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Sindacato da Camera

Dietro alla mancata adesione della Cisl allo sciopero generale ci sarebbero le prossime elezioni suppletive. In cui il Pd potrebbe candidare Annamaria Furlan, ex numero uno del sindacato oggi guidato da Sbarra.

9 Dicembre 2021 11:59 Gianfranco Ferroni

Lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil contro il governo di Mario Draghi ha registrato la mancata partecipazione della Cisl, scatenando le polemiche. A corso d’Italia, sede della confederazione guidata da Maurizio Landini, dicono che «è tutta colpa delle elezioni suppletive se la Cisl ha rotto l’unità del sindacato». Possibile? Il seggio parlamentare lasciato libero da Roberto Gualtieri, eletto sindaco di Roma, ha questo straordinario potere? Chiedendo l’anonimato, uno dei massimi dirigenti del ‘sindacato rosso’ propone questa spiegazione: «Il Pd fa parte del governo. Verosimilmente con un suo candidato conquisterà a mani basse le elezioni suppletive, che tradizionalmente non attirano i votanti: come è stato già dimostrato poco tempo fa, ci andranno al massimo trenta elettori su cento, quindi un disastro dal punto di vista della civiltà democratica e del mito del consenso popolare».

Da sinistra, Luigi Sbarra (Cisl), Maurizio Landini (Cigl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) (Getty Images).

La possibile candidatura di un ex Cisl alle suppletive

E qui, per la fonte, arriva la Cisl: «Da settimane si parla di una candidatura al femminile, quella di Annamaria Furlan, ex numero uno del sindacato oggi guidato da Luigi Sbarra. Se venisse confermata questa scelta, come potrebbe l’ex esponente di un sindacato, e che viene portato in parlamento, manifestare contro il governo? Aspettiamo l’ufficializzazione del nome del candidato del Pd di Enrico Letta, ma come diceva Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina». Senza contare un altro particolare: «Tra i possibili nomi era spuntato, qualche settimana fa, anche quello di Marco Bentivogli, ex Cisl, ma che fa venire l’orticaria a numerosi componenti del vertice del sindacato di via Po. Anche questo sembra un buon motivo per ‘allineare’ la Cisl all’esecutivo di Mario Draghi, visto che il Pd ne è una componente fondamentale».

Da sinistra, il premier Mario Draghi Maurizio Landini (foto Getty Images).

Il difficile rapporto tra Cgil e Orlando

Sarà proprio così? Certo la spaccatura della triplice ora è evidente, e la Cgil non ha forti simpatie per il pisano Letta. E viene segnalata una “irritazione” per alcuni comportamenti del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, uno che non può essere accusato di politiche liberiste, anzi.  Tanto più che, da capo delegazione del Pd nel governo, gli tocca il difficilissimo compito di realizzare una sintesi delle diverse anime del partito, un compito da equilibristi circensi, e che infatti Dario Franceschini aveva saputo interpretare come nessun altro. Mettiamoci anche che Orlando non è proprio nel cuore del premier Draghi, e la frittata è fatta. Forse l’unico modo per “riscattarsi”, da parte del ministro, nei confronti del presidente del Consiglio, era riuscire a convincere i sindacati, e in primo luogo la Cgil, ad annullare lo sciopero generale, portando l’accordo su un piatto d’argento a Palazzo Chigi: ma non ce la farà. Intanto la fatwa di Draghi è arrivata, puntuale: «Non c’è governo che abbia fatto di più per i lavoratori e i pensionati, e le cifre lo dimostrano». Più chiaro di così, non si può. E lo sa bene anche Enrico Letta, che avrebbe già in mente alcuni sostituti per la poltrona di quel ministero: nell’elenco ci sarebbe la Furlan. E il cerchio si chiude.

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