Un nuovo fronte si apre per la maggioranza, con un evergreen della Lega: l’abolizione del canone Rai. A dare la spinta alla battaglia in Parlamento è stata la senatrice Mara Bizzotto, ex europarlamentare, molto vicina a Matteo Salvini. E che anche da Strasburgo prometteva di voler intervenire sulla questione. Il ritorno nelle Istituzioni italiane non ha spostato di un millimetro le sue convinzioni. Nei giorni scorsi, infatti, ha depositato un disegno di legge a Palazzo Madama con una dicitura inequivocabile: «Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico».

L’abolizione del canone Rai, un vecchio cavallo di battaglia salviniano
Si tratta di un intervento che va in una doppia direzione: punta prima a rendere più leggero il canone e quindi a spazzarlo via. Il testo, al momento, non ha co-firmatari, porta solo il nome di Bizzotto. Ma la regia politica riconduce direttamente al vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Pochi giorni fa, dopo l’intervista di Lucia Annunziata con parolaccia alla ministra Eugenia Roccella, Salvini ha twittato: «Abolizione del Canone Rai. La Lega come promesso ha presentato una proposta di legge, chiediamo il sostegno di tutti per approvarla». In precedenza, al raduno di Pontida dello scorso settembre, aveva concentrato parte del suo intervento sullo stesso punto: «Penso che possiamo permetterci di azzerare il canone per aiutare qualche italiano a mangiare di più», aggiungendo la solita domanda che pone sui social: «Siete d’accordo?».
Abolizione del Canone RAI: la Lega come promesso ha presentato una proposta di legge, chiediamo il sostegno di tutti per approvarla. #Annunziata pic.twitter.com/l94DZfrT5p
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 19, 2023
La proposta di Comaroli incardinata in commissione Trasporti alla Camera
Non si tratta, però, dell’unica iniziativa portata in Parlamento. Alla Camera è addirittura stata incardinata in commissione Trasporti la proposta scritta dalla deputata Silvana Andreina Comaroli, e sottoscritta tra gli altri da Alberto Bagnai e Ingrid Bisa. In questo caso non ci sono sfumature: si chiede l’abolizione immediata, tout court, del canone che garantisce le risorse economiche a viale Mazzini, sostenendo che l’iniziativa trae «forza e legittimazione, oltre che dalla costante negazione dei diritti dei cittadini, anche dall’esito di quesiti referendari riguardanti il servizio pubblico radiotelevisivo che palesavano la volontà di eliminare una grave anomalia nel mercato delle telecomunicazioni». Ci sono solo tre articoli previsti, ognuno indica la cancellazione delle varie disposizioni connesse al canone Rai.

Il problema di far tornare i conti con il Mef
Un affondo totale, dunque. E peraltro se il provvedimento arrivasse alla votazione, si potrebbero avere i numeri per la cancellazione del balzello, sicuramente non molto amato dagli italiani. Nel 2018, in piena campagna elettorale quando era ancora segretario del Pd, Matteo Renzi, promise l’eliminazione del canone, parlando di «tassa sulla tv», tema molto caro peraltro a Silvio Berlusconi, al netto del suo conflitto di interessi. E Fratelli d’Italia? Rischia di trovarsi in mezzo. Proprio ora che in Forza Italia con un colpo di mano di Marina Berlusconi e della Lady Arcore Marta Fascina si è imposta la linea governista a discapito di quella movimentista di Licia Ronzulli, da sempre quinta colonna del Carroccio tra gli Azzurri. La vicenda rischia così di tramutarsi in un problema per la maggioranza. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non potrebbe far votare i suoi parlamentari contro un testo che trova il sicuro gradimento dell’elettorato, in particolare di centrodestra. A quel punto si aprirebbe un altro problema: la tenuta dei conti della Rai, peraltro già al centro di una bufera. Allora che si fa? Al ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che è dello stesso partito di Salvini, fa buon viso e cattivo gioco. «Stiamo ragionando anche con il ministro dell’Economia di come negli anni far pesare meno sul portafoglio degli italiani il canone Rai, perché, diciamocela tranquillamente, il servizio pubblico spesso lo fanno le televisioni locali, le radio locali, i giornali locali», ha affermato di recente Salvini, tirando in ballo proprio il numero uno del Mef. Solo che, alla fine, potrebbe prevalere il principio di realtà, come avvenuto con lo stralcio del canone dalla bolletta della luce, che sembrava dovesse avvenire già dal 2023. Il ministero di Giorgetti ha fatto slittare la modifica all’anno successivo. E sulla cancellazione si potrà fare in modo di prendere tempo, rinviando il tema, lasciandolo come oggetto di propaganda elettorale.
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