Milano-Sanremo, le vittorie a sorpresa della Classicissima di primavera
Sabato andrà in scena la 113 esima Classicissima di primavera. Una corsa che ha incoronato grandi campioni e imprevedibili outsider. Dai cento chilometri di fuga di Mächler allo sprint firmato Colombo, l'albo d'oro dei vincitori inattesi.
Chissà se può essere considerata una sorpresa la vittoria alla Milano-Sanremo di uno dei ciclisti che hanno scritto la storia di questo sport. Ma vista l’unicità di Raymond Poulidor, l’eccezione può essere accettata: si è trattato di un grande della bicicletta, ma non è certo ricordato come un vincente. Per tutti è e resterà per sempre l’eterno secondo al Tour de France. Per questo il suo colpo alla Classicissima di Primavera, che apre la stagione del grande ciclismo e nella sua 113 esima edizione è in programma sabato 19 marzo, è paragonabile a quello di un outsider. A vedere oggi il nome nell’albo d’oro, c’è un moto di piccola grande meraviglia. Nel 1961, Pou-Pou come sarebbe stato ribattezzato successivamente, era agli esordi, un giovane di belle speranze. Con un attacco coraggioso riuscì ad anticipare il gruppo, regolato poi dal belga Rik Van Looy, già trionfatore nel 1958.

Le vittorie a sorpresa della Milano-Sanremo
Del resto la Milano-Sanremo è una corsa che tante volte si è prestata a risultati a sorpresa, all’outsider che non ti aspetti. Il percorso è in grado di favorire sia attaccanti nati che le ruote veloci. Ma anche grandi scalatori avvezzi al colpo a sensazione. Basti pensare a Vincenzo Nibali, nel 2018, in quella che resta un’impresa epica. O ancora di più a Claudio Chiappucci nel 1991. El Diablo che come Poulidor non è passato agli annali come un grande vincente, ma come il francese è stato amatissimo per l’inventiva e la grinta sfoderata negli attacchi. Chiappucci, complici condizioni meteo molto brutte, riuscì a mettere in bacheca la corsa, nonostante poco fosse incline alle sue caratteristiche.
Fondo, tattica e tempismo: come si vince la Milano-Sanremo
La Classicissima è insomma una competizione anomala, forse per questo davvero unica. Richiede una serie di qualità che spesso vanno oltre la forza nella gambe: ci vuole sicuramente tanto fondo, vista la lunghezza, ma anche la tattica, per saper leggere la corsa, il tempismo, per entrare nella fuga al momento giusto. Ovviamente una buona dose di fortuna, per sfruttare l’esitazione altrui e arrivare a braccia alzate al traguardo di Via Roma. Ne sa qualcosa il belga Jasper Stuyven, che lo scorso anno ha colto il successo più importante della carriera, anticipando i grandi favoriti. Ritagliandosi un posto nella top ten dei vincitori inattesi. Più abile della spietata concorrenza fu anche Pippo Pozzato nel 2006, che al termine di una fuga riuscì con una fagianata (tentativo di allungo realizzato aumentando progressivamente la velocità) a conservare qualche metro di vantaggio sul gruppo che rinveniva, respingendo l’assalto nello sprint lanciato da Alessandro Petacchi. Nel 2011 sul traguardo di Sanremo sfrecciò in testa un altro nome non notissimo, quello dell’australiano Matthew Goss, bravo a capitalizzare le doti da velocista in un gruppetto che includeva alcuni mostri sacri del ciclismo. Alle sue spalle, giusto per intenderci, arrivarono Fabian Cancellara e Philippe Gilbert, uno a cui nel palmares manca solo la Sanremo tra le classiche monumento. Nel 2013 c’è stata un’altra affermazione dell’outsider uscito fuori dal cilindro: al termine di una giornata praticamente invernale, altro che primavera, il tedesco Gerald Ciolek si aggiudicò una volata ristretta, battendo Peter Sagan, altro campione senza Classicissima.

E se questi sono i casi più recenti, indietro nel tempo c’è l’impresa firmata dal francese Joseph Groussard. Nel 1963, giunse primo al traguardo di via Roma, al termine di una lunga fuga. Fu il trionfo più importante della sua carriera. Un altro francese, Marc Gomez nel 1982 centrò il bersaglio grosso sfruttando l’indecisione degli inseguitori e la partita a scacchi tra Francesco Moser, Giuseppe Saronni e Moreno Argentin, impegnati a controllarsi a distanza. Gomez fu benedetto anche dalla Dea Bendata. Alain Bondue, ultimo a resistere insieme a lui nella fuga partita a inizio gara, cadde negli ultimi chilometri, dando di fatto un involontario via libera al connazionale che arrivò in solitaria a via Roma.
Mächler, cento chilometri per regolare gli avversari
E che dire dello svizzero Erich Mächler dell’allora Carrera, partito a oltre 100 chilometri dall’arrivo con un gruppetto di fuggitivi e in grado di scollinare in testa sia sulla Cipressa che sul Poggio, le asperità più impegnative del percorso. Tenne a bada il ritorno dei big che avevano sottovalutato un’azione che sembrava pensata solo per mettere in mostra gli sponsor. Mächler vinse per sei secondi sul belga Eric Vanderaerden, che stava provando a rinvenire. Altrettanto sorprendente è stato il trionfo alla Milano-Sanremo di Gabriele Colombo, nell’edizione del 1996. Nella fuga decisiva a quattro riuscì a beffare i compagni di fuga, tra cui il favorito del gruppetto, Maximilian Sciandri. Colombo scattò intorno all’ultimo chilometro, gli altri non chiusero in tempo e lui colse il successo che risarcisce i sacrifici di una vita in bicicletta. L’incanto della Sanremo è anche questo: andare oltre le previsioni, smentire i pronostici. Regalare a tutti un’opportunità.