La serata delle cover è senza ombra di dubbio la più divertente del Festival di Sanremo, da che esiste questa giornata un po’ anomala nell’andamento della kermesse. Quest’anno anche la più movimentata, forse anche la più spericolata. Arriva quando ormai i cantanti hanno già eseguito due volte le loro canzoni, canzoni che sono a disposizione degli spettatori sulle piattaforme di streaming, che passano in radio e nei programmi tv, e in qualche modo prova a scombinare le carte in tavola. Perché le cover offrono una differente visuale sul cantante in gara, sul suo modo di affrontare le canzoni, di interpretarle e anche, in alcuni casi, di rivisitarle; e perché, questo è un punto fondamentale, quasi sempre i cantanti in gara ricorrono a colleghi per arricchire la portata del giorno, andando a pescare nel fanclub di qualcun altro per rimpinguare i propri voti da casa, sicuramente, e per provare a stupire chi magari è ancora dubbioso su chi sostenere. La scelta delle cover è quindi importante, anche perché quest’anno non c’è il vincolo di canzoni che siano passate dal Festival, né quello dell’essere pescate nel repertorio italiano, come è importante la scelta di chi avere a supporto al proprio fianco.

Il peso delle cover nella classifica
In queste scelte incidono sia logiche discografiche – qualcuno che non è stato preso entra dalla finestra dopo essere stato sbattuto fuori dalla porta, o qualcuno che ha qualcosa da promuovere ma non vuole mettersi in competizione può usufruire di questo escamotage – sia faccende di amicizia o di solidarietà visto che in alcuni casi i duetti ripropongono situazioni già viste e sentite. L’usato sicuro è sempre valido, anche al Festival. Se entra in campo il caso – in assenza di chi si era pensato di coinvolgere va bene chiunque, in tempo di guerra ogni buca è trincea – poco cambia. Di fatto nella serata del venerdì, per dirla con Alessandro Borghese la classifica si può confermare o ribaltare. La classifica e i voti, per altro, sono stati oggetto di discussione nella conferenza stampa delle 12 in cui si commenta l’andamento della serata precedente e nella quale si anticipano scaletta e meccanismi che stanno per entrare in campo. Amadeus quest’anno ha deciso di eliminare le famigerate giurie di qualità, giurie che in passato vedevano inclusi personaggi discutibili e che hanno fatto danni piuttosto gravi, e legittimamente ha deciso che il peso del pubblico da casa dovesse essere prominente. Peccato che, quando è stato chiesto al vicedirettore di Rai1, Claudio Fasulo, di spiegare l’incidenza dei voti nelle sue varie componenti, televoto, demoscopea 1000 e Sala Stampa, l’oggetto del desiderio di tanti servizi di Striscia la Notizia ai tempi della gestione Baglioni, abbia bofonchiato risposte non comprensibili, manco fosse una canzone di Rkomi o Sangiovanni.

Un solo appunto: Rkomi, lascia stare Vasco per favore
Nei fatti nella serata del venerdì si deve giocare duro, quindi lo spettacolo ne ha beneficiato non poco: tanta musica, non sempre bellissima, ma comunque originale. Ecco che in molti hanno calato gli assi, sfoderando canzoni del proprio repertorio, quindi andando a muoversi nella propria comfort zone, penso a Noemi che ha fatto (You Make Me Feel Like) A Natural Woman, brano immortale scritto da Carole King e portato al successo mondiale da Aretha Franklin, penso a Rkomi che ha fatto un medley di Vasco Rossi – no scherzavo, è stato davvero pessimo, guastafeste che non è altro a rovinare tutto proprio a ridosso del 70esimo compleanno del nostro – penso a Iva Zanicchi, a portare in scena una strepitosa Canzone di Detto Mariano e Don Backy, nella versione che fu di Milva. Altri hanno puntato sugli ospiti prestigiosi, vuoi per provare a prendere dei gradi ancora non arrivati per questioni anagrafiche – penso a Sangiovanni che ha chiamato Fiorella Mannoia – vuoi per puntare su voci poderose e certe – penso a Matteo Romano con Malika Ayane e a Aka 7even con Arisa – vuoi infine per indicare una qualche parentela artistica, forse anche una discendenza che potrebbe portare a uno spodestamento – e ovviamente ho in mente nel primo caso Highsnob e Hu con Mr Rain o Tananai con Rose Chemical, nel primo caso, a Irama con Gianluca Grignani, Achille Lauro con Loredana Bertè, nel secondo.

Ditonellapiaga: è nata una stella
In mezzo quanti hanno deciso di fare da soli. Dalle già citate Iva Zanicchi a Noemi, da Elisa (in compagnia di Elena D’Amaro, una ballerina, non una cantante), a Fabrizio Moro, fino a Dargen D’Amico e Michele Bravi. Volendo potremmo includere nel gruppone anche coloro che non hanno bisogno di duettare con altri perché già sono in due. Penso ai candidati alla vittoria finale Mahmood e Blanco e Ditonellapiaga e Rettore. Ditonellapiaga, detto en passant, è la vera scoperta di questo Festival, una popstar fatta e finita.

Truppi-Capossela-Pagani ci regalano un pezzo di cultura in prima serata
Variabili prevedibili Morandi che duetta con Jovanotti, andando in qualche modo a prenotare un posto sul podio, forse anche quello più alto, chissà. Jovanotti per la cronaca autore del brano, Ana Mena che duetta con Rocco Hunt, già al suo fianco questa estate e autore del brano sanremese, o Emma con Francesca Michielin, che momentaneamente ha deposto le bacchette da direttrice d’orchestra (risate di fondo) per cantare con lei (risate di fondo). Indicata nel duetto Ranieri-Nek la variabile impazzita, perché mai vista coppia peggio assortita fin qui, due sono le cover che ricorderemo a lungo, La Rappresentante di Lista che ha chiamato quei geni assoluti di Margherita Vicario, Virginia e Cosmo per dare vita a una dirompente Be my Baby delle Ronettes, e Giovanni Truppi che ha portato sul palco dell’Ariston Vinicio Capossela, una delle eccellenze del nostro cantautorato, e Mauro Pagani, in una emozionantissima Nella mia ora di libertà, un pezzo di cultura buttato lì, in prima serata.

La sorpresa di Maria Chiara Giannetta e l’ipocrisia su Grignani
In una serata così piena di musica e ospiti musicali, si sarebbe potuto pensare, nessuno spazio per i colpi di scena o le polemicucce, ma Sanremo è Sanremo anche in virtù dei colpi di scena o delle polemicucce. Quindi ecco che per quanto riguarda i colpi di scena ad animare la situazione ci ha pensato Maria Chiara Giannetta. Ecco una attrice che sa anche condurre, è spigliata, simpatica, professionale, fa anche discorsi seri, quando parla di come cinque guide non vedenti, quattro sul palco con lei, l’hanno accompagnata per prepararsi a girare Blanca, profonda ma mai retorica. Che dire? Signore e signori, una di talento cristallino, ed era ora. Mentre sul fronte polemicucce ha fatto tutto Amadeus. Dopo che per tutto il giorno era rincorsa la notizia di una lite tra Irama e Gianluca Grignani, notizia su cui lo stesso Irama ha giocato, quando finalmente il duetto più rock della serata è finito, Amadeus, abbracciando Grignani, gli ha detto qualcosa che suonava come «devi tornare presto, perché ti vogliamo vedere più spesso a Sanremo». Peccato che per tutte e tre le ultime edizioni Grignani abbia mandato brani ad Amadeus puntualmente scartati, alla faccia dell’ipocrisia.
Jovanotti autore e super-ospite
Poi, e qui davvero si è toccato l’apice di una gestione che manco Kim Jong-un. Dopo aver mandato in onda un video di Giorgio Moroder che faceva gli in bocca al lupo a Elisa che cantava la sua What a Feeling, tratta da Flashdance (unico video di auguri della serata) Amadeus si è superato. Ha infatti chiamato come superospite Jovanotti, arrivato in riviera per duettare con Morandi di cui ha anche scritto il brano. Un siparietto in cui i due hanno parlato dei vecchi tempi, hanno giocato con un finale che ha visto Lorenzo leggere la poesia Bello mondo di Mariangela Gualtieri. Anche un bel momento, non fosse che così ha tirato la volata a Morandi che in teoria sarebbe in gara e che in effetti vince la serata andando quindi a scalare anche la classifica generale, piazzandosi per ora al secondo posto sotto Mahmood e Blanco, scalzando Elisa. Ecco, credo che se Morandi vincerà il Festival ce ne sarebbero abbastanza per una class action contro il direttore artistico, o almeno per una riga bella profonda fatta con un chiodo sulla fiancata della macchina.

Le discoteche restano chiuse: si balla solo all’Ariston
A chiudere, ciliegina sulla torta, il solito sfregio inferto dal Festival ai lavoratori dello spettacolo, fermi a casa, i locali da ballo e dove si può fare musica dal vivo chiusi da un anno e mezzo, e comunque ovunque proibito ballare. Ovunque tranne che all’Ariston, per la terza volta su quattro giorni tutti a ballare, stavolta su brani dance Anni 80. Che dire, finché c’è Amadeus Jong-un c’è speranza.