Il Santo Graal, la coppa da cui Gesù Cristo bevve durante l’Ultima Cena, è uno degli oggetti sacri per eccellenza della religione cristiana. Tuttavia, è anche una delle maggiori fonti di mistero e leggenda, tanto che alcuni dubitano persino che esista ancora. Negli anni studiosi e ricercatori, ma anche registi e scrittori hanno provato a ricostruirne la storia provando costantemente a riportarlo alla luce. Oggi però la Spagna potrebbe dare la risposta definitiva. Il Graal, sostengono gli iberici, non solo esisterebbe, ma si troverebbe persino nella cattedrale di Valencia. «Qui ci sono diverse prove che è divenuto difficile confutare», ha detto alla Bbc José Verdeguer, curatore del patrimonio della cattedrale. «Le prove sono come i ramoscelli di un albero. Più ne hai, più sono solide».
La storia del Santo Graal e il suo arrivo in Spagna
Il Santo Graal altro non è che una coppa per il vino, divenuto sacro per essere stato usato da Cristo durante l’Ultima Cena prima del tradimento di Giuda. A Valencia effettivamente è custodito un calice, che realizzato in pietra d’agata, tipica di uno specifico luogo fra l’antica Palestina e l’Egitto, risalirebbe al I-II secolo a.C. Oggi si trova all’interno di un reliquiario d’oro che a sua volta, secondo la dottoressa Ana Mafé che ha incentrato il suo dottorato sul Graal, è databile all’XI secolo. «Sono sicura al 99,9 per cento che si tratta della vera coppa di Cristo», aveva detto già nel 2019 ad Abc basandosi su iconografia e incisioni. «Struttura, datazione e storia lo confermano».

Come avrebbe fatto il Graal a giungere in Spagna dalla Terra Santa? Verdeguer afferma che, secondo la tradizione cristiana, l’Ultima Cena si svolse a casa di San Marco, discepolo di Pietro. Quando Marco lasciò la città, portò con sé la reliquia che conservava ancora fedelmente. Si stabilì così a Roma, dove il calice passò poi in mano a vari Papi e a San Lorenzo. Quest’ultimo lo inviò in Spagna per proteggerlo dalle guerre che imperversavano nell’impero durante il III secolo. La coppa, dopo varie peripezie, sarebbe quindi arrivata a Valencia, capitale del Regno d’Aragona nel 1400 e da allora gode di un posto d’onore nella cattedrale e può essere vista ogni giorno da pellegrini o semplici turisti. Durante la sua storia, è stata usata solo in due occasioni da Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI per le celebrazioni della messa.
Le prove della coppa di Valencia e gli altri luoghi del Graal
A conferma della sua tesi di dottorato, Mafé ha riportato un’iscrizione ancora leggibile sulla coppa. Attraverso un triangolo posto alla base dell’epigrafia, la donna ha trovato un messaggio cifrato che riporta il nome di Cristo. «Si allude al nome ebraico di Gesù in base a una commistione con l’alfabeto arabo aljamiado», ha concluso Mafé. «Se c’è un calice che, secondo la tradizione, è stato nelle mani di Gesù, senza dubbio è questo. L’analisi scientifica lo dimostra», ha ribadito.

Tuttavia, negli anni diversi luoghi hanno cercato di fregiarsi del titolo di custodi del vero Santo Graal. Un altro, a esempio, si troverebbe a Genova, nella cattedrale di San Lorenzo, ma anche qui si brancola nel campo delle ipotesi. Altre fonti più antiche parlano invece di una coppa a Costantinopoli, l’odierna Istanbul, trafugata durante la quarta crociata da alcuni soldati francesi. Presente in alcune fonti del Seicento, sarebbe scomparsa durante la Rivoluzione francese.