Il tribunale di Mosca ha condannato Vladimir Kara-Murza a 25 anni di detenzione in un penitenziario di massima sicurezza. È la sentenza più pesante mai comminata a un dissidente. Kara-Murza è stato giudicato colpevole di alto tradimento, «diffusione di informazioni consapevolmente false sulle azioni delle forze armate russe e collaborazione con un’organizzazione indesiderabile in Russia», scrive Interfax. La difesa ha dichiarato di voler impugnare la sentenza in appello. «La Russia sarà libera, ditelo a tutti», ha urlato in aula il dissidente dopo la lettura della condanna, stabilita da una commissione giudiziaria presieduta dal giudice Sergei Podoprigorov.

Perché è stato condannato
L’accusa di alto tradimento è riferita alla «cooperazione con Stati membri della Nato», consistente nell’aver preso parte a conferenze a Lisbona, Helsinki e Washington in cui aveva condannato l’invasione russa dell’Ucraina. Per quanto riguarda le informazioni false sulle forze armate russe, la sentenza si riferisce all’intervento di Kara-Murza alla Camera dei rappresentanti dell’Arizona.
Chi è il dissidente Kara-Murza
Kara-Murza era uno stretto collaboratore di Boris Nemtsov, assassinato nel centro di Mosca nel 2015. In seguito aveva cooperato con Mikhail Khodorkovsky (ora in esilio a Londra), con gruppi di opposizione, organizzazioni non governative per i diritti umani e organi d’informazione indipendenti. Nel 2015 e nel 2017 era sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento, sui quali le autorità russe non hanno mai indagato. È stato poi arrestato l’11 aprile 2022: in carcere le sue condizioni di salute si sono deteriorate e oggi, secondo i suoi avvocati, soffre di una neuropatia a entrambi i piedi.
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Amnesty International: «Repressione staliniana»
«Questa sentenza è l’ennesimo tremendo esempio della sistematica repressione in corso contro la società civile russa, che il Cremlino ha ulteriormente inasprito e accelerato dopo l’invasione dell’Ucraina», ha dichiarato Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia. «I cosiddetti “reati” dei quali Kara-Murza è stato giudicato colpevole, aver condannato la guerra e aver preso le difese delle vittime di violazioni dei diritti umani, sono in realtà atti di grande coraggio. Il verdetto confonde erroneamente l’attivismo per i diritti umani con l’alto tradimento e costituisce una reminiscenza della repressione dell’era staliniana».