Come hanno spiegato gli autori della sua scoperta, il Thiomargarita magnifica sfida le attuali conoscenze sulle dimensioni e sulla struttura dei batteri: individuato nelle acque di una palude di mangrovie caraibiche questo batterio è infatti 50 volte più grande rispetto alle specie più grandi finora note, tanto da raggiungere due centimetri di lunghezza e, per questo, essere visibile a occhio nudo.

Thiomargarita magnifica, la scoperta in una palude di mangrovie
Il Thiomargarita magnifica appare come un sottile filamento bianco e deve il nome, che significa “perla di zolfo”, all’aspetto delle cellule che contengono microscopici granuli di zolfo, i quali diffondono la luce incidente, conferendo alla cellula una lucentezza perlacea. Il gruppo di ricerca, guidato da Jean-Marie Volland, Olivier Gros e Silvina Gonzalez-Rizzo, ha osservato il batterio sulla superficie delle foglie di mangrovie in decomposizione in paludi marine tropicali in Guadalupa. I batteri possono mostrare una notevole gamma di diversità. Tuttavia, di solito si tratta di cellule microscopiche, caratterizzate dalla presenza di Dna fluttuante al loro interno: per un batterio, infatti, non è vantaggioso essere grande. Ma l’organismo mostra una complessa organizzazione della membrana, che probabilmente gli ha permesso di crescere fino a tali dimensioni.

Thiomargarita magnifica, una sfida alle leggi della biologia
Il Thiomargarita magnifica, insomma, sfida le leggi della biologia finora considerate un dogma. La rivoluzionaria scoperta è stata descritta sulla rivista Science dagli scienziati del Lawrence Berkeley National Laboratory, dell’Università delle Antille e della Washington University di St. Louis. «Non sappiamo come sia avvenuto il percorso evolutivo del Thiomargarita magnifica. I batteri sono infinitamente adattabili e sempre sorprendenti, e non dovrebbero mai essere sottovalutati», ha dichiarato Levin. «Questa scoperta suggerisce che potrebbero esistere altri batteri complessi di dimensioni significative di cui ignoriamo ancora l’esistenza». Volland ha affermato: «Le dimensioni di questo batterio rispetto alle altre specie simili sono paragonabili a quelle di un uomo alto quanto il Monte Everest. È davvero sorprendente».