Matteo Salvini minimizza: «Non c’è nessuna spaccatura nella Lega». In questo modo il segretario della Lega smorza le polemiche circa le presunte spaccature interne al partito. «Siamo d’accordo con Giorgetti sul futuro della Lega e sul fatto che bisogna evitare di tornare alla legge Fornero», ha detto Salvini. Nonostante le parole del leader, la sensazione è che, però, all’interno del partito sia già arrivato il momento della resa dei conti.
Giorgetti, Salvini: dopo le Amministrative la resa dei conti
Le tensioni interne riguardano il futuro del Carroccio. A seconda di come andranno le Amministrative si capirà se la linea vincente è quella del sovranismo di Salvini o se prevarrà il ritorno alle origini profetizzato da Giorgetti. Il vicesegretario della Lega e ministro allo Sviluppo economico vorrebbe un partito che rientrasse nel disegno del Ppe europeo sul modello della Csu bavarese: un partito del Nord che si allei al centrodestra moderato.
Tutte le fratture della Lega
Lo strappo c’è e si respira nell’aria. Oltre al detonatore del caso Morisi a contribuire alla deflagrazione della bomba leghista potrebbero contribuire le differenti linee di appoggio ai candidati alle Comunali. A questo si aggiunge la frattura con i governatori regionali circa la linea da tenere in merito a Green pass e riapertura di stadi, cinema e teatri. A proposito dell’intervista alla Stampa in cui Giorgetti ipotizzava un appoggio esterno a Carlo Calenda in caso di ballottaggio a Roma, parole su cui il ministro aveva fatto dietrofront, Salvini ha difeso il candidato del centrodestra Enrico Michetti replicando: «Lui ha la competenza per ripartire dalle periferie e non dai salotti di Calenda».
La questione Green Pass e riaperture
Tensione alta pure con i governatori leghisti del Nord Est, che sposano la linea prudente del governo sulle nuove aperture e capienze per sport e spettacolo. Più impaziente Salvini che invoca: «Apriamo tutto» perché «se il Green Pass ti rende sicuro e puoi andare allo stadio e al teatro, puoi farlo a piena capienza», è il ragionamento. Sotto pressione e accerchiato da più fronti, il segretario leghista prova a tenere insieme un partito sempre più in subbuglio. Salvini ha anche tagliato corto sull’eventuale possibilità di Mario Draghi al Quirinale come vorrebbe Giorgetti. Questo determinerebbe una crisi di governo ed elezioni anticipate. «Che prima o poi si vada al voto, e io mi sto preparando per essere all’altezza del governo del Paese, lo dice la democrazia», è la premessa di Salvini che poi affonda: «A differenza di altri, io non tiro per la giacchetta né Draghi né Mattarella. E’ una mancanza di rispetto nei loro confronti».