In gran parte si tratta di allontanamenti volontari. Una piccolissima percentuale (lo 0,22 per cento) riguarda invece possibili vittime di reato o bambini sottratti da uno dei genitori. Fatto sta che in Italia sempre più persone spariscono nel nulla. Nel 2022 le denunce di scomparsa sono state 24.369, una media di 67 al giorno, il 26,4 per cento in più rispetto al 2021 (anno in cui avevano inciso il Covid e i lockdown). Ben 17.130 denunce di scomparsa riguarda minori (una media di 47 al giorno): il 75,90 per cento stranieri (una media di 36 al giorno) e il 24,10 per cento italiani (una media di 11 al giorno). Il dato però si capovolge in riferimento ai ritrovamenti, con una percentuale del 74,27 per cento per gli italiani, rispetto al 29,81 per cento degli stranieri.
Il ruolo dell’associazione Penelope
A offrire un supporto psicologico e legale alle famiglie che hanno perso un figlio, un genitore o un amico c’è l’associazione Penelope, nata nel 2002 da Gildo Claps, fratello di Elisa Claps, la 16enne scomparsa nel 1993 il cui corpo venne trovato nel 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, la stessa dove la ragazza era stata vista per l’ultima volta. «La nostra è una forma di volontariato», spiega a Tag43 Emanuela Zuccagnoli, segretaria di Penelope. «Con noi collaborano professionisti come avvocati, psicologi ma anche biologi forensi e criminologi». L’associazione non partecipa attivamente alle indagini, ma offre una forma di supporto alle famiglie. «La ricerca è compito delle forze dell’ordine. Noi chiediamo al massimo una foto di riconoscimento o informazioni sulla persona che si sta cercando», chiarisce la segretaria. «Veniamo molto spesso contattati dalle famiglie, spesso in passato lasciate sole dalle istituzioni. È questo uno dei motivi per cui è nata Penelope e il motivo per cui molti si rivolgono a noi, soprattutto quando non si hanno notizie di un proprio caro per molto tempo».

Le battaglie vinte (a metà)
I numeri sulle scomparse in Italia vengono pubblicati ogni febbraio dal Commissario straordinario del governo, figura chiesta a gran voce da Penelope fin dalla sua nascita e che è stata istituita nel 2012, ma i problemi restano. «Partiamo dal fatto che a oggi questa figura manca perché l’ex commissario Antonino Bella è andato in pensione a inizio anno», spiega Zuccagnoli. «Il fatto è che questi incarichi vengono affidati a professionisti a fine carriera che restano in carica un anno, massimo due. Così manca una progettualità. Noi chiediamo da anni ai ministri degli Interni che si sono susseguiti che la nomina duri almeno tre anni, ma non siamo stati ascoltati». Un’altra vittoria a metà per Penelope è stata la creazione di una banca dati del Dna per il riconoscimento dei corpi. A metà, perché non è ancora a pieno regime. «È un progetto partito nel 2012 con notevole ritardo e ancora oggi non funziona ancora come dovrebbe. A 10 anni dalla sua istituzione, ci sono ancora 990 corpi da identificare», continua Zuccagnoli. Di questi, la maggior parte in Lazio e in Lombardia, rispettivamente 256 e 136 cadaveri. Un’altra richiesta dell’associazione è la creazione di una task force di specialisti, sull’esempio di Ris e Ros, per le persone scomparse. «Non si può dire che non sia cambiato nulla nel mondo degli scomparsi», ammette con una punta di amarezza la segretaria. facendo un bilancio. «Però quando ci siamo riuniti l’anno scorso per festeggiare i 20 anni di Penelope, sono rimasta colpita dalle parole di Gildo Claps perché mi sono resa conto che molte delle battaglie che stiamo portando avanti sono le stesse di quando siamo nati».

Gli ostacoli all’adozione di un dispositivo Gps per i più fragili
Ogni scomparsa porta nelle famiglie colpite un bagaglio di disperazione e senso di impotenza. Un dramma che per chi non ne è toccato in prima persona è difficile anche solo da immaginare. Ecco perché è necessario dove possibile prevenire questo trauma garantendo per esempio la massima protezione ai più fragili come i malati di Alzheimer o le persone autistiche. Basterebbe poco: un dispositivo Gps. Ma anche in questo caso l’iter per permetterne l’uso è tutt’altro che lineare visto il muro innalzato dal Garante della privacy. Stando agli ultimi dati ufficiali diffusi dal Viminale, ben 1042 scomparsi soffrivano di possibili disturbi psicologici. Di questi 26 sono morti e di 156 non si hanno notizie. Se queste persone fossero state dotate del dispositivo forse le cose sarebbero andate diversamente per 182 famiglie.