Nazioni unite, i Paesi che si sono schierati al fianco della Russia

Matteo Innocenti
14/10/2022

Assieme a Mosca, si sono opposti alla risoluzione Onu che condanna l'annessione dei territori ucraini la Bielorussia del fidato Lukashenko, la Siria di Assad, la Corea del Nord degli affari militari con Kim e il Nicaragua dove Ortega è un vecchio partner. Gli ultimi fedelissimi rimasti con Putin.

Nazioni unite, i Paesi che si sono schierati al fianco della Russia

Il 12 ottobre, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha votato a stragrande maggioranza a favore di una risoluzione che condanna il «tentativo di annessione illegale» di quattro regioni dell’Ucraina alla Federazione russa, chiedendo che il Cremlino ritiri immediatamente le sue truppe dai territori occupati. Sebbene la risoluzione Onu non sia vincolante, come continuano a sottolineare media e commentatori filorussi, si tratta di un’importante vittoria simbolica per l’Ucraina e i suoi alleati, che arriva dopo referendum-farsa. Hanno votato a favore 143 Paesi, 35 si sono astenuti (tra essi la Cina) e solo in cinque si sono opposti alla risoluzione delle Nazioni unite: Russia, ovviamente, poi Bielorussia, Siria, Corea del Nord e Nicaragua.

Bielorussia: Lukashenko è il principale alleato di Putin

Contro la risoluzione 68/262 dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, che ha riconosciuto la Crimea e Sebastopoli entro i confini internazionali dell’Ucraina respingendo la validità del referendum del 2014, votarono in 11: oltre ai Paesi già citati, si erano schierati a fianco di Mosca anche Armenia, Bolivia, Cuba, Sudan, Venezuela e Zimbabwe. Oggi i Paesi filorussi sono rimasti quattro. Per quanto riguarda la Bielorussia, al netto di qualche timido tentativo di smarcarsi da Vladimir Putin, Alexander Lukashenko rimane il principale alleato dello zar. Nei giorni scorsi l’ultimo dittatore d’Europa (è ininterrottamente al potere dal 1994) ha ammesso la partecipazione della Bielorussia alla cosiddetta “operazione speciale militare”, puntando il dito contro Kyiv e Nato. Successivamente ha accusato Ucraina, Polonia e Lituania di addestrare militanti bielorussi radicali per destabilizzare il Paese e ha allertato le sue forze armate, annunciando un’operazione anti-terrorismo con cui rispondere alle provocazione dei “vicini”.

Nazioni Unite, i Paesi che si sono schierati al fianco della Russia: Bielorussia, Siria, Corea del Nord e Nicaragua.
Vladimir Putin e Alexander Lukashenko (Getty Images)

Siria: lo stretto legame con Assad e l’intervento nel 2015

Passando alla Siria, il regime di Bashar al-Assad dipende in gran parte dall’aiuto di Putin. Nel 2015 le truppe russe intervennero per salvare Assad, che nella guerra civile (ancora in corso) si trovava a settimane dalla perdita del cuore alawita della Siria occidentale, rimettendo Aleppo e tutto il resto del Paese, ad esclusione dell’area di confine con la Turchia, nelle sue mani. Nel marzo del 2022 l’esercito siriano ha lanciato una campagna di reclutamento, non per addestrare nuovi soldati destinati al fronte interno, bensì all’Ucraina.

Nazioni Unite, i Paesi che si sono schierati al fianco della Russia: Bielorussia, Siria, Corea del Nord e Nicaragua.
Bashar al-Assad e Vladimir Putin (Getty Images)

Corea del Nord: Mosca sta comprando armi da Pyongyang

In quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, al pari della Cina, la Russia può bloccare le sanzioni relative ai test nucleari nordcoreani e ai lanci di missili balistici. Sostenere Mosca non costa nulla a Pyongyang, capitale di un Paese isolato comunque dal mondo, che in cambio riceve benefici economici: secondo l’Intelligence statunitense, la Russia sta comprando munizioni e armi dalla Nord Corea, da impiegare nella guerra in Ucraina. Un’ulteriore conferma dello stretto rapporto tra Putin e Kim Jong-un.

Nazioni Unite, i Paesi che si sono schierati al fianco della Russia: Bielorussia, Siria, Corea del Nord e Nicaragua.
Kim Jong-un e Vladimir Putin (Getty Images)

Nicaragua: Ortega è un vecchio partner del Cremlino

Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, è in carica dal 2007, dopo aver già guidato il Paese centroamericano dal 1985 al 1990, durante la rivoluzione sandinista. In parole povere, Ortega è un vecchio partner del Cremlino fin dall’epoca sovietica, tanto rimpianta da Putin. Nel 2008 il Nicaragua fu il primo Paese a riconoscere l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia meridionale. E da allora il rapporto si è fatto sempre più saldo: basti pensare che a giugno, con la scusa di «esercitazioni di addestramento e scambio di operazioni di aiuto umanitario, missioni di ricerca e salvataggio in situazioni di emergenza o disastri naturali», il regime di Ortega ha approvato l’arrivo in Nicaragua di truppe dalla Russia con navi, aeronavi e materiale bellico, a una distanza relativamente breve dagli Stati Uniti.

Nazioni Unite, i Paesi che si sono schierati al fianco della Russia: Bielorussia, Siria, Corea del Nord e Nicaragua.
Daniel Ortega (Getty Images)

Il caso del Venezuela, privato del diritto di voto

Il Venezuela, contrario alla risoluzione del 2014, questa volta non ha votato. Ma se ne avesse avuto la possibilità, i Paesi pro-Russia sarebbero stati cinque. Lo Stato guidato da Nicolás Maduro, che vota costantemente nell’interesse della Russia, ha perso il diritto di voto alle Nazioni unite per non aver pagato la quota all’organismo multilaterale. Oltre al Venezuela sono stati raggiunti dal provvedimento Iran, Sudan, Antigua e Barbuda, Isole Comore, Congo, Guinea, Papua Nuova Guinea, São Tomé e Príncipe, Somalia e Vanuatu. L’articolo 19 della Carta delle Nazioni unite prevede la sospensione del diritto di voto nell’Assemblea Generale quando gli arretrati siano pari o superiori agli importi dei contributi che avrebbero dovuto essere versati in due anni: il Venezuela deve pagare circa 40 milioni di dollari.