Centomila. Sarebbe il numero dei soldati russi caduti in Ucraina dall’inizio dell’invasione, almeno secondo il ministero della Difesa di Kyiv. Cifre che non si discostano troppo da quelle elaborate da altre analisi indipendenti. Numeri molti diversi da quelli ufficiali. Il 25 novembre scorso, una inchiesta congiunta della Bbc Russia e del quotidiano indipendente MediaZona aveva infatti certificato ‘solo’ 9.311 caduti. «Faremo del nostro meglio per aiutare le famiglie dei nostri compagni morti, per crescere i loro figli, dare loro un’istruzione e ottenere una professione», ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso di fine anno alla nazione. «Condivido il vostro dolore con tutto il cuore e vi chiedo di accettare sincere parole di sostegno». Ma l’esercito di Mosca, ha ribadito, non ha intenzione di fermarsi, in quanto sta combattendo «per proteggere la madre patria» e per garantire una «vera indipendenza» ai territori annessi unilateralmente tramite referendum.

Russia, un 2022 tra morti sospette e la scomparsa di protagonisti politici
Il 2022 però è stato segnato anche da una lunga scia di morti sospette – l’ultimo della lista è stato il magnate dei salumi Pavel Antov, deputato di Russia Unita, caduto dal terzo piano di un hotel di Rayagada, nello Stato indiano dell’Odisha – e dalla scomparsa di personaggi pubblici e politici che, come ha sottolineato il Moscow Times, hanno segnato la storia passata e recente della Federazione: dall’ultimo leader sovietico Mikhail Gorbaciov al nazionalista Vladimir Zhirinovsky, fino a Daria Dugina.
Addio a Zhirinovsky, il ‘giullare’ della Duma
Il 6 aprile scorso moriva di Covid, nonostante le otto dosi di Sputnik ricevute, il 75enne il leader del Partito liberal-democratico Zhirinovsky. Spesso descritto come “giullare”, alla fine del 2021 durante un intervento alla Duma aveva predetto l’invasione dell’Ucraina per il 22 febbraio, sbagliando di solo due giorni. «Questo non sarà un anno pacifico», disse in aula. «Sarà un anno in cui la Russia tornerà a essere un grande Paese». Zhirinovsky, uno dei creatori della democratura russa ed esponente di punta della cosiddetta opposizione sistemica al Cremlino, si candidò sei volte alle Presidenziali perdendo due volte contro Yeltsin, una contro Dmitry Medvedev e tre contro Putin. Nato in Kazakistan, nel 1989 fondò – secondo alcuni rapporti, grazie agli aiuti del KGB – il primo partito dell’Unione Sovietica (oltre al Partito Comunista) imbarcando anche personaggi controversi come Eduard Limonov.

L’attentato contro Darya Dugina
Il 20 agosto la 29enne Darya Dugina, figlia dell’ideologo di estrema destra Alexander Dugin, è rimasta uccisa nell’esplosione della Toyota che guidava mentre rientrava da un festival nazionalista nella regione di Mosca. Un attentato, secondo il FSB, il servizio di sicurezza federale russo, orchestrato da Kyiv. Lo stesso hanno dichiarato gli Usa anche se non è tuttora chiaro se l’obiettivo fosse lei o suo padre che avrebbe dovuto essere in macchina con lei in quel momento. L’Ucraina dal canto suo ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento.

La morte non confermata del generale Yakov Rezantsev
Il 26 marzo il generale Yakov Rezantsev moriva in un attacco ucraino alla base aerea di Chornobaivka, vicino alla città di Kherson. Nato nel villaggio di Elbanka, sulle rive del fiume Charysh nella regione sud-orientale dell’Altai Krai, dopo aver prestato servizio in Siria, era stato nominato tenente generale nel 2021. La sua morte tuttavia non è stata ufficialmente confermata da Mosca. Il 48enne è il militare più alto in grado ad aver perso la vita al fronte. Tra i generali russi che hanno perso la vita ci sono anche Andrei Mordvichev, morto il 18 marzo sempre a Chornobaivka; Oleg Mityaev, morto a Mariupol: a capo della 150esima divisione di fucilieri a motore creata nel 2016 con sede a Rostov sarebbe stato ucciso dal battaglione Azov; Andrei Kolesnikov è stato ucciso in combattimento l’11 marzo, secondo fonti ufficiali ucraine; Vitaly Gerasimov, coinvolto nella seconda guerra cecena, attivo in Siria e nell’annessione della Crimea del 2014, è stato ucciso il 7 marzo nei dintorni di Kharkiv, secondo il ministero della Difesa ucraino; Andrey Sukhovetsky, che come Gerasimov aveva preso parte alle operazioni in Crimea e in Siria, è stato colpito da un cecchino il 3 marzo. A differenza degli altri generali, la morte di Sukhovetsky è stata riportata dai media russi e confermata da Putin.

La scomparsa di Gorbaciov, ultimo leader sovietico
Il 30 agosto si è spento all’età di 91 anni Mikhail Gorbaciov. Amato in Occidente, in patria era disprezzato per aver portato l’Urss al collasso. Ma il 2022 si è portato via anche alcuni dei suoi nemici politici, inclusi i due firmatari degli accordi di Belovezh che di fatto sciolsero l’Unione Sovietica: l’ex presidente ucraino Leonid Kravchuk e l’ex leader bielorusso Stanislav Shushkevich. A differenza del suo successore, Boris Yeltsin, a Gorbaciov non è stato concesso un funerale di Stato e il presidente russo Vladimir Putin non ha partecipato alla sua sepoltura.

La morte del vice capo della regione di Kherson Stremousov
Il 9 novembre scorso è morto in un incidente d’auto il politico ucraino filo-russo Kirill Stremousov. Vice capo della regione ucraina di Kherson, insediato a Mosca il 26 aprile, Stremousov era un fervente sostenitore dell’invasione e un attivo propagandista. «I nazisti non hanno alcuna possibilità di irrompere a Kherson», aveva sentenziato a ottobre sul suo canale Telegram. Meno di un mese dopo, le forze russe abbandonavano la città e l’esercito ucraino entrava trionfalmente nella città.
Ravil Maganov di Lukoil e il giallo delle morti degli alti funzionari
Il 2 settembre il presidente del colosso petrolifero Lukoil Ravil Maganov è morto dopo essere caduto da una finestra del sesto piano dell’ospedale della clinica centrale di Mosca. La società aveva riferito che il funzionario di origine tartara aveva perso la vita «a seguito di una grave malattia», senza fornire ulteriori informazioni. I media russi hanno poi riportato la morte del 67enne come suicidio. Almeno tre persone vicine a Maganov hanno però smentito a Reuters questa ipotesi. Maganov è solo uno degli alti dirigenti russi morti in circostanze poco chiare. Lukoil, la seconda compagnia petrolifera russa, era stata una delle poche società statali a chiedere apertamente la fine dell’invasione dell’Ucraina.

Oksana Baulina, reporter russa indipendente dall’Ucraina
Il 23 marzo la giornalista russa del sito indipendente The Insider Oksana Baulina è stata uccisa a Kyiv durante un attacco missilistico. Ex collaboratrice di Alexei Navalny, la 42enne si era trasferita in Ucraina poco dopo l’inizio dell’invasione.
Il pestaggio per vendetta di Evgeniy Nuzhin
A novembre, Yevgeny Nuzhin, 55 anni, è stato ucciso in un carcere dai suoi commilitoni della Wagner perché accusato di essere un traditore. Catturato dagli ucraini, aveva scelto di passare dalla loro parte. Reclutato pochi mesi prima dal gruppo di Yevgeny Prigozhin mentre stava scontando una condanna a 24 anni per omicidio, si era arreso alle truppe di Kyiv affermando in una intervista di aver sempre avuto intenzione di disertare. Restituito in uno scambio di prigionieri alla Wagner, è stato ‘giustiziato’. Il video del pestaggio mortale è stato diffuso dalla testata indipendente bielorussa Nexta.
L’ultimo volo del cosmonauta dei record Valeri Polyakov
Il 19 settembre all’età di 81 anni si è spento il cosmonauta dei record Valeri Polyakov. Noto per aver soggiornato nella stazione spaziale Mir per 437 giorni, il periodo più lungo passato da un essere umano nello spazio, Polyakov ha contribuito alla ricerca sulle capacità di resistenza del corpo. Nato nella città russa occidentale di Tula, Polyakov era il simbolo della ‘sogno sovietico’.
