Tramite false attività di fact checking, la Russia diffonde fake news sulla guerra in Ucraina. I canali privilegiati dalla propaganda sono la televisione ma soprattutto social e app, dove anonimi sostenitori di Vladimir Putin operano senza trovare resistenza. Individuati più gruppi su Telegram che alimentano la propaganda di Mosca con video e servizi opportunamente modificati.
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Da Telegram alla televisione di Stato, così il falso fact checking della Russia manipola le notizie
La campagna russa di disinformazione ha avuto inizio sin dai giorni immediatamente successivi all’ invasione dell’Ucraina, di cui venerdì 24 febbraio ricorrerà il primo anniversario. Mosca ha cercato in più occasioni di smentire gli attacchi a edifici residenziali di Kyiv e delle principali città, da Mariupol a Bucha. L’ultimo caso riguarda Dnipro, dove il mese scorso 46 persone hanno perso la vita per l’esplosione di un missile russo contro un edificio di nove piani. Diverso il parere di War on Fakes, sito web che supporta la Russia, secondo cui sarebbe stata colpa di un razzo di difesa ucraino. La piattaforma, che si definisce «obiettiva e imparziale», vanta anche un canale Telegram con centinaia di migliaia di iscritti dove dice di «combattere la guerra della disinformazione lanciata contro la Russia». Ignoti i suoi autori, che da quasi un anno riescono a mantenere l’anonimato.

«Non si tratta solo di seminare disinformazione», ha dichiarato ad Afp Martin Innes, esperto in sicurezza e crimine dell’Università di Cardiff. «Cercano di negare le affermazioni avversarie e indurre il dubbio». L’intento principale del fact checking russo è confondere la gente a tal punto da farle perdere la fiducia nei mezzi di informazione. Spesso fanno uso di fonti contrastanti, creando più versioni di uno stesso avvenimento. «L’utente è confuso su quale sia la verità», ha proseguito l’esperto, confermando come il sovraccarico di notizie sia anch’esso disinformazione. «L’iniziativa di War on Fakes è un concentrato di falso debunking», ha detto Roman Osadchuk, esperto del think tank americano Atlantic Council. «Funziona bene in quanto il lettore predilige informarsi da fonti che ritiene autorevoli». Su Telegram è inoltre attivo il canale pro-Mosca Fake Cemetery, mentre in tv va in onda AntiFake, programma gestito dello Stato.