, non consente ai volontari di aiutare chi soffre. Siamo tutti colpevoli, stiamo negando la sopravvivenza a degli innocenti».

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Monika Zgustova, il dramma sulla pelle

Monika Zgustova, romanziera ceca naturalizzata spagnola, è figlia di rifugiati e le sofferenze che ogni giorno vede  trasmesse in televisione, le sente sulla propria pelle. «Quando osservo uomini, donne e bambini in quelle condizioni, mi sento davvero molto male», ha ribadito. «In tutta sincerità, non sono ottimista, non mi faccio illusioni: credo che questa sorta di guerra ibrida si prolungherà per parecchio tempo e andrà a incancrenirsi. Spero solo che tutto questo spinga l’Europa a definire un piano migratorio serio: dare la mancia a Erdogan per tenere lontani i profughi dal confine è servito solo a far sì che un altro dittatore come Lukashenko, supportato da Putin, se ne approfittasse per le sue mire politiche».

La última entrevista en la Feria del Libro de Sharjah que ya se acaba. La periodista es de TV Sharjah.Muy agradecida a todos los que han hecho posible mi participación.Abrazos, amigas, amigos!

⁦@TheSIBF⁩ ⁦@SharjahBookAuth⁩ ⁦@sharjah2channel⁩ ⁦@SharjahTV⁩ pic.twitter.com/b1i6KtEFpt

— Monika Zgustova (@monikazgustova) November 14, 2021

Andrzej Staskiuk, sofferenza e impotenza

Il polacco Andrzej Stasiuk, che nel suo Taksim ha descritto il peregrinare di chi vive ai margini dell’Europa Orientale, ammette di essere in balìa di sentimenti contrastanti: la pena per i migranti, la rabbia nei confronti del governo polacco e l’impotenza. «Usare la gente comune per i propri scopi è una pratica diffusa nella politica europea e non c’è verso che sparisca», ha segnalato, «Credo che chi ci governa non abbia più idee costruttive, si accontenta pur di non rimanere sconfitto. La Polonia vive in bilico tra le due facce di una società che non accetta il compromesso. Chissà se il futuro del popolo europeo non sia legato a un conflitto destinato a stravolgere tutto».

"Świat pełen jest szczegółów, od których zaczynają się historie."
Dziś obchodzi swoje urodziny Andrzej Stasiuk
fot.Monika-Sznajderman pic.twitter.com/7yAHfzeoJY

— ~Renya (@UdRenKi) September 25, 2017

Sofi Oksanen, la tragedia del presente e il peso degli errori del passato

La tecnica di sfruttare i profughi per sfidare l’Occidente è stata adoperata, per la prima volta, nel 2015 dalla Russia nei confronti della Finlandia. Lo ricorda bene la scrittrice e drammaturga finlandese Sofi Oksanen: «Trascinarono rifugiati a malapena vestiti lungo la frontiera con la Lapponia e li lasciarono lì, a congelare in condizioni indegne», ha aggiunto, «L’Unione Europea non aiutò la Finlandia e fu un grosso errore. Tutto quel piano non era altro che un test russo per mettere alla prova le reazioni della gente, dei politici, della stessa Europa. Se si fossero comportati diversamente, non ci troveremmo a questo punto. Con Lukashenko e Putin che fanno di tutto pur di dimostrare al mondo che la democrazia non è meglio dei loro sistemi».

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László Földenyi, la prospettiva di un futuro fatto di conflitti

Il pensatore ungherese László Földenyi, esperto di totalitarismi, non vede un futuro roseo per quanto sta succedendo in Bielorussia o Grecia. «Tutto questo fa paura. Bisogna essere realisti: quel che attende l’Europa nei prossimi anni non sarà una passeggiata. Temo che, se i vertici non inizieranno a pensare con coscienza a una serie di misure sull’immigrazione, dovranno fare i conti con tensioni e catastrofi sociali irreparabili».

"Many of the essays, when they are not opening windows onto the vertigo of everyday experience, seek the causes for our cultural desensitization": Robert Minto on Dostoevsky Reads Hegel in Siberia and Bursts Into Tears by László Földényi @yalepress / https://t.co/afBRgSbdcj pic.twitter.com/C6Jj2S1nRa

— On The Seawall (@On_The_Seawall) April 14, 2020

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