L’ex premier ed ex presidente russo Dmitry Medvedev, adesso vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale, ha detto che, dopo l’esclusione della Russia dal Consiglio d’Europa e le sanzioni comminate a cittadini e entità russe, nel Paese può essere possibile la reintroduzione della pena di morte per reati particolarmente gravi. «Non abbiamo un reale bisogno di relazioni diplomatiche. È arrivato il momento di chiudere le ambasciate», ha dichiarato Medvedev. «Le sanzioni sono una buona ragione per rivedere le nostre relazioni una volta per tutte con i Paesi che le hanno introdotte, inclusi anche i negoziati sulla stabilità strategica». La Russia, ha spiegato spiegato ancora Medvedev, risponderà al sequestro di denaro di società e cittadini russi all’estero, facendo lo stesso con i fondi di compagnie straniere e stranieri nel Paese.

Pena di morte in Russia, l’ultima esecuzione nel 1996
Il regolamento del Consiglio d’Europa vieta ai Paesi membri di applicare la pena di morte, anche per i crimini più gravi, e di farlo in qualsiasi momento in futuro. Coerentemente con questa regola, il 25 gennaio 1996 il Consiglio d’Europa ha richiesto alla Russia di applicare una moratoria immediata e l’abolizione completa della pena di morte entro tre anni, cosa che Mosca ha effettivamente fatto: la Russia non ha più giustiziato nessuno a partire dal 1996 e ha introdotto la moratoria (a tempo indefinito) l’anno seguente. L’ultima persona a essere stata giustiziata è stata il serial killer Sergey Golovkin, condannato per lo stupro e l’uccisione di oltre 30 bambini.

Pena di morte in Russia, mai stata formalmente abolita
Tuttavia la pena di morte per fucilazione non è stata formalmente abolita ed è rimasta nel Codice Penale russo, prevista per cinque crimini: omicidio (con alcune circostanze aggravanti), attentato alla vita di un giudice, di un ufficiale di polizia, di un politico; genocidio. Il tentativo di ripristinare la pena capitale viene sostenuto da tempo da diversi legislatori, tra cui il deputato Mikhail Sheremet, del partito al governo Russia Unita, nato tra l’altro Džankoj, in Crimea.