Russia fuori dallo Swift, cosa è e perché in molti si oppongono
È probabilmente la sanzione più invocata. Ma l'esclusione di Mosca dal principale sistema per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale sarebbe un'arma a doppio taglio.
Dopo l’invasione dell’Ucraina e l’inizio della guerra, tra le sanzioni invocate contro Mosca spicca la misura finanziaria di esclusione dallo Swift. Lo ha chiesto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, sostenuto da diversi Paesi. Ma c’è chi frena, perché se da una parte potrebbe colpire duramente le banche russe, dall’altra metterebbe a rischio i creditori, soprattutto europei. Si tratterebbe, insomma, di un’arma a doppio taglio.

Swift, il sistema che gestisce le transazioni finanziarie
Acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, Swift è il sistema cruciale per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale. Essenzialmente è un servizio di messaggistica che connette oltre 11 mila organizzazioni finanziarie e bancarie in circa 200 Paesi: di fatto non detiene o trasferisce fondi, ma l’operatività di un gran numero di infrastrutture, mercati e banche dipende proprio da Swift, che consente alle istituzioni finanziarie di allertarsi a vicenda quando sta per avvenire un trasferimento. Switf, insomma, permette di trasferire denaro in tutto il mondo in modo immediato e sicuro, consentendo di tracciare i bonifici interbancari realizzati tra Paesi diversi. Swift, creato nel 1973, ha sede legale a La Hulpe, in Vallonia, ed è proprio alla Banca Nazionale del Belgio che le altre banche centrali hanno affidato il ruolo di coordinamento. Nel 2021 ha registrato una media di 42 milioni di messaggi al giorno, con un aumento dell’11,4 per cento rispetto al 2020.

Russia fuori dallo Swift, i timori della banche europee
Escludere la Russia dal sistema Swift significherebbe tagliarla fuori dal mercato finanziario internazionale. Renderebbe praticamente impossibile inviare denaro nel Paese o fuori da esso: se da una parte sarebbe un colpo durissimo per le aziende russe e i loro clienti stranieri, in particolare gli acquirenti di gas e petrolio, dall’altra renderebbe estremamente complicato per i creditori stranieri il recupero del loro denaro. Le transazioni interne sarebbero tutto sommato al “sicuro” per Mosca: la banca centrale russa ha infatti sviluppato il sistema di pagamento Mir, che intermedia circa il 25 per cento di tutte le transazioni nazionali con carta. Ma è difficilmente utilizzabile all’estero. Per questo a opporsi all’esclusione della Russia dallo Swift sono soprattutto le banche europee, timorose di andare incontro a perdite per miliardi di euro, a causa di crediti concessi che non verrebbero ripagati.