Da qualche mese il fondatore della Wagner Yevgeny Prigozhin pare apprezzare le luci della ribalta. Il ‘cuoco di Putin’, che fino allo scorso settembre prendeva addirittura le distanze dall’organizzazione paramilitare minacciando querele, ora non solo ha fatto coming out ma anima il dibattito pubblico e politico russo. Lancia strali agli ‘avversari’ di turno – l’ultimo il governatore di San Pietroburgo Aleksandr Beglov – dispensa consigli bellici e di politica economica, e attacca l’élite senza alcun freno.
La furia anti-casta di Prigozhin
L’ultimo affondo l’11 novembre scorso quando a una domanda sul reclutamento dei detenuti nelle carceri ha risposto candidamente: «I prigionieri hanno un livello di coscienza più alto delle élite. Sono solo stati sfortunati una volta nella vita. Ecco perché rispondono in massa alla chiamata alle armi». Naturalmente Prigozhin ha glissato sulla contropartita offerta ai detenuti e cioè la grazia dopo sei mesi al fronte, tant’è. Meglio loro degli oligarchi e degli alti funzionari che, sempre secondo il magnate, non hanno sposato la causa della mobilitazione continuando a vivere nel benessere. Commentando poi l’uccisione di Yevgeny Nuzhin, un mercenario della Wagner giustiziato per tradimento dopo che si era arreso agli ucraini, Prigozhin è stato chiaro: «Non ci sono solo traditori che lasciano la mitragliatrice e passano al nemico, tradendo il loro popolo e la loro patria. Alcuni traditori siedono nei loro uffici, senza pensare alla propria gente».

Se il cuoco di Putin si ispira a Navalny
Questa furia anti-casta e questa retorica anti-élite non sono però casuali. Come racconta Meduza, secondo fonti vicine al Cremlino che ben conoscono l’imprenditore, l’obiettivo ultimo di Prigozhin sarebbe quello di dare vita a un movimento conservatore che in un futuro più o meno lontano potrebbe trasformarsi in partito. Un movimento incentrato sul patriottismo e sullo Stato, pronto a fare da cane da guardia per funzionari e uomini d’affari. Con quali criteri non è dato sapere. Prigozhin, riferiscono sempre le fonti, si sarebbe ispirato alle organizzazioni anticorruzione di Alexei Navalny, oppositore politico che Putin ha assicurato alle patrie galere. «Prigozhin è uno che impara velocemente», riferisce un interlocutore a Meduza. «Può presentarsi come un cittadino del popolo che chiede uguaglianza». Oltre alla retorica anti-casta, Prigozhin ha in mente anche di cavalcare il revanscismo, puntando sul desiderio di vendetta per i fallimenti dell’esercito in Ucraina di cui gli unici responsabili sono, sempre a suo dire, i membri della stessa élite, compreso il ministro della Difesa Sergei Shoigu (che non a caso ha tagliato i contratti ministeriali alla sua Concord). È colpa loro, in altre parole, se le truppe russe non sono entrate a Kyiv nei primi giorni di guerra. Rivendicazioni condivise anche da un altro falco, il leader ceceno Ramzan Kadyrov.
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L’alleanza con i fratelli Kovalchuk
Prigozhin in questa impresa non è solo. Con lui ci sarebbero i fratelli Kovalchuk, uomini d’affari del cerchio magico sanpietroburghese di Vladimir Putin. I tre da più di un anno criticano duramente il governatore della città ed ex alleato Alexander Beglov. Recentemente Prigozhin è andato oltre gli attacchi verbali presentando due ricorsi presso la procura generale in cui accusa il governatore di San Pietroburgo di aver creato una “comunità criminale organizzata” per arricchirsi insieme al suo entourage corrotto. Secondo alcuni Prigozhin in questa partita non giocherebbe il ruolo di protagonista, tutt’altro. Sarebbe un burattino usato dai Kovalchuk per accrescere il loro peso politico agli occhi dello zar.

Le mire abortite su Rodina e le somiglianze con Zhirinovsky
Prima delle elezioni del 2021 i due fratelli Kovalchuk, Mickhail e Yuri (quest’ultimo soprannominato il banchiere di Putin), nsostenevano il partito Nuova Gente entrato poi alla Duma. Anche Prigozhin aveva mire simili: voleva ottenere il controllo del partito di destra populista Rodina che però l’amministrazione presidenziale decise di abbandonare a se stesso. Con l’invasione dell’Ucraina, Prigozhin ha stretto i contatti con Putin. Non si sa però se abbia parlato apertamente allo zar delle sue mire politiche. Il suo progetto del resto sarebbe «di nicchia», è il ragionamento delle fonti vicine al Cremlino, pensato per gli ultra-patriottici, critici nei confronti delle élite e degli alti funzionari. Una retorica che ricorda, secondo alcuni scienziati politici russi, quella di Vladimir Zhirinovsky leader del Partito Liberal-Democratico di stampo populista, nazionalista e fortemente anti-occidentale, scomparso lo scorso 6 aprile. Ma se Zhirinovsky recitava una parte, Prigozhin sta prendendo tutto molto seriamente.
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