Al Festival di Sanremo vince davvero chi porta una canzone che il giorno dopo viene fischiettata per strada. Per anni, decenni, addirittura, questo si è detto a chi decideva di partecipare alla kermesse canora più famosa d’Italia, e questo si dicevano discografici e impresari, convinti che non fosse tanto la vittoria finale al Festival, di volta in volta influenzata da giurie più o meno qualificate, da televoti non sempre limpidissimi, quanto piuttosto il responso del pubblico sovrano a stabilire chi davvero avrebbe lasciato il segno. Del resto la storia del Festival è piena di canzoni che non hanno vinto, lì all’Ariston, ma che sono poi entrate di diritto nella storia della nostra musica leggera, ben accompagnate da chi lì all’Ariston le ha presentate, non senza qualche delusione. Inutile star qui a fare i tanti nomi illustri usciti agli ultimi posti della classifica finale salvo poi esplodere a memoria futura, da Zucchero a Vasco passando per i Subsonica e, più recentemente, Tananai, ultimo l’anno scorso e quinto quest’anno.
I dubbi sullo streaming e lo zampino delle case discografiche
Oggi sembra che, in virtù di un ascolto della musica sempre più presente, quasi totalizzante, nessuno fischietti più in strada. Siamo troppo intenti a spararci canzoni con le cuffiette dello smartphone, ma ci sono altri indicatori del successo di un brano, in apparenza, ma solo in apparenza, più precisi. Esiste sì la classifica di vendita, anche se i singoli non sono più acquistabili, quindi semmai sarebbe da chiamare classifica di streaming, e ci sono altre piattaforme, penso a TikTok o YouTube, sempre gratuite, che in qualche modo possono agevolare chi volesse farsi un’idea, ripeto, solo in apparenza più precisa, dello stato dell’arte. Tanto per non continuare a girarci intorno, avendo io tirato due volte fuori il discorso della precisione apparente, sia messo agli atti che gli ascolti sulle varie piattaforme di streaming, oggi determinanti in maniera assoluta il successo di una canzone, sono alterabili. Non siamo noi a dirlo, ma proprio l’ingresso nella Top 10 globale di Spotify lo attesta con la certezza scientifica che manca invece al guardare con fiducia quelle medesime classifiche. Perché è evidente che le case discografiche di alcuni artisti hanno acquistato pacchetti di streaming via bot, così da non finire sotto i brani concorrenti, col risultato che, esagerando, hanno generato dati impossibili, ben superiori a quelli di artisti ascoltati in tutto il mondo. A fianco di questo, parola di Daniel Ek, mica mia, il peso delle playlist, pari al 33 per cento degli ascolti sulla medesima piattaforma, decise da un numero di persone inferiore a cinque, come dire, una dittatura bella e buona.

Lazza si conferma blockbuster
Detto questo, e fingendo di dare un peso specifico a questi dati, quindi alle classifiche, è evidente che il podio di Sanremo 2023 sia in effetti quello più gradito a questo fantomatico pubblico, perché, seppur con ruoli rovesciati, i primi tre, toh, anche i primi cinque, spesso occupano le medesime posizioni nelle varie classifiche su menzionate. Lazza domina su Mengoni in quelle di streaming, con Elodie a aver spodestato Ultimo dal podio a cinque pensato da Amadeus. Terzo, come a Sanremo, Mr Rain, con un brano che in effetti sta diventando virale anche fuori dal giro musicale, si pensi al mondo delle scuole, anche a quello delle parrocchie, coi sacerdoti a condividerlo pure durante le messe. Lazza è anche tornato in testa negli album, almeno nella settimana successiva Sanremo, andando così a portare a 20 le settimane passate in vetta, record che deteneva nientemeno che Vasco Rossi, il suo Sirio il vero blockbuster di questo decennio. Su YouTube vince Mr Rain, pur non avendo fuori un video vero e proprio, seguito da Mengoni che doppia Lazza, tallonato da Madame e poi da Ultimo.

Per la Fimi, Lazza è seguito da Mengoni, Mr Rain e Madame
La classifica Fimi, quella della settimana successiva il Festival, vede Lazza primo, Mengoni secondo, Mr Rain terzo, Madame quarta, Tananai quinto, poi Rosa Chemical, Elodie, Colapesce e Dimartino, Ultimo, Coma_Cose, Mara Sattei, Paola e Chiara, Ariete, Olly, giusto un 17esimo per Blanco con L’isola delle rose, e ancora gIANMARIA, Levante, Giorgia, Articolo 31 e poi altri, 18 posizioni su 20 di brani sanremesi, roba da far ingigantire il già sufficientemente ingigantito ego di Amadeus. TikTok, che è una cartina di tornasole mica da ridere della permeabilitià del successo di una canzone, oltre che il più potente volano per il medesimo, vede dominare Mr Rain, del resto il pubblico di questo social è giovanissimo, seguito da Mengoni e Rosa Chemical, per quel che riguarda le esibizioni all’Ariston, mentre per quel che riguarda i brani usati come colonne sonore vince Mengoni, seguito da Elodie e Lazza, quarto Ultimo.

A dominare i meme Colapesce e Dimartino, Elodie e Paola e Chiara
Classifica a parte, forse la più interessante, i brani più usati nei meme, e qui vince Elodie con «per me le cose sono due, lacrime mie o lacrime tue», seguito da Splash del duo siciliano Colapesce e Dimartino, con la frase «Ma io lavoro per non stare con te», Furore di Paola e Chiara usato per creare balletti a profusione. Insomma, Mengoni se la passa in generale bene, ma non benissimo, mentre alcuni dei brani che sembravano non essere stati graditi al pubblico votante, penso a Elodie o Madame, se la passano decisamente meglio del previsto. Lazza, bè, lui domina tutto, come ormai sempre da un anno a questa parte. La prova costume, cioè chi in effetti arriverà ancora ascoltato all’estate non ancora alle porte, ci dirà la tenuta di un repertorio che ha fatto indignare tanti nomi importanti del nostro mondo musicale, da Baglioni a Ron, passando per Renato Zero, la sola certezza che se sopravviveremo a tutto questo, qualcuno lo dica a Mr Rain, saremo noi i veri supereroi.