Un altro suicidio tra i vertici delle forze di sicurezza russe. Vladimir Makarov, ex vice capo del Centro E, l’unità anti-estremismo del ministero dell’Interno è stato trovato morto lunedì 13 febbraio nella sua casa di campagna a Golikovo, a nord-ovest di Mosca.
Tra le cause del suicidio forse la depressione dopo il licenziamento
Makarov, definito uno dei principali organizzatori della caccia agli attivisti di opposizione e ai giornalisti scomodi, era stato sollevato dall’incarico dal presidente Vladimir Putin a fine gennaio. Questo, secondo la stampa locale, lo avrebbe spinto a togliersi la vita. Il Centro “E”, creato nel 2008, è una unità della polizia incaricata di perseguitare gli attivisti dell’opposizione e di monitorare le pubblicazioni sui social network critiche nei confronti delle autorità. Secondo il canale Telegram Baza, con presunti collegamenti con i servizi russi, Makarov, 72 anni, si sarebbe sparato con un fucile da caccia davanti alla moglie. Nella casa erano custodite varie armi. Le stesse fonti anonime hanno ipotizzato che fosse depresso a causa del licenziamento.
I precedenti suicidi di Lobachev, ex generale del FSB, e di Stoskov del SVR
Makarov è l’ultima figura di spicco della sicurezza russa a essersi tolta la vita negli ultimi mesi. La scorsa estate erano stati trovati morti il maggiore generale in congedo del servizio di sicurezza federale (FSB) Evgeny Lobachev e il maggiore generale del servizio di intelligence straniero (SVR) Lev Sotskov. Il corpo di Lobachev, 76 anni, era stato trovato a luglio in centro a Mosca, sul pianerottolo di casa. L’agenzia TASS parlò di suicidio. Accanto al corpo venne rinvenuta una pistola. Lobachev sarebbe stato affetto da una grave malattia e in difficoltà finanziarie. Un mese prima, a giugno, un altro ex militare, il 90enne Sotskov, era stato trovato senza vita nel suo appartamento a Mosca con una pistola vicino al corpo. In questo caos il generale, che per 40 anni aveva lavorato per l’intelligence anche all’estero, aveva lasciato il biglietto d’addio: «La pistola è una reliquia delle battaglie sul fiume Khalkhin Gol. L’ho ricevuta quando ero un rappresentante presso il Servizio dell’intelligence della Mongolia». La battaglia di Khalkhin Gol, combattuta tra il maggio ed il settembre 1939 tra le forze dell’Esercito imperiale giapponese e dell’Armata Rossa, supportata da truppe mongole, finì con la completa disfatta dell’esercito nipponico, del tutto privo di mezzi corazzati all’altezza di quelli degli avversari.