Russia, Putin vuole creare centri di adattamento per lavoratori immigrati

Redazione
30/08/2022

Putin vuole creare 'centri di adattamento' dove i lavoratori immigrati degli Stan centroasiatici possano imparare la lingua, la cultura e le leggi russe. Intanto l'ambasciata uzbeka di Mosca mette in guardia i cittadini dall'arruolarsi.

Russia, Putin vuole creare centri di adattamento per lavoratori immigrati

Centri di “adattamento” in cui i lavoratori immigrati possano imparare le tradizioni, i costumi, la cultura e le leggi locali. Oltre a ricevere supporto legale e psicologico. No, non è l’ultima proposta elettorale di Matteo Salvini o di Giorgia Meloni ma una iniziativa di Igor Barinov, capo dell’Agenzia federale russa per gli affari delle nazionalità accolta con favore da Vladimir Putin.

I rischi di un afflusso massiccio di lavoratori immigrati in Russia

Durante l’incontro con il presidente russo – la cui trascrizione è stata pubblicata sul sito del Cremlino – Barinov, sottolineando come l’economia nazionale abbia sempre più necessità di manodopera straniera, ha evidenziato il fatto di come massicci flussi di immigrati possano portare a un cambiamento del «paesaggio etno-culturale» della Federazione con il rischio di creare enclave e aumentare la «criminalità di stampo etnico». Per dare un’idea del fenomeno, nel 2021, lavoravano in Russia 4,5 milioni di uzbeki, 2,4 milioni di tagiki e 920 mila kirgizi.

In Russia centri di adattamento per lavoratori immigrati
Vladimir Putin e Igor Barinov (dal sito del Cremlino).

La proposta di Putin: creare centri di adattamento anche nei Paesi di origine

Per risolvere il problema, Barinov ha così proposto di creare centri ad hoc dove i migranti possano imparare i rudimenti della cultura e della legge russe. Putin non solo ha sposato l’idea ma ha anche rilanciato: perché non creare strutture simili anche nei Paesi di origine? «Nessuno è contrario», ha commentato il presidente russo. «Al contrario, in Uzbekistan, in Tagikistan, in Kirghizistan sono d’accordo. Dobbiamo solo essere più attivi in questi Paesi, anche loro sono interessati. Sono ben consapevoli che le persone, quando lasciano la loro patria e vengono da noi, devono adattarsi, devono conoscere la nostra cultura, la nostra lingua e conoscere la legislazione russa». Barinov ha poi ricordato come l’80,7 per cento dei russi valuti positivamente le relazioni inter-etniche e l’81,4 per cento quelle etno-confessionali. Infine come il 93,4 per cento dei cittadini giudichi fondamentale l’identità russa. E questo nonostante, ha aggiunto il funzionario, «dall’inizio dell’operazione militare speciale» gli «oppositori in Occidente» cerchino di screditare la politica nazionale. Secondo Barinov gli occidentali avrebbero già calcolato «in quante parti dovremmo essere divisi, quale numero massimo di cittadini dovrebbero vivere da queste parti, ma, a quanto pare, non conoscono bene la storia della Federazione Russa: non siamo mai stati una potenza coloniale e ci siamo formati su principi completamente diversi». Lo confermerebbero, almeno stando al Cremlino, gli aiuti umanitari (700 tonnellate dal 24 febbraio a oggi) raccolti in patria e distribuiti nel Donbass. Solo qualche giorno fa, il 26 agosto, Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, aveva annunciato un «progetto di legge per regolare le condizioni per l’ingresso e l’uscita degli stranieri, nonché il loro soggiorno nel Paese».

L’ambasciata uzbeka a Mosca contro l’arruolamento dei cittadini residenti in Russia

Se davvero gli Stan dell’Asia centrale siano d’accordo o meno con la creazione di questi centri non è dato saperlo. Certo è invece che l’ambasciata uzkbeka a Mosca lo scorso 10 agosto ha messo in guardia i cittadini che vivono in Russia dall’arruolarsi con Mosca. Ogni forma di partecipazione ad attività militari in Paesi stranieri, Ucraina compresa, è da considerarsi attività mercenaria punita in patria con la reclusione fino a 10 anni che diventano 20 in Tagikistan. La presa di posizione di Tashkent è arrivata all’indomani della diffusione sul canale tv Betta dell’appello di Jahongir Jalolov, leader della comunità uzkbeka nella regione russa di Perm, ad arruolarsi in battaglioni volontari per combattere contro l’Ucraina. Già a marzo i lavoratori immigrati provenienti da Tagikistan e Uzbekistan erano stati contattati per essere arruolati in cambio della cittadinanza russa.