Così la Russia sta espandendo la sua presenza in Serbia
Almeno 1000 aziende, tra cui il colosso Yandex e l'agenzia di stampa Sputnik, e 50 mila cittadini russi si sono trasferiti in Serbia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Ad attirarli, il no alle sanzioni e la tradizionale vicinanza a Mosca.
L’invasione dell’Ucraina ha messo in evidenza i legami tradizionalmente stretti tra Serbia e Russia: intenzionata a mantenere ottimi rapporti con Mosca, Belgrado sta offrendo “rifugio” a numerose aziende russe (incluso il gigante tecnologico Yandex) che stanno affrontando in patria le conseguenze delle sanzioni occidentali. Secondo un’inchiesta della rete televisiva serba Nova S, sono oltre 1000 le società di cittadini russi registrate in Serbia dall’inizio della guerra: la maggior parte di esse opera nel settore informatico e consente loro di legalizzare rapidamente il soggiorno nel Paese, dove altrimenti potrebbero ottenere solo un visto turistico valido 30 giorni.

Cinquantamila cittadini russi si sono trasferiti in Serbia dall’inizio della guerra
Dalla fine di febbraio, secondo un’indagine condotta dal giornale tedesco Deutsche Welle, circa 50 mila cittadini russi si sarebbero trasferiti in Serbia, Paese che non si è unito alle nazioni occidentali nell’imporre sanzioni al Cremlino. Il mese scorso, il ministro dell’Interno serbo Aleksandar Vulin ha incontrato il collega degli Esteri russo Sergei Lavrov a Mosca, sottolineando che la Serbia è stato l’unico Paese in Europa a non imporre sanzioni, evitando di farsi prendere da quella che ha definito «isteria anti-russa». Trasferendo la sede legale a Belgrado e dintorni, le aziende russe non solo mantengono l’accesso ai mercati europei, ma permettono anche a dirigenti e dipendenti di poter tornare comodamente in Russia se necessario: mentre la maggior parte dei Paesi europei ha interrotto i collegamenti con la Federazione, da Belgrado i voli per Mosca continuano a partire regolarmente.
LEGGI ANCHE: Serbia, Bosnia e Montenegro: perché la Russia punta i Balcani occidentali

Dopo Yandex e Sputnik, a Belgrado è in arrivo anche RT
All’inizio dell’estate Yandex, il principale motore di ricerca russo (e ottavo al mondo), ha aperto un nuovo ufficio per 700 dipendenti nel quartiere centrale di Dorcol, a Belgrado. Il fondatore dell’organizzazione registrata in Serbia è Petr Popov, fino ad aprile a capo di Yandex Technologies LLC e del gruppo aziendale di ricerca, pubblicità e servizi cloud. Lo stesso distretto dalla capitale serba ospita anche la redazione dell’agenzia di stampa statale russa Sputnik, che continua a operare a Belgrado nonostante sia stata bandita dall’Unione europea. Il mese scorso la caporedattrice Ljubinka Milinčić ha dichiarato che presto in città aprirà un ufficio di rappresentanza anche l’emittente Russia Today, altro organo di propaganda del Cremlino che è stato costretto a cessare le operazioni negli Stati Uniti e nell’Ue dopo l’invasione dell’Ucraina: una presenza che non altererà il panorama dei media in Serbia, già ampiamente influenzato dalle voci russe. Questo è apparso evidente in occasione delle recenti tensioni in Kosovo, nel corso delle quali buona parte della copertura in lingua russa è sembrata “spingere” verso la possibilità di una nuova guerra nei Balcani.

Secondo diversi analisti, il Cremlino probabilmente tenterà di usare la sua posizione in Serbia per promuovere l’instabilità e distrarre i politici occidentali dall’Ucraina. A giugno, un sondaggio del Demostat Research Center ha mostrato che il presidente russo Vladimir Putin è il politico straniero più popolare della Serbia, dove oltre il 50 per cento degli abitanti crede che la Nato sia responsabile degli eventi in Ucraina.