Salone del libro di Torino, la rinuncia di Paolo Giordano alla direzione diventa un caso politico

Redazione
16/02/2023

Le dichiarazioni dello scrittore designato per il dopo Lagioia circa pressioni della destra scatenano la valanga. Appendino del M5s annuncia una interpellanza al ministero della Cultura seguita dalle dem D'Elia e Manzi. Il consigliere di Sangiuliano Giubilei rispedisce le accuse al mittente. Cosa è successo.

Salone del libro di Torino, la rinuncia di Paolo Giordano alla direzione diventa un caso politico

L’affaire Salone del Libro di Torino si ingrossa, tanto da essere arrivato a Roma. Il passo indietro del direttore designato per il post Nicola Lagioia, Paolo Giordano, che mercoledì ha denunciato pressioni politiche da parte della destra, ha infatti scatenato una vera e propria valanga.

M5s e Pd contro il ministro Gennaro Sangiuliano

Tra le prime a intervenire l’ex sindaca di Torino e ora deputata M5s Chiara Appendino che ha presentato al ministero della Cultura un’interpellanza per «fare chiarezza sulle imposizioni di nomi di destra nel comitato editoriale del Salone del libro di Torino di cui ha parlato Paolo Giordano». Lo scenario, ha aggiunto, «è preoccupante perché dimostrerebbe la precisa volontà di mettere le mani sull’autonomia della cultura. Il ministero, che ha posto sotto tutela il marchio del Salone, deve garantire il pluralismo e tutelare la libertà di pensiero». A ruota l’hanno seguita Irene Manzi e Cecilia D’Elia, rispettivamente capogruppo Pd in Commissione Cultura di Camera e Senato, che hanno annunciato una interrogazione urgente al ministro Gennaro Sangiuliano. «La destra di governo ha provato a commissariare Paolo Giordano e a ledere l’indipendenza e l’autonomia del Salone del Libro di Torino, imponendo nomi di area nel comitato editoriale», hanno dichiarato le due dem. «Un fatto inaudito che dimostra l’atteggiamento predatorio dell’Esecutivo, che crede che vincere le elezioni dia il diritto a occupare ogni spazio pubblico». «La cultura non può essere lottizzata», hanno aggiunto, «per sua natura è libera: è gravissimo minare le basi per una direzione indipendente. La Fiera del libro è una delle migliori esperienze editoriali, culturali e civili del nostro Paese, costruita negli anni all’insegna del pluralismo, della promozione della lettura e della libera circolazione delle idee». Duro anche il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano. «Il ritiro della candidatura di Paolo Giordano alla direzione del Salone del Libro rivela scenari inquietanti», ha scritto su Twitter. «La destra di Meloni vuole riscrivere la storia d’Italia (riabilitando l’Msi) e le scalette di Sanremo. Dal Governo vuole occupare la Rai e ora anche il Salone di Torino?».

Giordano: «La cultura e il Salone del libro non meritano di essere lottizzati»

Giordano, rifiutando il ruolo di nuovo direttore, mercoledì aveva alluso a una sorta di commissariamento da parte del governo, che non gli avrebbe garantito la necessaria indipendenza nella gestione del Salone. «Mi sembra non ci siano più le condizioni», aveva dichiarato l’autore di Tasmania. «Negli ultimi giorni ho avvertito che non ci sarebbe stata piena libertà, per me necessaria per accettare l’incarico di direttore del Salone. Ho percepito chiaramente che non sarei stato pienamente libero, e inevitabilmente ho preso la decisione di tirarmi fuori. Allo stesso tempo, devo ammettere di non aver capito quali fossero i dubbi nei miei confronti, quali le mancanze da colmare, quali gli ostacoli. Ma, come detto, allo stato delle cose si sarebbe arrivati a una guida non totalmente libera». Più che di pressioni politiche, Giordano ha parlato di «convenienze e posizionamenti. Ma la cultura, e il Salone del Libro, non meritano in ogni caso di essere lottizzati dal partitismo». Lo scrittore ha ammesso come siano state fatte «richieste specifiche per dei nomi da includere nel comitato editoriale», aspetto su cui non avrebbe «potuto negoziare, e non perché viva in un mondo in cui non esistano negoziazioni, non esista la politica. Ma, nella mia idea, il Salone del libro, come ha ribadito lo stesso Nicola (Lagioia, ndr), deve essere indipendente. Non a caso, negli anni di direzione Lagioia ha avuto la possibilità di portare la sua visione con la massima libertà, come dovrebbe essere sempre in questi casi».

Con Tasmania Giordano indaga la nostra apocalisse e le vie della salvezza
Paolo Giordano (Getty Images).

I desiderata di Sangiuliano per il comitato editoriale del Salone

Come riportato da La Stampa, il ministro Sangiuliano avrebbe espresso, o meglio, suggerito garbatamente, i suoi desiderata al coordinatore del comitato direttivo del Salone (l’organo che deve nominare il direttore) e presidente del Circolo dei lettori Giulio Biino, e cioè alcuni nomi da inserire nel comitato editoriale. Una novità visto che come chiarito dallo staff che sta preparando l’edizione 2023 «i consulenti editoriali sono nominati dal Salone è la procedura», quindi non dal ministero o altri enti. Secondo alcune fonti sentite dal quotidiano torinese, la destra avrebbe caldeggiato l’ingresso in squadra di Giordano Bruno Guerri, Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco e Alessandro Campi. L’unico a confermare è stato Veneziani: «Mi avevano sondato», ha risposto a La Stampa, «ma non sono disponibile».

Francesco Giubilei, il prezzemolino di destra dei talk finito al ministero
Francesco Giubilei.

Giubilei: «Nessuna ingerenza. Giordano spieghi i veti su intellettuali solo perché di destra»

Piccata la reazione di Francesco Giubilei, consigliere di Sangiuliano. «Non c’è stata alcuna ingerenza da parte del ministero della Cultura. Giordano spieghi i veti sugli intellettuali solo perché di destra. Il pluralismo non è garantito», ha tuonato in un lungo thread su Twitter. Chiarendo che «il ministero della Cultura non ha nessuna posizione nel Cda del Salone del libro di Torino né potestà di alcun genere sulla manifestazione. Il ministro Gennaro Sangiuliano ne è consapevole e rispetta lo statuto della manifestazione». Inoltre, osserva Giubilei, «la richiesta di collaborazione con il ministero è arrivata direttamente dagli organizzatori del Salone del libro» e dopo tale richiesta «il ministero ha proposto alcuni nomi nel comitato editoriale del Salone del libro per garantire un pluralismo che nei fatti non c’è stato». Lo scrittore Paolo Giordano, conclude il consigliere del ministro, «dovrebbe spiegare perché non può collaborare con persone della caratura di Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Campi e Giordano Bruno Guerri».

Slitta ancora la decisione sul prossimo direttore del Salone

E mentre continua la bagarre politica, il Comitato direttivo ha preso altro tempo posticipando a giugno la decisione sul nuovo direttore. E dire che l’addio di Lagioia era noto dallo scorso maggio. L’ipotesi della destra di presentare come candidati alternativi a Giordano (vincitore annunciato) Elena Loewenthal (ex direttrice del Circolo dei lettori) e Giuseppe Culicchia, sgraditi però ai soci privati, è naufragata. Dopo mesi di rimpalli il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e il presidente della Regione, Alberto Cirio, speravano di aver trovato la quadra: Giordano direttore, Loewenthal vice e Culicchia al Circolo dei lettori. Niente da fare, si deve ripartire da zero.