Sanremo è Sanremo. Iniziare un pezzo sull’imminente 72esima edizione del Festival della Canzone Iitaliana facendo il verso al noto jingle scritto secoli fa dal maestro Pippo Caruso, quando il mattatore della kermesse canora era senza ombra di dubbio Pippo Baudo, è un po’ come chiamare la cittadina ligure che il Festival ospita con l’epiteto “la città dei fiori”, qualcosa che rasenta lo scontato.
Ogni anno Sanremo cancella tutto il resto
Il fatto è che Sanremo è esattamente questo, qualcosa di scontato. C’è, e c’è da un numero sufficientemente lungo di anni da non aver bisogno di presentazioni, al punto che quando c’è, fatto più unico che raro per quello che in fondo è una gara canora che impatta nel palinsesto televisivo generalista, sembra di colpo non esista più altro, fortuna che almeno il presidente della Repubblica ce lo siamo giocati per tempo.
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Ariston tra incognite e miracoli
Altro che Netflix, Amazon Prime e tutta quella faccenda delle piattaforme di streaming, Sanremo è Sanremo, e come tutto quel che da sempre riguarda Sanremo l’attesa è carica di incognite. Quest’anno, come nel 2021, ancora più del solito causa emergenza pandemica. Le poche cose che ci è dato sapere di questi giorni blindatissimi, causa protocolli Covid, e incertissimi, causa appunto Covid, è che se tutto filerà liscio, senza cantanti costretti a mandare video sostitutivi in quanto in quarantena, vedi Irama l’anno scorso, senza lo stesso Amadeus in quarantena, non che gliela si voglia tirare, e soprattutto senza che la presenza del pubblico si dimostri sì salvifica per il programma televisivo, ma corrispettivo in carne e ossa di una bomba all’idrogeno, si dovrà giocoforza gridare al miracolo, con tanto di braccia alzate e coro gospel, magari preso in prestito da Achille Lauro, che ne porterà uno sul palco dell’Ariston, a rendere grazie a Dio.

La settimana che precede la messa in onda del programma, infatti, è stata caratterizzata da ricorrenti notizie di orchestrali risultati positivi, fatto che sta allertando non poco la produzione, questo dopo che in quarantena c’è finito un concorrente, tale Aka 7even, e di artisti che se ne stanno isolati come neanche nelle sacche amniotiche del primo Matrix, la paura di avere contagiati nella loro microbolla lì, come il palloncino colorato di Pennywise dentro il tombino.

Mahmood & Blanco coppia d’oro e le baruffe Rettore-Ditonellapiaga
Per il resto è tutto un iscriversi al Fantasanremo, squadre di cinque cantanti da pagare in moneta corrente, i Baudi, uno scommettere, più o meno metaforicamente, se vincerà la coppia d’oro, Mahmood & Blanco, Elisa o un qualche outsider come La Rappresentante di Lista, insieme a Dargen D’Amico i soli a fare cenno alla pandemia e quindi alla contemporaneità nel loro testo, per il resto è tutta una lunga sequela di canzoni d’amore, un chiedersi chi sono i vari Highsbonb & Hu, Yuman e, se si è vecchi brontoloni come Michele Serra, anche chi è Sangiovanni, Rkomi e praticamente metà dei partecipanti, chiedersi chi sia Giovanni Truppi no, perché dimostrerebbe solo che di musica buona se ne è ascoltata poco, recentemente. Poi, siccome Sanremo è Sanremo, ecco anche una prima neanche troppo velata polemica, tra due concorrenti in gara, Ditonellapiaga e Rettore. Due concorrenti in gara insieme, non avversari: una coppia di fatto. La Rettore a tornare a Sanremo grazie alla giovane artista sua compagna d’avventure, Ditonellapiaga, e la giovane artista entrata direttamente tra i BIG grazie alla Rettore, lì a mandarsi a quel paese per questioni legate ai look, Sanremo è un programma effimero, non è una novità. Del resto l’ultima volta che la Rettore è entrata dentro le nostre televisioni era lì a blastare Donatella Milani, quella che quasi 40 anni fa cantava proprio a Sanremo Volevo dirti, lei, la Rettore, nei panni di coach proprio della Milani nel talent di casa Rai dal titolo Ora o mai più, l’idea di litigare con chi fa squadra con lei sembra sia parte del suo modo di intendere il concetto “fare squadra”.
Il tridente Zanicchi-Ranieri-Morandi per bilanciare l’età
Da martedì, si dice in questi casi, a parlare saranno le canzoni, il che, visto il cast di ragazzini, giusto tre ottuagenari a rinfoltire le schiere, Iva Zanicchi, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, tagliati fuori i nati negli Anni 50 e 60, in pratica i coetanei degli spettatori tipo di Rai 1, potrebbe anche non essere un bene, perché il rischio è che tra uno Yuman e un Rkomi ci si capisca davvero poco… Dio mio, sto diventando come Michele Serra…
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