Il 73esimo Festival di Sanremo si apre con una tripla emozione. Amadeus fa il suo ingresso sul palco dell’Ariston indicando Gianni Morandi, che lo accompagnerà per la prima serata insieme alla co-conduttrice Chiara Ferragni. Il direttore artistico dà il via alla kermesse canora ricordando con un minuto di silenzio le vittime del violento terremoto che ha colpito il sud della Turchia e la Siria. Poi è il momento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che poco prima della diretta su Rai1 si è concesso un selfie con Amadeus, Morandi e Chiara Ferragni, pubblicato da quest’ultima su Instagram). Lui, accompagnato dalla figlia Laura, riceve un lungo applauso da parte del pubblico, prima che parta l’inno. E infine l’arrivo di Roberto Benigni, per un Festival che inizia col botto.

Amadeus saluta Mattarella, Morandi canta l’inno
Dopo la standing ovation a Sergio Mattarella, Gianni Morandi fa cantare l’Ariston. «Vorrei cantassimo tutti insieme». E poi l’inno di Mameli. Amadeus riprende la parola e si rivolge al Presidente: «Averla qui con noi in questo teatro testimonia la sua vicinanza al mondo dello spettacolo e della musica e naturalmente la vicinanza rispetto al mondo della canzone di cui Sanremo è la massima espressione della cultura popolare. Quest’anno ricorre anche il 75esimo anniversario della Costituzione». «Gianni», dice poi parlando a Morandi, «ho il piacere di riabbracciare con immensa gioia Roberto Benigni».

Benigni: «Amadeus si è montato la testa, è al quarto mandato»
«Perché non ho imparato a fare danza per dimostrarvi quanto sono felice?». Benigni inizia con il consueto entusiasmo, poi saluta il Presidente Mattarella, la figlia Laura e «tutti gli italiani». Il Premio Oscar è il solito fiume in piena: «Tutto è nuovo, nuovo di zecca. Ho sentito che ci sono anche tanti debuttanti. Il Presidente della Repubblica una grande novità, mai stato a Sanremo!». E poi la presa in giro ad Amadeus: «Lui è già al quarto mandato e ha prenotato il quinto, è costituzionale? Già pensa al sesto, al settimo, vuole arrivare a quota cento! Non si ferma più! Si è montato la testa, è un colpo di stato. Si vuole prendere tutto, è una dittatura. Bisogna fermarlo, Presidente! Ma ad Amadeus perdoniamo tutto, è un grande presentatore e un grande direttore artistico. Il fatto che sia riuscito a ospitare il Presidente della Repubblica lo dimostra. Io non ci credevo, devo essere sincero e non ci credo nemmeno ora».

Le battute a Mattarella: «Lo sa quanto dura Sanremo?»
Benigni va a ruota libera: «Ma gliel’avete detto quanto dura una serata, al Presidente? Presidente, sappia che non è obbligato. Se ne vuole vedere solo metà… alle 3 di notte può andare via. Che festa meravigliosa questo Sanremo. E pensare che tutto è partito da Amilcare Rambaldi per rilanciare il commercio dei fiori e del turismo. Si inventò: “Facciamo una gara canora, vediamo se qualcuno ne parla”. Guardate che cosa è diventato Sanremo, la festa più popolare d’Italia, dove si celebra la musica, l’arte inafferrabile. Tutte le arti tendono alla musica. A volte la musica leggera viene relegata in un posto piccolo ma è un errore tremendo perché ha un posto enorme nella storia sentimentale dell’umanità. Quante volte c’ho pianto con le canzoni di Sanremo. Quanto c’ha avviluppato l’anima a tutti noi».
Benigni sulla Costituzione: «Un’opera d’arte»
Poi l’anniversario della Costituzione: «Si può dire: “Che c’entra la Costituzione con Sanremo?”. La Costituzione è legatissima con l’arte, sono quasi la stessa cosa. La Costituzione è un’opera d’arte e canta, è un canto di libertà e di dignità dell’uomo. Ogni parola della Costituzione sprigiona una forza educativa e rivoluzionaria, come le opere d’arte. Perché è uno schiaffo al potere, a tutti i poteri, ci fa sentire che viviamo in un Paese giusto e bello e ci dice che un mondo senza violenza e giustizia è possibile. Come l’arte ci fa sognare, è un sogno fabbricato da uomini svegli. Può accadere una volta nella storia di un popolo una Costituzione così. Se c’è una canzone che possiamo associare è l’incipit di Volare. I nostri padri costituenti l’hanno sognata e l’hanno scritta in pochissimo tempo. Una folgorazione, una visione: sono stati dei visionari. Ed è stato un miracolo. Erano tutti di partiti diversi, che la pensavano diversamente, divisi su tutto tranne su una cosa: essere uniti per scrivere la Costituzione più bella che si potesse immaginare».
L’elogio a Bernardo Mattarella di Benigni e «la cosa da fare»
Benigni parla dei padri costituenti, elogiandoli, fino ad arrivare a Bernardo Mattarella, padre del Presidente: «Possiamo dire che lei e la Costituzione siete fratello e sorella, avete lo stesso padre. Quante sarebbero le cose da dire sulla Costituzione? Ci vuole troppo tempo, però cito un articolo che li comprende tutti. Il mio articolo preferito, gli voglio proprio bene, è l’articolo 21, scritto con un linguaggio così semplice e bello che sembra scritto da un bambino. Dice “tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”. Davvero, mi dite? Come dire che tutti possono respirare. Ma se l’hanno scritto significa che ce n’era bisogno. Questo è un articolo straordinario, è l’architrave, il pilastro di tutte le libertà. Prima della Costituzione non si poteva pensare liberamente, non si sarebbe potuto fare nemmeno il Festival di Sanremo. Si cantava solo una canzone: il duce, il regime, il fascismo». Benigni poi ringrazia e chiude: «Abbiamo solo una cosa da fare, far diventare il loro sogno, quello dei padri costituenti, realtà».