La scure della censura in Russia non conosce pause. L’ultimo caso, come spiega il Moscow Times citando il quotidiano economico russo Vedomosti, riguarda il web, dove è appena sbarcato un software in grado di riconoscere e cancellare contenuti scomodi per il Cremlino. Si tratta di Oculus, strumento che dovrà scandagliare tutta la Rete alla ricerca di post e meme contro il presidente Vladimir Putin, rappresentazioni positive della cultura Lgbt e “fake news” sulla guerra in Ucraina. «Bisogna fermare la crescita a valanga di bufale nell’informazione», hanno dichiarato gli sviluppatori. Il software presenterà ulteriori aggiornamenti nei prossimi due anni, inasprendosi fino al 2025 con nuove «classi di violazioni».
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Russia, come funziona l’algoritmo che censura i contenuti indigesti al Cremlino
Opera dello sviluppatore di Mosca Execution, il software Oculus è nato nel dicembre 2022, quando il Cremlino ha approvato i primi test. Con il nuovo anno è invece è diventato attivo sulla rete internet nazionale, scandagliando i contenuti di profili privati, siti di informazione e pagine pubbliche. L’obiettivo è rilevare immagini e video, azioni o commenti che violano la legge russa. «Il sistema riconosce foto illegali, temi estremisti, contenuti in favore della droga, propaganda Lgbt», ha spiegato un addetto. «Bisogna trovare e bloccare tutto prima che si diffonda apertamente online».

«Oculus analizzerà 200 mila immagini e video al giorno, circa una ogni tre secondi», hanno aggiunto gli esperti. Il software automatizzerà e accelererà così il lavoro degli operatori umani, che finora potevano controllare appena 106 foto e 101 video ogni 24 ore. Fondamentale sarà anche l’azione in merito alla guerra in Ucraina, contrastando coloro chi diffonde critiche al Cremlino. Nel 2022, infatti, la Russia ha bloccato ben 100 mila post e commenti, gran parte dei quali riguardanti il conflitto. Un dato nettamente superiore rispetto agli appena 7 mila del 2021, ai 1500 del 2020 e alle poche centinaia dello scorso decennio. Il costo di Oculus è stato di 57,7 milioni di rubli (730 mila euro), ma rappresenta solo una parte degli oltre 1,5 miliardi (18,5 milioni di euro) investiti per controllare l’informazione nel Paese.
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