Il futuro di Saipem nelle mani di banche e azionisti

Marco Zini
30/03/2022

La riunione a Palazzo Chigi non decide sui futuri assetti di Saipem. Ma le banche che supportano il corposo aumento di capitale sarebbero orientate a confermare l'attuale ad. Ora manca il parere del capoazienda Eni Claudio Descalzi.

Il futuro di Saipem nelle mani di banche e azionisti

A margine di una riunione che si è tenuta a Palazzo Chigi martedì 29 marzo (presenti Mario Draghi, Daniele Franco, Roberto Garofoli, Antonio Funiciello, Francesco Giavazzi, Dario Scannapieco) sul tema nomine, nella quale non si è parlato di nomi ma solo di criteri, è stato affrontato anche il dossier Saipem. In questo caso non c’è alcuna scadenza del cda in ballo, ma andava fatto il punto alla luce delle decisioni prese recentemente per fronteggiare le perdite emerse. E cioè un aumento di capitale da 2 miliardi più un prestito ponte di 1,5 miliardi a fronte di un “rosso” di 2,4 miliardi, ma anche per ragionare sulla strategicità della società controllata da Cdp ed Eni nella attuale situazione di emergenza energetica prodotta dalla guerra in Ucraina. Nell’occasione non è stata presa alcuna decisione, rimandando ogni valutazione all’esito di una successiva riunione che si svolgerà nei prossimi giorni, cui parteciperà anche l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.

caio e il futuro di Saipem nelle mani degli azionisti e delle banche
Il Ceo Eni Claudio Descalzi (Getty Images).

Il futuro di Caio in mano agli azionisti

Il nodo da sciogliere è quello della squadra di management cui affidare il risanamento di Saipem. Francesco Caio, ceo della società leader nelle infrastrutture energetiche, presentando la scorsa settimana al mercato la revisione del piano industriale al 2025, ha dichiarato che il suo futuro «andrebbe chiesto agli azionisti», ma che lui ha «pianificato di continuare con questo team con cui si lavora bene nonostante la fase difficile». In effetti sia con gli innesti di Paolo Calcagnini (provenienza Cdp, competenze finanziarie) e del direttore generale Alessandro Puliti (provenienza Eni, competenze tecniche), sia con lo smantellamento delle divisioni, avvenuto per scelta di Caio tra ottobre 2021 e gennaio 2022, l’assetto operativo di Saipem è già radicalmente cambiato rispetto all’epoca in cui erano state prese le commesse che hanno provocato il “buco” e a capo della società c’era Stefano Cao.

Il futuro di Saipem e di caio nelle mani di banche e azionisti
Francesco Caio, ad Saipem (da Dagospia).

Ora la parola sui futuri assetti manageriali passa alle banche

Ora gli azionisti e il governo dovranno capire se il sistema bancario chiamato a supportare la manovra finanziaria (il 57 per cento della ricapitalizzazione sarà coperto grazie a un accordo di pre-underwriting sottoscritto da sette degli otto istituti di credito coinvolti, che sono Banco Bpm, Bnp Paribas, Citibank, Deutsche Bank, Hsbc, Illimity, Intesa e UniCredit) richiederà ulteriori cambiamenti – la sostituzione dell’ad o addirittura l’azzeramento dell’intero cda – oppure riterrà sufficienti quelli già realizzati. In effetti alcuni banchieri e in generale il mercato (il titolo ieri ha chiuso a 1,14 euro, ancora sotto l’1,3 euro del giorno del profit warning ma avendo recuperato rispetto al minimo di 0, 92 toccato il 7 marzo) hanno preso atto con favore che è stata eliminata la stortura nella governance di Saipem che ha prodotto gli errori di sottovalutazione di rischi tecnologici e di esecuzione della passata gestione, e cioè quei contratti “fallati” non erano passati al vaglio del cda di allora perché le varie divisioni interne facenti capo all’ad avevano autonomia gestionale fino a un miliardo di euro.

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