Il politologo russo ed ex consigliere del Cremlino Gleb Pavlovsky è morto all’età di 71 anni, a seguito di una grave malattia. Lo ha reso noto il quotidiano economico Vedomosti. Pavlovsky è stato una figura influente nella politica russa nei primi due mandati da presidente di Vladimir Putin (2000-2008), con cui già aveva iniziato a collaborare a metà Anni 90. Durante questo periodo aveva anche preso parte alla campagna presidenziale del 2004 del politico filo-russo Viktor Yanukovich in Ucraina.

Dopo una lunga collaborazione era stato licenziato da Putin
Nato a Odessa, Pavlovsky era stato un dissidente durante l’era sovietica e per questo negli Anni Ottanta era stato condannato all’esilio interno nella repubblica settentrionale di Komi. Nel decennio successivo è stato vicepresidente della casa editrice Kommersant, per poi fondare la rivista Sreda. Nel 1995 ha creato “Fondazione per una Politica Effettiva”, avviando poco dopo una collaborazione con Putin. Determinante nello sviluppo della “democrazia” putiniana che ha visto i suoi rivali emarginati, esiliati o incarcerati, successivamente Pavlovsky si era allontanato da Putin, fino ad essere licenziato nel 2011 per aver sostenuto – pare – la rielezione di Dmitry Medvedev anziché il ritorno dello “zar” al Cremlino.

Aveva aspramente criticato la decisione di invadere l’Ucraina
Da quel momento in poi, Pavlovsky si era distinto come una delle voci più critiche verso il Cremlino e gli intrighi che si svolgevano nelle stanze del potere russo. A più riprese aveva affermato che Putin aveva smesso di ascoltarlo, affidandosi invece ai consigli di una cerchia ristretta di alleati accondiscendenti. Dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, Pavlovsky aveva dichiarato al Financial Times: «Putin è abituato a essere fortunato. Questo è molto pericoloso per un giocatore d’azzardo, perché inizia a credere che il destino sia dalla sua parte. Quando giochi alla roulette russa, senti che Dio è dalla tua parte finché non risuona il colpo».