I veri numeri delle perdite russe in Ucraina e i nuovi reclutamenti nelle carceri

Redazione
12/10/2022

Secondo un sito indipendente, dall'inizio dell'invasione almeno 90 mila cittadini della Federazione risultano morti, dispersi o gravemente feriti in Ucraina. Intanto anche il ministero della Difesa arruola i detenuti. Ex agenti e poliziotti condannati finiranno nel battaglione speciale Tempesta.

I veri numeri delle perdite russe in Ucraina e i nuovi reclutamenti nelle carceri

Oltre 90 mila russi sono stati uccisi, risultano dispersi o hanno riportato ferite gravi in Ucraina. La stima, pubblicata dal sito indipendente Important Stories, è stata confermata da due fonti dell’FSB, i servizi russi. Numeri non troppo lontani da quelli diffusi qualche tempo fa da Usa e Regno Unito. Lo scorso agosto il Pentagono aveva calcolato che tra morti e feriti, l’esercito russo aveva perso dall’inizio dell’invasione tra i 70 mila e gli 80 mila soldati. Il ministero della Difesa russo ha riportato le perdite in Ucraina solo tre volte dal 24 febbraio, l’ultima il 21 settembre quando è stata annunciata la mobilitazione. Sergei Shoigu in quell’occasione aveva dichiarato che i caduti erano 5.937. Sulla base di fonti open source – post dei familiari, dichiarazioni delle autorità e giornali locali – Mediazona e Bbc Russia hanno registrato 7.184 morti (al 7 ottobre). Si tratta però solo di una cifra approssimativa, come ha sottolineato Mediaziona, che tra l’altro non tiene conto dei soldati catturati e dei dispersi.

I veri numeri delle perdite in Russia e i nuovi reclutamenti nelle carceri
Vladimir Putin, il ministro della Difesa Sergei Shoigu e in primo piano quello degli Esteri Sergei Lavrov (Getty Images).

Daghestan e Buriazia, le repubbliche con più morti

Le aree più interessate dalla mobilitazione, le più povere della Federazione, sono ovviamente quelle che piangono più morti. Al primo posto il Daghestan dove sono scoppiate rivolte contro i reclutamenti. In sette mesi di guerra, i caduti sono stati almeno 277 con un tasso di mortalità tra i giovani più che raddoppiato. Dopo l’annuncio della mobilitazione dalla repubblica caucasica sono partite altre 15 mila reclute, il 2,5 per cento delle riserve locali. Non a caso Aina Gamzatova, moglie del Mufti, ha chiesto direttamente a Vladimir Putin di concedere al popolo una tregua. Non va meglio in Buriazia nella Siberia orientale dove i morti su una popolazione di nemmeno 1 milione di abitanti sono stati almeno 259 e il tasso di mortalità tra i giovani è aumentato del 93 per cento. Secondo l’organizzazione Free Buryatia, Mosca starebbe per richiamare altre 6 mila persone (il 3,4 per cento dei riservisti). Per dare un’idea, se in tutta la Russia si richiamasse la stessa quota di riservisti, ben 920 mila cittadini partirebbero per il fronte.

I veri numeri delle perdite in Russia e i nuovi reclutamenti nelle carceri
Soldati russi durante una esercitazione (Getty Images).

Il ministero della Difesa sta formando battaglioni speciali con ex agenti e poliziotti condannati

Intanto continua il reclutamento anche nelle carceri. Non solo da parte del gruppo mercenario Wagner ma anche del ministero della Difesa. In particolare negli istituti penitenziari delle regioni di Ryazan, di Nizhny Novgorod e di Stavropol i funzionari stanno contattando ex agenti delle forze dell’ordine condannati offrendo loro la possibilità di entrare nell’esercito. Il contratto è di sei mesi con la promessa di grazia. Le stesse condizioni offerte dalla Wagner. In cambio i detenuti, secondo quanto appreso da Important Stories, hanno firmato un accordo di riservatezza. Gli ex agenti e gli ex poliziotti entrerebbero in un battaglione speciale (Tempesta) che andrà ad aggiungersi agli altri due battaglioni Tempesta attivi al fronte: quello d’assalto di Lugansk e quello dei volontari dell’Ossezia del Nord, che combatte in Ucraina da quattro mesi.

Nuove fughe dalla Russia via mare: quattro barche a vela arrivate in Corea del Sud

Insieme ai reclutamenti – il governo ha smentito l’inizio di una seconda fase di mobilitazione – continuano le fughe dalla Federazione di coloro che vogliono evitare di finire in guerra. Anche via mare. A inizio ottobre in Alaska, nell’isola di St Lawrence, sono stati arrestati due russi a bordo di una imbarcazione. Trasferiti ad Anchorage hanno chiesto asilo politico agli Usa. Quattro barche a vela con a bordo 23 persone sono invece arrivate in Corea del Sud navigando nel Pacifico settentrionale. Le autorità sudcoreane hanno consentito l’ingresso solo a due passeggeri visto che gli altri non avevano i documenti in regola. Lunedì due imbarcazioni hanno ripreso il mare dirette a Vladivostok da dove sarebbero arrivati. Altre due invece sono ancora ferme al porto di Pohang ma l’intenzione è raggiungere la Thailandia.

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Il servizio della tv sudcoreana sui fuggitivi russi.