Politicamente coretto

Michele Monina
03/02/2022

Dopo la puntata della noia, quella della retorica. Lorena Cesarini riesce a rendere inefficace persino Ben Jelloun. E Checco Zalone, seppur brillante, cade nel greve per nascondere le vere stoccate. Sorprendono Rettore e Ditonellapiaga, Truppi ed Elisa. I voti.

Politicamente coretto

Dopo la puntata della noia mortale, la prima, ecco che arriva la puntata della retorica. Quella gettata a secchiate sugli incolpevoli spettatori, attraverso le parole di Lorena Cesarini, capace di prendere le pagine toccanti e profonde del Tahar Ben Jelloun de Il razzismo spiegato a mia figlia e farne qualcosa di bidimensionale, inefficace, una matita spuntata. E quella che striscia dentro le gag di Checco Zalone, una iniezione di adrenalina dritta nel cuore rispetto al Fiorello della prima serata, è indubbio, ma sempre molto attento a cadere nel greve per nascondere le vere stoccate che ha provato a infliggere, come se certe cose per farle passare non si potesse che giocare sul volgare. Retoriche anche le presenze sul palco di Malika Ayane e Arisa chiamate a cantare i due inni delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina scritte da giovani studenti di scuole musicali, brave come sanno essere quando sono in forma, ma al servizio di canzoni che, diciamolo, potevano anche non essere sottoposte ai nostri orecchi già provati. Va bene essere giovani, chiaro, ma non è che non ci debba essere nessuna barriera all’ingresso. Nessuna pietà, davvero.

il voto della seconda serata di sanremo 2022
Amadeus e Checco Zalone (Getty Images).

Truppi, Ditonellapiaga & Rettore ed Elisa i migliori della serata

Comunque sia, forte dei risultati raggiunti nella prima serata, un 54 e rotti per cento con quasi 11 milioni di spettatori, Amadeus decide comunque di cambiare rotta, lasciando che la novità dei cantanti presentati tutti a inizio programma diventi subito un ricordo del passato, a questo punto addirittura un miraggio, una visione. Quindi ecco che a Checco Zalone subentra direttamente Laura Pausini, presenza fissa sul palco dell’Ariston, come buona parte del roster Friends and Partners, poco conta la gara, quando si ha a che fare con pezzi da novanta come questi. E dire che, almeno stando al metro di giudizio che un carrozzone come il Festival impone, per non impazzire, le canzoni in scaletta suonano decisamente meglio che nella prima serata. Dopo uno scadente Sangiovanni, come un po’ tutti i giovani in gara, e quest’anno i giovani sono davvero tanti, artista che necessiterebbe di un bravo logopedista, anche se forse non capire le parole dei testi potrebbe non essere un male, ecco la canzone più bella di questa edizione, Tuo padre, mia madre e Lucia di Giovanni Truppi, ve ne parlavo giusto ieri sera. E di ottima qualità risulterà anche Chimica dell’inedito duo Ditonellapiaga e Rettore, un botta dance che ti si pianta in testa come un chiodo, anche meglio O forse sei tu, dell’altra pretendente al trono, insieme a Blanco e Mahmood, ovverosia Elisa, tornata per una finestra temporale che temiamo presto si chiuderà di nuovo a essere l’Elisa del passato, quella capace di emozionare senza dover per forza fingere di essere giovane e altro da sé.

il voto alla seconda serata del festival di sanremo
Donatella Rettore e Ditonellapiaga sul palco (Getty Images).

Sorprendono Irama, Iva Zanicchi e un tenerissimo Fabrizio Moro

Decisamente sorprendente Irama, con una ballad inconsueta che ne mette in risalto un lato romantico, comunque non male anche Iva Zanicchi, decisamente classica, e un tenerissimo Fabrizio Moro. Poi, certo, c’è il lato oscuro della forza, quello che sappiamo ci toglierà il fiato come la maschera spaventosa di Dart Vader, penso ai brani di Tananai, qualcosa di talmente stonato e insulso da lasciare quasi affascinati, all’irrilevante Matteo Romano, uno famoso su TikTok e per questo catapultato su un palco che in teoria dovrebbe ospitare cantanti, penso a Aka 7even, vestito come una di quelle foto di prolassi anali che a volte compaiono all’improvviso su un banner in un articolo proprio mentre ti sei deciso a provare a assaggiare quel tipo di carne in scatola che da tempo pubblicizzano in tv. Certo, se i cantanti cantanti sono poi tutti come Emma, completamente oscurata fino a questo momento da una evanescente Francesca Michielin alla direzione d’orchestra e poi capace di tirare fuori una canzone che non esce neanche sotto sforzo dal cliché del brano femminista ma non troppo, forse è meglio lasciare spazio a chi col canto non ha molta dimestichezza. Del resto, per dirla con Checco Zalone, se uno come Amadeus è arrivato a condurre tre edizioni del Festival davvero significa che c’è speranza per tutti. Bè, per tutti tutti magari no, Tananai, fidati, non è proprio cosa.

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