La vicenda del Nord Stream può diventare un rischio nei rapporti all‘interno dell‘alleanza occidentale e con l‘Ucraina. Sono ancora molti i dettagli da definire nel caso del sabotaggio del gasdotto che passa sotto il Mar Baltico, ma da ciò che è emerso sinora pare essere esclusa comunque la responsabilità della Russia, salvo un’improbabile operazione false flag, e la pista porterebbe dritta in Ucraina. Da Kyiv si è negata ogni responsabilità, e anche se le indagini ufficiali sono ancora in corso in Germania, Danimarca e Svezia, le inchieste dei media tedeschi e statunitensi convergono sull’implicazione di gruppi pro-ucraini.
Così il Nyt e l’intelligence Usa hanno anticipato ciò che a Berlino stava per essere pubblicato
Questa formula, usata per la prima volta dal New York Times, è stata ripresa nella narrazione occidentale, anche se molto vaga. Il quotidiano americano, imbeccato puntualmente dall’intelligence, ha fornito una prima versione che è stata confermata da media tedeschi che hanno ricostruito nei particolari parte dell’accaduto. Non è un caso che gli sviluppi siano emersi dopo l’incontro a Washington tra il presidente Joe Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, al quale con grande probabilità erano stati anticipati i risultati sia dell’inchiesta della procura generale tedesca sia del pool investigativo giornalistico coordinato dalla tv pubblica Zdf. L’articolo del Nyt, non proprio ricco di dettagli, salvaguardando Volodymyr Zelensky sembra quasi aver voluto anticipare ciò che in Germania stava per essere reso noto.

Il sabotaggio del Nord Stream è di fatto un attacco contro la Germania
La questione è di prim’ordine. Con l’assoluzione implicita della Russia, che a meno di terremoti può darsi come acquisita, è evidente che l’attacco subito dalla Germania sia stato opera di alleati, siano essi ucraini, come ipotizzato in ultima istanza, o statunitensi e norvegesi, come scritto dal premio Pulitzer Seymour Hersh, oppure ancora britannici e polacchi, secondo le prime accuse arrivate da Mosca dopo il sabotaggio del settembre scorso. A Berlino si è ancora molto cauti, ma la visita di Scholz a Biden, i riscontri, seppur provvisori, della Bundesstaatsanwaltschaft, la procura generale, e le inchieste dei media, confermerebbero che il vaso è stracolmo e la Germania non è più disposta a fare finta di nulla: l’attacco al Nord Stream è stato di fatto un atto di guerra, visto che il contesto è quello del conflitto tra Russia e Ucraina, alla quale si affiancano Nato e Unione Europea, compiuto un commando coordinato probabilmente da uno o più Paesi alleati. La versione del gruppo pro-ucraino di cui nessuno sa nulla e slegato dai servizi di qualsiasi Paese coinvolto sta difficilmente in piedi.

L’appoggio di Berlino a Kyiv, mai stato incrollabile, potrebbe ulteriormente indebolirsi
Ecco perché presto dovrà esserci un chiarimento, in parte anche pubblico come sta avvenendo, in cui le responsabilità sul fronte occidentale vengano definite. Il che non implica necessariamente una svolta per la Germania che ha visto affondare, forse definitivamente, un progetto che forse aveva fatto il suo tempo visto che la Russia ha già stabilito che il gas nei prossimi anni non arriverà più in Europa e prenderà le vie dell’Est. È però evidente che si tratta di un colpo alle spalle difficile da digerire, anche in prospettiva di una guerra che avrà tempi molto lunghi e che metterà ancora alla prova la solidità delle alleanze. Soprattutto se verrà confermata la pista ucraina, che anche gli Stati Uniti paiono voler sostenere, forse per distogliere l’attenzione da se stessi. Le smentite di Kyiv non bastano certo a eliminare le ombre, visti anche i precedenti, dall’assassinio di Daria Dugina al missile ucraino finito in Polonia, e la fiducia sulla direttrice Berlino-Kyiv, mai stata incrollabile, diventerebbe ancora più fragile.

La Germania alzerà le richieste nella partita della ricostruzione dell’Ucraina
Concretamente vorrebbe dire più cautela negli aiuti, considerando anche la situazione sul campo, molto annacquata dalla propaganda, e le dichiarazioni sempre più frequenti del Pentagono secondo cui per Zelensky raggiungere gli obiettivi dichiarati di respingere le truppe russe oltre i confini del 2014, liberando anche la Crimea, sarà molto complicato. La Germania, che è ben ancorata nella Nato, nel caso Nord Stream non vuole ingoiare il rospo, continuerà a stare al gioco, alzando probabilmente le richieste quando all’ordine del giorno ci sarà la ricostruzione dell’Ucraina, già per altro avviata, che prima o poi assumerà in contorni di una vera spartizione.