Giornata nera per il palinsesto di La7 quella di ieri, martedì 17 gennaio. A causa di uno sciopero degli operatori tecnici, del personale e delle maestranze, non sono andati in onda tutti i programmi in diretta – telegiornali compresi. Alla base dell’astensione dal lavoro una protesta per chiedere all’azienda «l’introduzione di modalità lavorative in linea con i tempi che tengano conto della relazione tra lavoro e vita privata, i dovuti riconoscimenti professionali e la gestione di un clima aziendale positivo, fondamentale alla crescita dell’azienda stessa».
Sciopero a La7: cancellati i programmi in diretta
A saltare sono stati non solo gli approfondimenti del mattino (Omnibus, L’aria che tira, Tagadà) e i telegiornali, ma anche i due talk serali di Lilli Gruber (Otto e mezzo) e Giovanni Floris (DiMartedì). Al posto di quest’ultimo gli spettatori hanno potuto rivedere il film Lo hobbit, secondo episodio della trilogia di Tolkien con la regia di Peter Jackson.

Enrico Mentana aveva tentato di convincere gli scioperanti a garantire un tg ridotto: «I nostri telegiornali delle 7:30 e delle 13:30 non sono andati in onda, come pure le nostre rubriche Omninus e Coffee Break, a causa di uno sciopero del personale non giornalistico di La7. Contiamo di essere in onda per una finestra informativa alle 19:57». La speranza di fornire un’informazione minima ai cittadini si è però rivelata vana perché, non essendo La7 una rete di servizio pubblico, il suo telegiornale non rientra tra quelli garantiti anche in caso di sciopero.

I motivi dell’astensione
A spiegare le motivazioni per le quali sono stati cancellati i programmi è un comunicato della rappresentanza dei lavoratori che, «avendo sempre dimostrato di avere le capacità professionali di adeguarsi ai diversi scenari di mercato nonostante le difficoltà degli ultimi anni», hanno voluto chiedere all’azienda un cambiamento nella gestione delle mansioni. Nella nota si è evidenziato come gli ultimi incontri con i vertici, che avevano per tema i livelli professionali, il premio di risultato, la flessibilità oraria e lo smart working, si sono conclusi con esito negativo.
«Chiediamo di trasformare concretamente le parole in azioni tangibili per mezzo di riconoscimenti professionali, miglioramento della qualità lavorativa e tramite un contributo economico una tantum per il quotidiano e straordinario impegno sostenuto nell’anno appena passato», si legge.