Russia, propaganda e fake news: i casi di War on Fakes e Readovka

Redazione
22/03/2023

Il canale Telegram War on Fakes, citato da ministeri e ambasciate, e il sito Readovka, trasformato in megafono del putinismo. Come funziona la propaganda russa mascherata da debunking di Timofey Vasiliev e Alexei Kostylev.

Russia, propaganda e fake news: i casi di War on Fakes e Readovka

La guerra in Ucraina, si sa, è anche una guerra di propaganda. Combattuta a colpi di fake news, troll e fact checker all’apparenza inattaccabili. In prima linea, sul fronte russo, media statali e social network, Telegram in primis. Tra i vari signori della infowar spiccano Timofey Vasiliev, ex giornalista russo che stando a un’inchiesta di Logically, società tech del Regno Unito, sarebbe la mente del popolare canale Telegram War on Fakes e Alexei Kostylev, fondatore a Smolensk di Readovka, una pagina di VKontakte diventata in pochi anni un sito nazionale.

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War on Fakes, il canale di disinformazione gestito da Timofey Vasiliev

Dal primo giorno di invasione, War on Fakes – che assicura di fornire un punto di vista obiettivo e imparziale delle notizie dal fronte – è cresciuto fino a raggiungere in una sola settimana mezzo milione di follower. I suoi post, sul social e sull’omonimo sito, sono ripresi dalle istituzioni russe, dai ministeri e dalle ambasciate come nel caso della strage di Bucha o del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol. E ora può contare su una media di 20 milioni di visualizzazioni al giorno. I suoi ‘debunker‘ supportano ovviamente la narrazione del Cremlino, difendendo l’esercito dalle accuse di crimini di guerra e violenze contro i civili. Solo recentemente, come scrive il Time, si è scoperto che dietro al progetto c’è Timofey Vasiliev. Ex giornalista, a partire dal 2011 ha lavorato per organizzazioni e pubblicazioni legate al Cremlino, pubblicando reportage sulle operazioni militari russe, dalla Siria e Crimea, e presso Dialog, una società informatica no profit di proprietà statale specializzata in campagne sui social, marketing e comunicazione. Fondata nel novembre 2019 per monitorare le reazioni social dei moscoviti, Dialog dalla fine del 2021 è guidata da Vladimir Tabak. Fino a due anni fa Vasiliev si definiva un esperto fact checker. Nel settembre 2021 per esempio aveva partecipato a una conferenza della Roscongress Foundation per contrastare la disinformazione online durante la pandemia Covid, mentre nell’agosto 2022 cercava di smentire i rapporti ucraini secondo cui la Russia aveva piazzato armi e munizioni all’interno della sala macchine della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Non solo. Quando nell’aprile 2022 emersero le prove degli eccidi di Bucha, War on Fakes pubblicò alcuni video – palesemente falsi – in cui i corpi in strada sembrava si muovessero. Post condivisi dal ministero della Difesa e dalle ambasciate russe nel mondo – ma anche dal regista Oliver Stone – come prova della «campagna coordinata» da parte dei media stranieri contro Mosca.

Russia, propaganda e fake news: i casi di War on Fakes e Ridovka
Il logo di War on Fakes.

Una contronarrazione che si rivolge ai filo russi e ai complottisti globali

Il successo di War on Fakes mostra come l’ecosistema della disinformazione russa si basi anche sull’attività di singoli cittadini e giornalisti in cerca di visibilità. Questo tipo di propaganda, ha sottolineato il Time, non richiede necessariamente il coordinamento diretto con le istituzioni. «I media di Stato offrono infinite possibilità a troll, guidati da interessi finanziari o politici o a utili idioti che credono davvero a quello che scrivono e diffondono», ha spiegato al magazine Lukas Andriukaitis, esperto lituano di disinformazione russa e ricercatore presso il Digital Forensic Research Lab dell’Atlantic Council. «Questi propagandisti sono la risposta del Cremlino, o delle forze pro-Cremlino, ai debunker occidentali e agli analisti della Open Source INTelligence (Osint)». Vasiliev in effetti è riuscito con successo a replicare i format occidentali conferendo al suo canale Telegram un’apparenza di attendibilità. War on Fakes ha ‘cucinato’ rapide contro-narrazioni indirizzate sia ai seguaci filo-russi che al pubblico globale incline al complottismo e che non crede per partito preso alla cosiddetta informazione ufficiale. Da qui la creazione di canali in varie lingue, dall’arabo al cinese, dall’inglese al tedesco. Un’impresa fallita visto che dalla scorsa estate i follower internazionali hanno smesso di crescere portando alla fine delle pubblicazioni. In patria invece i contenuti del canale e del sito gemello sono condivisi regolarmente anche da personalità di spicco dei media statali come Margarita Simonyan, capo di Russia Today. Il vero obiettivo di War on Fakes non è convincere ma seminare dubbi. «Se credi alla disinformazione e alla narrazione del Cremlino, cercherai fatti su cui basare le tue opinioni», ha concluso Andriukaitis. «E questo tipo di pagina ti offre proprio questo».

Russia, propaganda e fake news/ i casi di War on fakes e Readovka
La testata Readovka.

Kostylev e la metamorfosi di Readovka: da sito di destra a megafono del putinismo

Un altro esempio di questo tipo di propaganda è Readovka, pubblicazione della galassia Dialog. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il sito, in origine di orientamento liberale, ha cambiato bruscamente la linea editoriale adottando toni patriottici. E guadagnando altrettanto rapidamente popolarità. Readovka venne lanciato come gruppo su VKontakte nella regione di Smolensk nel 2011. L’eclettico fondatore Kostylev, che ha vissuto per un periodo a San Pietroburgo, non solo gestiva la pagina, ma era attivo nel settore edilizio e coltivava ambizioni poetiche. «Ho avuto una carriera da poeta maledetto, ho scritto poesie e pensato a una carriera letteraria», ha raccontato lui stesso nel 2021 nel podcast Let’s Voice sul suo giornale. «Il lavoro è sempre stato in secondo piano, la mia occupazione principale era la poesia. È stato proprio a San Pietroburgo che finalmente mi sono reso conto che, nella migliore delle ipotesi, lì sarei rimasto un poeta di secondo o terzo ordine». Con il tempo Kostylev ha deciso di concentrarsi esclusivamente sui media e nel 2014 la sua creatura è diventata un sito online prima di Smolensk poi con una redazione a Mosca. Prima dell’invasione, Readovka non era considerata una testata filogovernativa, ma di destra a causa delle sue posizioni sui conflitti interetnici. Con il 24 febbraio 2022 le cose sono cambiate. Il sito ha cominciato ad appoggiare apertamente il Cremlino aumentando il proprio seguito. Se a gennaio 2022 il canale Telegram Readovka contava poco più di 200 mila iscritti, a fine marzo dello stesso anno il loro numero era salito a quasi 1 milione. E la crescita non si è più fermata. Ora vanta quasi 1,7 milioni di follower. Il repentino cambiamento della linea editoriale è testimoniato da un ex dipendente. «A marzo 2022, la nostra redazione si è letteralmente trasformata in una setta», ha denunciato a Meduza. «Il caporedattore Aleksey Kostylev ha iniziato a tenere conferenze su come il mondo sarebbe cambiato dopo la guerra, sulla necessità di accettare il nuovo corso degli eventi, chiedendo di fidarsi delle notizie pubblicate».

Russia, propaganda e fake news/ i casi di War on fakes e Readovka
Alexey Kostylev.

La rete di contatti: da Vladimir Tabak a Andrej Medvedev e Igor Dimitriev

Intanto Kostylev aveva cominciato a tessere la sua tela stringendo rapporti con il giornalista Andrej Medvedev, volto di Rossija 1 e dal 2021 vicepresidente della Duma cittadina di Mosca. Sarebbe stato lui a presentarlo a Vladimir Tabak, capo di Dialog. Per capire il personaggio Medvedev, basta scorrere il suo cv. Già nel 2015 aveva girato il film Progetto Ucraina, diventato successivamente un libro: La vera storia del popolo russo e ucraino, in cui affermava che lo Stato dell’Ucraina era stato creato dall’Occidente con scopi anti-russi. Nel 2020, in occasione del 75esimo anniversario del Giorno della Vittoria, uscì un altro suo lungometraggio, La grande guerra sconosciuta, la cui tesi di fondo era la collusione con il fascismo di Polonia, Gran Bretagna e Francia, senza dimenticare il finanziamento da parte degli Usa di Hitler. Nel 2021 fu sempre lui a licenziare i sostenitori di Navalny da Rossija 1. Kostylev ha incontrato anche l’ex deputato del consiglio comunale di Odessa Igor Dimitriev che, poco prima dell’invasione, lo aveva messo in contatto con alti funzionari del servizio stampa del ministero della Difesa russo. Tutti accreditamenti fondamentali per gli affari.

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