Com’è Sanremo prima di Sanremo? Partiamo da qui. Anzi, no, partiamo dal fatto che Sanremo si scrive esattamente così, Sanremo, non San Remo, né, tantomeno, S.Remo. Certo, si farà riferimento al santo in questione, ma il nome della ridente cittadina ligure a poche decine di chilometri dal confine francese si scrive tutto unito, Sanremo. A sbagliarlo, in genere, è chi dice di non volerlo guardare, di non volerne parlare – quest’anno, complice Amadeus e la sua scelta di invitare Zelensky –, di volerlo boicottare, chi tira in ballo i troppi soldi spesi e chi, in fondo, non ha ancora capito che continuando a dire «non voglio parlare di Sanremo», in fondo, non fa che negare le sue intenzioni.

Sanremo pronto a occupare militarmente media e social
Comunque, com’è Sanremo prima di Sanremo, dicevamo. Che a pensarci bene, la domanda, messa giù così, colloquialmente, aprirebbe la diga di un discorso esistenziale, una cosa su cui Recalcati potrebbe tenere un seminario di quelli affollati di sue fan osannanti, perché il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, questo il nome corretto e intero, caspita sembra proprio che il lessico sia centrale oggi, viene sempre ridotto a un più agile Sanremo. Ma Sanremo è anche il nome della ridente cittadina ligure che da 73 anni lo ospita, prima in versione radiofonica e poi televisiva, il Casinò e, da anni, il Teatro Ariston come location, con giusto qualche variazione nell’era aragozziniana, ricorderete. Qui, però, non ci si vuole addentrare in sofismi complessi quali com’è la vita prima della vita o, Dio ce ne scampi, sulla nascita del mondo, ma semplicemente provare a introdurre la settimana che vedrà finalmente il Festival, altra agile semplificazione del tutto, occupare militarmente tutti i media e, questo amiamo pensare, tutte le discussioni da bar, sempre che ci siano ancora tutti questi bar dove la gente si ritrova a parlare degli argomenti del giorno (l’impressione è che il bar, oggi, siano i social, dove già di Sanremo si parla insistentemente da settimane).

Il vero ritorno al caos
Sanremo, inteso come la ridente cittadina ligure, vive queste ore pre-Festival con tutta la frenesia di un ritorno reale alla vita. Di più, come se oltre che un ritorno reale alla vita queste fossero le ultime ore del pianeta Terra, quindi bisogna fare tutto, incontrare tutti, farsi i selfie con tutti, presenziare ovunque e non perdersi neanche un minimo dettaglio. Questo perché negli ultimi due anni, non credo serva ricordarlo, Sanremo, inteso come il Festival, è stato qualcosa di mesto, non crediate a quanti sbandierano dati auditel e certificazioni discografiche. Tutti i cantanti chiusi in una bolla per evitare lo spauracchio “Irama” (ricorderete che il cantante, nel 2021, fu costretto a stare in gara senza mai salire sul palco dell’Ariston, bloccato in albergo in quarantena perché un membro del suo staff era risultato positivo al Covid, il filmato delle sue prove andò monotonamente in onda al posto suo), quindi ristoranti deserti, niente folla in strada, niente interviste in presenza, Sala Stampa occupata da uno sparuto gruppetto di eroici giornalisti, lì a Casinò invece che al Roof dell’Ariston, tutti isolati e intimoriti. Quest’anno, invece, non ci sono restrizioni, Madame, che è sotto indagine per le note faccende dell’inchiesta su un Green Pass ottenuto, sembrerebbe, con un vaccino falso, l’unica a essere già preparata. Di colpo, quindi, si deve recuperare il tempo perso, i due anni di immobilismo, ritorna la Festa di Radio Italia al Morgana, quella che storicamente apre le danze e quella di Tv Sorrisi e Canzoni. Il red carpet coi cantanti. Il Teatro Ariston pieno fino all’orlo, il che significa pieno ma con un numero contenuto di persone, magia della televisione che fa apparire gigantesco un teatro di provincia. Via alle feste, alle iniziative collaterali, ai concertini in strada e in piazza, via a tutto quanto. Quarantamila le persone previste in città durante la settimana del Festival, tra addetti ai lavori e turisti, qualcosa di impressionante, la cittadinanza quasi raddoppiata, le stanze d’albergo e le camere private tutte esaurite da tempo, pur con i prezzi a volte anche decuplicati, i ristoranti a rischio esplosione tanta è la gente che accorre per prendersi un piatto di trofie al pesto o un po’ di focaccia ligure. Tutti, in strada come nei famosi bar, parlano del Festival e ne parlano, la kermesse inizierà solo martedì 7, come se tutto fosse già iniziato, aprendo un’altra bolla temporale, anche se stavolta festosa e per nulla inquietante.

Per cinque giorni ci dimenticheremo di Cospito, 41bis e Pnrr
Perché, questo è il punto, Sanremo prima di Sanremo è un po’ la prova generale di quel che succederà da martedì nel resto del Paese: tutto si ferma, via gli anziani pensionati – italiani come francesi, dei russi non si ha ovviamente più notizia – gente che vive qui per il clima mite, fa sempre caldino, e per la tranquillità di una cittadina di provincia affacciata sul mare, e spazio ai cantanti, spesso sconosciuti ai più, alle troupe televisive, alle immagini cartonate che invadono le strade, e al traffico che si fa decisamente più difficoltoso. Sanremo, la ridente cittadina ligure, spero si sia apprezzato il non ricorrere alla dicitura “città dei fiori”, lascia spazio, letteralmente e letterariamente, a Sanremo, il Festival, la kermesse canora che tutto il mondo, ci piace credere, segue. E sì, la parola kermesse non si può non usarla, vale solo per la settimana sanremese, come certi dolcetti ipercalorici che ci concediamo nella settimana di carnevale. Non si parlerà più di Pnrr, di Cospito e del 41 Bis e di qualsiasi altro argomento che sta occupando, giustamente, media e chiacchiere. Si parlerà solo di Amadeus e delle sue co-conduttrici, Chiara Ferragni per due sere, Paola Enogu, Chiara Francini e Francesca Fagnani. I loro monologhi, si immagina piuttosto retorici, saranno scrutati con il microscopio e oggetto di diatribe degne della piazza di Atene, sui social e ovunque. Si parlerà di polemiche, e ci mancherebbe pure che arrivi il Festival e non porti con se qualche polemica, una gaffe fatta in diretta, un vestito troppo scosciato – ricordiamo tutti la farfaillina di Belen, vuoi che la Ferragni e Schiaparelli non tirino fuori almeno un capezzolo dorato? – per Zelensky, e pure questo è già scritto.

Ferragnez sotto i riflettori e le solite polemichette: occhio a Rosa Chemical
Ecco, si parlerà ovviamente di loro, i Ferragnez, lei a co-condurre per due sere, le colleghe per una, lui superospite sulla nave di Costa Crociere, poi ospite la sera dei duetti con gli Articolo 31 e tutti i giorni in onda su Rai 2 e su RaiPlay col suo podcast Muschio Selvaggio, alla faccia che era in rotta con la Rai dopo le vicende del Primo Maggio di un paio di anni fa. Si parlerà dei cantanti: Anna Oxa e Gianluca Grignani attenzionati per il loro essere in genere eccentrici, ma Rosa Chemical, segnatevi il nome, pronto a occupare la scena con i suoi eccessi provocatori. Si parlerà degli ospiti, che sono troppo vecchi, quelli all’Ariston, Gino Paoli, Peppino di Capri, Massimo Ranieri, Gianni Morandi e Al Bano; troppo giovani quelli sulla nave o sul palco in piazza Colombo, Fedez, J Ax, Guè, Takagi e Ketra, Salmo, Annalisa, Achille Lauro, La Rappresentante di Lista, Renga e Nek, Pelù. Si parlerà degli outfit, e chissà quest’anno che prenderà il posto che è stato della canottiera di Truppi. Si parlerà, molto, delle trovate assurde che i cantanti dovranno inscenare per vincere al FantaSanremo, geniale trovata di un manipolo di ragazzi marchigiani che già l’anno scorso hanno monopolizzato le serate all’Ariston a suon di “zia Mara” e “Papalina”, dal nome del bar, questo un bar vero, dove il tutto è nato. Si parlerà, neanche troppo, delle canzoni, perché in fondo le canzoni sono un optional, al Festival, anche se quest’anno ce ne sono addirittura 28 in gara, i pronostici a indicare come papabili alla vittoria Ultimo, Mengoni o Giorgia, ma con tanti outsider pronti a subentrare, da Lazza a Elodie, passando per le redivive Paola e Chiara. Di colpo l’Italia diventerà Sanremo, inteso come cittadina ligure, tutti a parlare di Sanremo, inteso come il Festival della Canzone Italiana. Poi domenica finirà tutto, sapremo chi ha vinto, chi ha perso, chi ha sbroccato in Sala Stampa, e si potrà tornare alla vita per come la conoscevamo prima, meno frenetica, certo, ma volendo anche un po’ meno effimera.