Bersaglio Mobile

Marco Zini
19/07/2021

Allarme a Milano: il Salone rischia il flop. Federlegno sbaglia format, Stefano Boeri progetta stand piccoli e uguali per tutti. Alberghi senza prenotazioni.

Bersaglio Mobile

Tutta proiettata alle prossime elezioni comunali, la Milano che conta ha messo in sordina l’imminente appuntamento con il Salone del Mobile. E ha fatto male. Perché quella che è da sempre la più importante manifestazione fieristica della città e che, sospesa causa Covid, quest’anno è stata annunciata come l’edizione della rinascita, è partita col piede sbagliato. Almeno a sentire i giudizi di quanti stanno seguendo da vicino la preparazione dell’evento il programmazione dal 5 al 10 settembre. Il rischio è che il Salone non solo non sia l’appuntamento della ripartenza post pandemia, ma nemmeno un lontano parente della manifestazione più importante del Made in Italy, la più glamour e l’autentico simbolo della way of life della città, persino più della moda, così come l’abbiamo conosciuta in questi anni.

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Claudio Feltrin, presidente di Federlegno (dal sito).

Federlegno e il suo presidente nel mirino

Nessuno per il momento si espone pubblicamente, ma tra gli addetti ai lavori i mugugni sono forti, e hanno preso di mira gli organizzatori. Ovvero Federlegno e il suo presidente pro tempore Claudio Feltrin, titolare della trevigiana Arper. L’associazione di Confindustria che lo organizza sembra avere sbagliato il format, e la riprova più importante sta nel fatto che se cercate alberghi a Milano nei primi 10 giorni di settembre ve li offrono a prezzo di saldo e ci sono oltre un migliaio di strutture libere, quando invece storicamente nei giorni del Salone era impossibile trovare una camera e i prezzi salivano alle stelle (il Cersaie per dire, la fiera della ceramica che si tiene a Bologna a fine settembre, registra già il tutto esaurito sia negli stand sia nelle prenotazioni dei buyer).

Stand piccoli e uguali, critiche all’allestimento di Stefano Boeri

La catena degli errori di Feltrin (che aveva con enfasi denominato Supersalone l’edizione 2021, la prima gestita da lui) viene da lontano. E ha un peccato originale: l’aver affidato la manifestazione a un solo architetto, Stefano Boeri, quando di solito l’evento si giovava dell’estro di decine e decine di architetti, che oltretutto non si occupa di design ma di costruzioni edili. Feltrin ha poi preso un’altra decisione estemporanea: stand piccoli, dove non è possibile far entrare né due divani in fila né i visitatori, e uguali per tutti. Cosa che ha fatto esplodere la protesta delle aziende più grandi (ma anche di quelle più piccole che rischiavano un investimento importante sapendo che il Salone avrebbe dato loro visibilità e spinta), che ora stanno valutando se partecipare o meno. Particolare che ha sollevato interpretazioni maliziose: gli stand sono di legno truciolato grezzo, cosa che i malpensanti (e sono tanti in Federlegno) ha interpretato come un deferente omaggio all’influenza del vicepresidente Paolo Fantoni che lo produce.

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Uno degli stand del Salone del mobile di Milano 2021.

La difficile ricerca di un presidente del Salone

Ora gli imprenditori del settore sono non solo preoccupati per le scelte degli organizzatori, ma anche molto arrabbiati. Lo dimostra il fatto che Feltrin non riesce a trovare un collega che accetti di fare il presidente del Salone, carica fino a ieri ambitissima, e che negli ultimi anni è stata ricoperta da Claudio Luti, il patron di Kartell che tra i primi era riuscito a legare l’arredo con il design facendolo diventare un prodotto di moda. Feltrin l’ha offerta recentemente a Maria Porro, presidente di Assarredo, che ha declinato. Fino a qualche tempo fa avrebbe voluto farlo direttamente lui (cumulo peraltro mai verificatosi prima, secondo le regole non scritte dell’associazione), ma ora ci ha ripensato visto il rischio di diventare il depositario delle critiche se la manifestazione dovesse essere un flop. Nessuno però, a questo punto, vuol fare il capro espiatorio. Lo stallo sta mettendo in fibrillazione anche il governo, che aveva premuto affinché l’edizione 2021 del Salone potesse tenersi, sia pure dando per scontato che il numero di solito gigantesco dei buyer esteri sarebbe stato minore per via delle restrizioni ai viaggi aerei. Il Salone infatti è stato sinora il simbolo del Made in Italy nel mondo e tale, nelle aspettative di tutti, doveva rimanere per dare al Paese un messaggio di fiducia. Anche Fiera Milano, che l’anno scorso ha chiuso il bilancio con perdite rilevanti, aspettava con comprensibile ansia il suo rilancio.