Ci risiamo, si torna a parlare dell’inquietante “deportazione” di bambini ucraini in Russia. E questa volta ci sarebbero prove consistenti, documentate dall’Onu. Mercoledì 7 settembre infatti le Nazioni unite hanno citato «accuse credibili» secondo cui le forze di Mosca avrebbero portato via con la forza minori dall’Ucraina. Non è la prima volta che questa storia emerge. Era stata direttamente Kyiv, circa un mese dopo l’inizio dell’invasione, a parlare tramite il ministero degli Esteri di «trasferimento illegale in Russia di 2.389 bambini ucraini dagli oblast di Donetsk e Luhanks». L’ambasciata americana a Kyiv commentò senza troppi giri di parole: «Questa non è assistenza. È un rapimento».

Ucraini non combattenti spediti in campi di detenzione o prigioni
È il destino toccato non solo ai più piccoli, ma anche a centinaia di migliaia di adulti che sono sono da subito identificati, perquisiti, privati dei documenti e fatti alloggiare in tende, in quelli che vengono definiti campi di filtrazione. Ora questo piano di migrazioni forzate è tornato d’attualità, visto che a Washington e in una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu Mosca è stata accusata di aver costretto un gran numero di non combattenti ucraini in campi di detenzione e persino in prigioni, attraverso un programma diretto dal Cremlino. Vladimir Putin in sostanza avrebbe anche allontanato i bambini dalla zona di guerra per consegnarli a genitori adottivi in Russia, come ribadito dal Moscow Times.

Procedure di controllo che avrebbero violato i diritti umani
Ilze Brands Kehris, assistente segretario generale delle Nazioni unite per i diritti umani, ha manifestato tutta la sua angoscia al Consiglio di sicurezza: «Siamo preoccupati che le autorità russe abbiano adottato una procedura semplificata per concedere la cittadinanza russa ai bambini senza cure parentali, e che questi bambini possano essere accolti dalle famiglie russe». Le procedure di controllo messe in campo dai russi nei confronti dei cittadini ucraini che abitano nei territori occupati avrebbero comportato diverse violazioni dei diritti umani. Alcuni ucraini giudicati vicini al governo di Volodymyr Zelensky oppure all’esercito ucraino sarebbero stati torturati, portati via con la forza e inviati nelle colonie russe e in altri centri di detenzione. Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, è proprio l’ufficio del presidente russo Putin a gestire il trasferimento degli ucraini in Russia, come parte di un processo di annessione dei territori occupati.

Mosca si difende e parla di normali procedure di registrazione…
Il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, ha detto che «la Russia ha utilizzato sistematicamente la pratica delle deportazioni forzate», ma l’ambasciatore russo alle Nazioni unite Vasily Nebenzya ha definito le accuse infondate, spiegando che ciò che è stato etichettato come «filtrazione» era semplicemente la registrazione di ucraini che fuggivano volontariamente dalla guerra in Russia. «Procedure simili vengono applicate in Polonia e in altri Paesi dell’Unione europea nei confronti dei rifugiati ucraini». Difficile però che una semplice dichiarazione ufficiale possa scacciare ogni ombra sulla grossa questione dei minori.