Sciopero sceneggiatori di Hollywood: le ricadute sui lavoratori dello spettacolo

Fabrizio Grasso
03/05/2023

A Hollywood si teme un effetto domino per lo sciopero degli sceneggiatori. Cameraman, parrucchieri e ristoratori che lavorano per il cinema rischiano di perdere il posto, tuttavia sostengono la protesta. E l’onda potrebbe espandersi all’estero.

Sciopero sceneggiatori di Hollywood: le ricadute sui lavoratori dello spettacolo

Parrucchieri, cameraman, direttori della fotografia, ma anche ristoratori e servizi di catering. Lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood potrebbe mettere in moto un preoccupante effetto a catena sulle maestranze del settore. Lo stop alle produzioni infatti sta portando a continue disdette di attori e registi per sessioni di trucco e allestimenti dei set. Nonostante la paura, i lavoratori dello spettacolo non fanno mancare il loro sostegno alla protesta. «Siamo tutti schiacciati dal peso dello streaming», ha sostenuto un cameraman al Guardian. «Questa è anche la nostra lotta». Intanto dal Regno Unito si guarda agli States tanto che, in caso di successo, l’onda di sciopero potrebbe espandersi oltreoceano.

Prosegue lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood. A rischio tutti i lavoratori dello spettacolo, dai parrucchieri ai ristoratori.
Uno sceneggiatore in protesta davanti ai cartelloni di alcuni show (Getty)

Dai ristoratori ai direttori della fotografia, chi rischia per lo sciopero a Hollywood

Gli sceneggiatori di Hollywood hanno incrociato le braccia ieri 2 maggio, dopo il mancato accordo tra sindacati e studi di produzione su condizioni di lavoro e retribuzione. Da anni infatti gli addetti del settore chiedono un adeguamento dei compensi in base ai loro sforzi elevati per via di un costante aumento delle produzioni. Oltre a impattare su serie tv, film e talk show, lo sciopero rischia di colpire seriamente anche le altre maestranze. Parrucchieri, truccatori e servizi di catering hanno registrato numerose cancellazioni e disdette a seguito dello stop delle produzioni.Un fenomeno che, complice la diffusione dell’intelligenza artificiale e i continui licenziamenti degli studios, potrebbe aprire una vera e propria crisi. «Sono un po’ spaventata», ha sostenuto Paige Simmons, che a Los Angeles gestisce un servizio di catering per le troupe.

Prosegue lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood. A rischio tutti i lavoratori dello spettacolo, dai parrucchieri ai ristoratori.
Sceneggiatori in protesta davanti su Sunset Boulevard (Getty)

In tanti stanno già cercando impieghi alternativi. Il cameraman Cory Hunter intende aiutare la famiglia nell’edilizia, mentre l’hairstylist Darrius Peace sostituirà il suo lavoro sui set con più ore nel salone. Eppure, come molti altri colleghi ha espresso il suo sostegno per la protesta, tanto da scendere in piazza assieme agli sceneggiatori. «Alla lunga ne varrà la pena», ha detto. «Se gli sceneggiatori avranno successo, tutti potremo chiedere di più». Ne sono convinti anche Scott Leslie e Julie Ganis, rispettivamente allestitore di set e book editor freelance. La coppia vive a Los Angeles e senza una ripresa dei lavori a Hollywood teme di non poter sostenere le spese per il college del figlio. «Il nostro reddito non basta», hanno commentato, sostenendo però lo sciopero. «Il vero nemico sono le aziende che mettono i loro profitti davanti a tutto».

I timori per nuovi scioperi e le voci dal Regno Unito

Lo sciopero potrebbe protrarsi anche per diverse settimane. Intanto diversi sindacati hanno appoggiato la protesta. Fra questi ci sono lo Iatse, che rappresenta quasi 170 mila lavoratori dello spettacolo, e il Sag-Aftra per gli attori. Quest’ultimo è atteso fra due mesi da importanti colloqui con gli studios che si teme possano sfociare in altri scioperi. In ansia anche i doppiatori che, come già avvenuto in Italia, temono le ripercussioni dell’IA sul loro posto di lavoro. «Dobbiamo assicurarci che non ci sostituisca», ha sostenuto al Guardian Justin Shenkarow, fondatore di uno studio di animazione. «Dobbiamo sostenere chi è ora in prima linea». Intanto in tutto il mondo si guarda agli States. «Teniamo d’occhio la vicenda», ha affermato Eben Bolter, direttore della fotografia britannico per la serie The Last of Us. Un eventuale successo degli americani potrebbe portare il settore ad avanzare simili richieste.