Dopo l’arresto scattato lo scorso mese al suo rientro in Georgia e settimane di sciopero della fame, Mikheil Saakashvili è stato trasferito in una struttura sanitaria. Lo ha riferito il sistema penitenziario georgiano, che ha quindi confermato le indiscrezioni sullo stato di salute dell’ex presidente georgiano e leader dell’opposizione, arrestato qualche settimana fa. Una notizia che rischia di creare ulteriori tensioni, dopo le proteste di metà ottobre. Secondo fonti locali, circa 50mila georgiani erano scesi in piazza chiedendo a gran voce la scarcerazione di Saakashvili.
Chi è Mikheil Saakashvili
Mikheil Saakashvili è stato arrestato lo scorso 1 ottobre, alla vigilia delle elezioni di sabato 2. Una notizia che è arrivato proprio il giorno dopo il suo rientro in patria, dopo un esilio di 8 anni. L’ex presidente, al potere dal 2004 al 2007 e dal 2008 al 2013, si era rifugiato in Ucraina. Nel 2018 è arrivata la condanna in contumacia a sei anni di carcere per abuso di potere e così, appena fatto rientro nei confini della Georgia, è scattato l’arresto. Ma i rapporti con il suo paese d’origine sono tesi ormai da tempo. Nel 2014 venne nominato governatore della regione ucraina di Odessa dopo aver ricevuto la cittadinanza ucraina ed essersi schierato a favore del movimento ucraina antirusso Euromaidan. Poco dopo, gli fu revocata la cittadinanza georgiana. Ma non è finita, perché due anni più tardi, Saakashvili si ritrovò anche senza quella ucraina, revocatagli nel 2016 e poi restituitagli nel maggio 2019.
Saakashvili, si rischia lo scontro tra Ucraina e Georgia
L’esilio, le accuse e il carcere, però, non hanno intaccato il carisma di Saakashvili, che tuttora è considerato il principale esponente di opposizione georgiana. L’emblema del suo appeal sul popolo georgiano sono proprio le proteste scattate nei giorni immediatamente successivi al suo arresto. Inoltre, in favore di Saakashvili si è schierata anche l’Ucraina, che ne ha chiesto il rimpatrio, e si sono espresse anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Fari puntati sulla gestione giudiziaria che la Georgia terrà sulla vicenda, un «banco di prova per il sistema georgiano», come ha dichiarato l’ambasciatrice statunitense in Georgia, Kelly Degnan.