Nel primo lunedì del 2023 partono i saldi in due Regioni italiane. Si tratta di Basilicata e Sicilia, che da oggi vedono i propri negozi popolarsi di sconti e promozioni, ma anche, sperano, di clienti. Domani toccherà alla Valle d’Aosta. Il resto delle Regioni, invece, partirà il 5, per saldi che si chiuderanno nel mese di marzo. L’unica a non aver programmato date per la scontistica, affidando ampi margini di manovra ai singoli negozianti, è la provincia autonoma di Trento. Confcommercio, con una ricerca dell’Ufficio Studi, ha stimato che la spesa media sarà di circa 133 euro a testa, con un giro d’affari complessivo da 4,7 miliardi di euro. E secondo lo studio, ad acquistare prodotti e beni di varia natura sfruttando gli sconti saranno 15,4 milioni di famiglie.

Confcommercio: «Stimata crescita del 10 per cento»
Il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni, evidenzia come il periodo delle promozioni piaccia agli italiani. Per lui si tratta di «saldi molto apprezzati dai consumatori per l’ampia scelta di prodotti di moda, tendenza e qualità. E saranno veramente tanti e ottimi gli affari che si potranno fare negli esercizi commerciali e nelle boutique delle nostre città. Maglieria, pantaloni, giacconi, scarpe, accessori saranno ora più che mai oggetto dei desideri per via dei prezzi che non hanno subito aumenti come invece in altri settori che hanno risentito dell’inflazione. Con queste premesse, stimiamo una crescita dei saldi di oltre il 10 per cento, che sarà più utile alla liquidità piuttosto che ai guadagni».

Coldiretti: «Si può risparmiare anche a tavola»
Gli sconti toccheranno anche un gran numero di alimenti e prodotti tipici del periodo natalizio, ormai agli sgoccioli. Coldiretti spiega: «A conclusione delle festività di fine anno c’è l’opportunità infatti di risparmiare anche sulla tavola per motivi esclusivamente commerciali che non influiscono in alcun modo sulle caratteristiche qualitative dei prodotti». Viene ricordata l’importanza di verificare la data di scadenza. L’opportunità riguarda «quanti non sono ancora completamente appagati dai menù delle feste di fine anno con le tavole del Natale e del Capodanno imbandite da ben 5,2 miliardi di euro di cibi e bevande».