Sulla questione si erano esposti deputati e senatori di Fratelli d’Italia e Forza Italia, fino ad arrivare al ministero della Cultura Gennaro Sangiuliano. Quest’ultimo, nel suo appello agli organizzatori del Festival, aveva spiegato che «sarebbe un gesto importante che il Festival di Sanremo dedicasse un momento proprio al Giorno del Ricordo». E così è stato. Amadeus, nella quarta serata della kermesse, tra un duetto e una cover, ha voluto ricordare l’orrore delle foibe, con il massacro di migliaia di italiani, a cui è seguito l’esodo di centinaia di migliaia di persone, che hanno lasciato la propria casa e la propria terra, cacciati dai soldati slavi.

Amadeus legge La bambina con la valigia
Amadeus decide di ricordare citando un passaggio cruciale tratto da La bambina con la valigia, di Egea Hafner. Egea, nel breve estratto, è una bambina che ripercorre i momenti cruciali della serata in cui è stato prelevato il padre, gettato poi nelle voragini carsiche: le foibe. «Tre colpi imperiosi alla porta» e «l’arrivo della polizia del maresciallo Tito». Inizia così, poi i discorsi dei suoi genitori, raccontanti con gli occhi di una bambina. «Fu l’ultima volta che mia madre lo vide. Le donne della mia famiglia pregarono e sperarono che mio padre fosse liberato perché non aveva mai fatto nulla di male ai partigiani slavi che spadroneggiavano in città. Pregarono e sperarono. L’altra ipotesi che temevano oscurava la vista e rallentava il cuore fino a fargli perdere un battito».

«La libertà si conquista ricordando sempre»
Amadeus, che ha letto il brano in platea, poi va verso il palco e conclude il suo intervento: «Il 10 febbraio è la Giornata del Ricordo, per tenere vivo il ricordo di una pagina drammatica della nostra storia. Una vicenda a lungo dimenticata». Cita le vittime e gli sfollati, spiega che si tratta di un passaggio di storia che per lungo tempo era stato cancellato. Ma chiude anche sottolineando un passaggio fondamentale del suo monologo: «La libertà non si conquista dimenticano o rimuovendo, ma ricordando sempre».