Il tifo di Mosca in Italia e quel vecchio progetto Salvini-Dugin

Mario Margiocco
27/08/2022

I russi vogliono che il 25 settembre vincano le forze sovraniste, per scatenare la guerriglia a Nato e Ue. Del resto Salvini nel 2016 si fece intervistare da Dugin parlando di «Europa da smontare». Non c'è dubbio su chi aiuterà Putin con propaganda e disinformazione.

Il tifo di Mosca in Italia e quel vecchio progetto Salvini-Dugin

Chissà se la corsa alle liste elettorali ha lasciato ai nostri aspiranti parlamentari sufficiente lucidità per rendersi conto che l’elezione del 25 settembre 2022 sarà carica di significati internazionali e come tale verrà seguita a Bruxelles, Washington e soprattutto a Mosca. Il voto d’autunno rientra infatti in una triade, nella storia elettorale italiana, a forte caratterizzazione internazionale aperta il 18 aprile del 1948 dal voto che doveva decidere se l’Italia avrebbe guardato a Est per il suo futuro o a Ovest, e vinse l’Ovest con amplissimo margine, fra la sorpresa di molti che avevano auspicato o temuto una vittoria del Fronte popolare (Partito comunista italiano più socialisti nenniani). Poi, quasi 30 anni dopo, venne il voto del 20-21 giugno 1976 dove il quesito molto atteso anche all’estero era se il Pci avrebbe doppiato la Democrazia cristiana diventando il primo partito, ma il sorpasso non ci fu. E ora il 25 settembre 2022, dove il quesito è: le forze sovraniste italiane, o con varie tinte e toni sovranisti, e cioè il centrodestra, i cinque stelle e vari altri minori, più qualche sovranista di rincalzo a sinistra in nome dell’anticapitalismo e dell’evergreen antiamericano, avranno o no una forte maggioranza parlamentare? E la useranno in senso sovranista, per una guerriglia cioè a Nato e Unione europea?

Il tifo di Mosca in Italia e quel vecchio progetto Salvini-Dugin
Matteo Salvini con Vladimir Putin.

Mosca cerca di influenzare la politica italiana da una decina d’anni

Se ce l’avranno, si sa già che cosa vuole Mosca, che cerca di influenzare la politica italiana da circa una decina d’anni, da quando cioè è stato messo a fuoco il progetto russo neo-imperiale di cui Alexander Dugin (sua figlia, molto attiva a fianco del padre, è morta in un misterioso attentato a Mosca alcuni giorni fa) è stato uno dei distillatori, con particolare attenzione all’Italia, da sempre considerata a Mosca l’anello debole dell’Occidente. Mosca vuole due cose, se si va al sodo, al di là di tutte le formule eurasianiste, di una Terza o Quarta Roma, dell’archeomodernità (dove il vecchio, cioè l’Est, vince con i suoi valori sul nuovo, cioè l’Ovest) e di tutto l’abbecedario delle formule teoriche storico-politologiche del neonazionalismo russo che spesso ricalca concetti vecchi di 150 anni. Mosca vuole spezzare il vincolo speciale tra Nord America ed Europa, e spezzare l’Ue. Lo voleva il nazionalismo comunista del Partito comunista dell’Unione sovietica (Pcus) con tutto il suo anticapitalismo e lo vuole il nazionalismo neozarista di Vladimir Putin con tutto il suo antiliberalismo. A quei due punti, uno atlantico e l’altro europeo, occorre guardare con attenzione, se si ha motivo di credere che l’influenza moscovita non sia estranea alla caduta di un governo italiano fortemente europeista ed atlantico che pochi mesi dopo sarebbe finito di suo con la fine della legislatura.

Chi voleva uccidere Dugin? Le ipotesi dietro il delitto della figlia
Dugin con la figlia uccisa in un attentato.

Putin usa l’arma della propaganda, cioè della semi-menzogna

Certamente vari partiti italiani possono aver spinto per il voto anticipato perché decisi tra l’altro a non lasciare a Mario Draghi una lunga serie di nomine in cruciali enti pubblici. Ma a dare una mano c’è stato anche Putin, perché in una guerra dagli incerti esiti sul campo una serie di crepe, anche piccole, nel sistema Nato e Ue offrirebbe utilissime munizioni per l’arma in cui da sempre Mosca eccelle e di cui al momento ha estremo bisogno, l’arma della propaganda, cioè della semi-menzogna. Un anno e mezzo fa il sito EUvs.Disinfo, emanazione del servizio diplomatico dell’Unione europea per il monitoraggio della disinformazione anti Ue (russa, prima di tutto) voluto dall’europarlamento di Strasburgo, osservava come il sito Geopolitika.ru vicino a Dugin e a sua figlia, dedicasse molta attenzione all’Italia. «La sezione italiana è particolarmente prolifica», scriveva UEvs.Disinfo, che sostiene di avere individuato e smontato a tutt’oggi in totale 14.195 casi di disinformazione pro-Cremlino. Carthago delenda est, è il motto latino di Geopolitika.ru, bisogna distruggere Cartagine, dove le democrazie liberali sono l’eterna Cartagine e la Russia è l’eterna Roma.

Il tifo di Mosca in Italia e quel vecchio progetto Salvini-Dugin
Matteo Salvini con la figlia di Dugin uccisa.

Il vecchio disegno sovranista di Salvini

Oggi Matteo Salvini ha preso le distanze, più o meno, perché con la netta maggioranza dell’elettorato non paga essere troppo amico dei russi. Da tempo l’Italia è il Paese occidentale con il maggior tasso di simpatia per la Russia (48 per cento nel 2020 secondo il Pew Research Center), ma dopo l’attacco russo all’Ucraina si è allineata alla scarsa simpatia degli altri. Però l’idillio Dugin-Salvini, proprio sulle pagine di Geopolitika.ru, è ampiamente documentato da tempo. Il 24 novembre 2016 un’intervista di Dugin al segretario della Lega consentiva a quest’ultimo di tratteggiare uno scenario molto ottimistico per il sovranismo europeo auspicato dal Cremlino, a due settimane dalla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti e a cinque mesi da quella della Brexit al referendum britannico. Sarà possibile, chiedeva Dugin, smembrare l’Europa? «L’Europa si sta già smontando», rispondeva Salvini con parole che erano musica per Dugin e i suoi amici, «in quanto è una costruzione artificiale, è una gabbia, è l’antitesi della democrazia, del lavoro, è una moneta evidentemente sbagliata… perciò le nazioni riacquistano la loro sovranità». Salvini non ha probabilmente grande conoscenza della Storia, e forse gli manca anche l’hardware per trarre profitto dal software storico che qualcuno potrebbe fornirgli. Ma un’Europa di piccoli Stati, disarmati (Mosca prevedeva limiti anche al riarmo francese dopo il 1945, oltre al totale disarmo della Germania, naturalmente, e dell’Italia) era a partire dal 1944 la premessa da cui partiva la strategia postbellica di Stalin, convinto che ci sarebbe stata sul continente una sola potenza militare di terra, quella russo-sovietica, con una sola potenza navale, la Gran Bretagna, debole ormai finanziariamente.

Quello che non riuscì con la Le Pen, può capitare da noi

L’intera Europa sarebbe entrata quindi, in qualche modo e pur senza occupazione militare come doveva accadere invece nell’Est europeo, nella sfera del Cremlino. Che si oppose subito a qualsiasi ipotesi di intesa sovranazionale fra i piccoli Paesi dell’Ovest, come si vide quando già nel 1944 Winston Churchill incominciò a parlare del Benelux, l’unione fra Belgio, Olanda e Lussemburgo. Mosca ha sempre detestato l’Europa di Bruxelles quanto la Nato, e a tratti ancora di più. Ed è singolare che non pochi politici italiani facciano finta di non saperlo. Con Dugin, Salvini inneggiava al ritorno degli Stati-nazione totalmente indipendenti e governati dal popolo, ciascuno il suo popolo. Tratteggiava poi le tappe verso la vittoria, dal voto presidenziale austriaco da lì a un mese quando il candidato sovranista Norbert Hofer avrebbe vinto (fu sconfitto) alle presidenziali francesi del 2017 dove Marine Le Pen poteva vincere (fu sconfitta), alle politiche tedesche e olandesi sempre nel 2017, alle auspicabili elezioni anticipate in Italia. Sull’onda di Trump e della Brexit, «in un anno può cambiare il mondo». Per non parlare del voto per il parlamento europeo, nel 2019, quando i popoli si sarebbero insediati a Strasburgo e a Bruxelles, cambiando tutto. Il dialogo finiva con un reciproco saluto adeguato: «Nel nome del popolo». Come figlio di un generale del Gru, lo spionaggio e controspionaggio militare sovietico, Dugin sapeva di che cosa stava parlando. I sogni di Salvini del 2016 non si sono ancora avverati. Quella del settembre 2022 potrebbe essere un’ultima occasione. Non ci sono dubbi per chi tifa Mosca, e per chi è pronta a impegnare qualche aiutino.