Il virus fa bene al risparmio
Il 6 maggio esce in libreria Salviamoci! di Vincenzo Imperatore (Chiarelettere). Tag43 ve ne propone un estratto.
Tag43 vi propone un estratto dal libro Salviamoci di Vincenzo Imperatore edito da Chiarelettere in uscita il 6 maggio.

«Ho dei risparmi da investire derivanti dalla successione ereditaria per la morte di mio padre. Ho bisogno di parlarle». Stefano è un piccolo imprenditore operante nel settore della vendita al dettaglio di giocattoli. Ha una moglie, due figli che studiano entrambi all’università e un reddito annuo netto di circa 30 mila euro con il quale deve pagare, al termine della moratoria concessagli per effetto del decreto Cura Italia, anche le rate di un mutuo residuo di 100 mila euro. La morte del padre gli ha portato in eredità una somma di circa 140 mila euro. La sua intenzione è quella di chiudere il mutuo, dopodiché gli resteranno circa 40 mila euro di liquidità sul conto corrente. Prima di incontrare Stefano, mi sono chiesto che cosa succederà ai nostri risparmi dopo la pandemia. Questo tema consente di esplorare l’altra faccia della medaglia della crisi senza precedenti che stiamo attraversando.
Nell’annus horribilis 2020, infatti, i risparmi degli italiani sono aumentati come non mai. Sembrerà un paradosso ma è la verità. Secondo i dati Abi (Associazione bancaria italiana), a novembre 2020 la sola liquidità sui conti correnti ammontava a 1715 miliardi di euro, registrando un aumento del 32,5 per cento circa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una montagna di soldi, pari ai livelli del Pil del nostro Paese. Poiché la nuova impennata di diffusione del virus si è verificata a partire da inizio ottobre 2020 (la cosiddetta seconda ondata), con un ulteriore peggioramento della curva dei contagi mentre sto completando questo libro, a marzo 2021, si stima che la massa di liquidità possa arrivare alla cifra record di 2000 miliardi di euro alla fine delle misure restrittive e agevolative. Un analogo boom ha riguardato in questi mesi le società che si occupano di gestione del risparmio: Anima +88 per cento, Azimut +16 per cento, Banca Mediolanum +39 per cento, Generali +21 per cento, Fineco Bank +31 per cento, solo per citarne alcune. Questo proprio perché nel 2020 il risparmio delle famiglie è cresciuto in maniera consistente rispetto al 2019: meno viaggi, meno cene al ristorante, uscite ridotte al minimo, corsi per i figli fuorisede pressoché sospesi. Questo e molto altro ha contribuito a un arricchimento dei conti correnti per 126 miliardi di euro. C’è inoltre la comprensibile prudenza di chi oggi considera precario il proprio posto di lavoro.
La propensione al risparmio è un indicatore che misura il rapporto tra ciò che una famiglia accantona e il reddito che detiene complessivamente. Il rischio incombente dopo il coronavirus è che, con il naturale aumento dei consumi, questa massa enorme di liquidità creatasi nel sistema possa ridursi sensibilmente generando una spinta inflattiva. Occorre dunque chiedersi fin da ora quali saranno i nostri comportamenti quando l’emergenza sarà terminata. Correremo a spendere tutto ciò che abbiamo risparmiato? In secondo luogo, tanta liquidità sui conti correnti è manna caduta dal cielo per le banche. È come aver messo un topo in un deposito di formaggio. Non si lasceranno sfuggire l’occasione di canalizzare questo flusso di denaro su prodotti per loro più redditizi. E la storia ci ha dimostrato che quando le banche hanno fame (si veda il capitolo «Il ruolo delle banche»), occorre prepararsi a difendersi bene. Un primo segnale è già arrivato. Fineco Bank ha aperto la strada. In uno scenario di tassi negativi, la maxiliquidità lasciata improduttiva in banca non è più gradita. A tutti i correntisti inattivi (privi cioè di contratti di finanziamento o investimento) con oltre 100 mila euro sul conto, Fineco ha inviato una mail con cui ha preannunciato la rescissione del contratto qualora, entro due mesi, non effettuino operazioni di investimento su prodotti diversi dai conti correnti.