Perché Mosca sta perdendo peso in Asia centrale e nel Caucaso

Redazione
15/09/2022

Con le disfatte subite in Ucraina la Russia non solo rischia di perdere la guerra ma anche la sua influenza nell'area post sovietica del Caucaso e in Asia centrale a favore della Cina. Come dimostrano gli scontri nel Nagorno Karabakh e le tensioni con il Kazakistan.

Perché Mosca sta perdendo peso in Asia centrale e nel Caucaso

La sconfitta dell’esercito russo a Kharkiv può essere un punto di svolta per Kyiv che assapora la cacciata dell’esercito di Mosca dal Paese. Ma potrebbe causare altre pesanti ricadute per Mosca, come dimostrano il nuovo focolaio nel Nagorno Karabakh e gli scontri al confine tra Kirghizistan e Tagikistan. Aree, il Caucaso e l’Asia centrale, dove la Russia sta mostrando i propri limiti.

Nagorno Karabakh: Baku mostra i muscoli e Mosca frena

Mentre Mosca era (e resta) concentrata sul Mar Nero, nei combattimenti al confine tra Azerbaigian e Armenia sono rimasti uccisi un centinaio di uomini. Secondo gli analisti, Baku dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina sta sondando il terreno e mostra i muscoli per testare la tenuta del sostegno di Mosca a Erevan. «L’Azerbaigian ora si sente abbastanza forte, soprattutto con la controffensiva ucraina in corso», ha spiegato al Guardian Tom de Waal, senior fellow del Carnegie Europe. Mosca dal canto suo martedì ha annunciato di aver negoziato un cessate il fuoco tra le parti. L’Armenia aveva chiesto supporto militare all’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) ma Mosca ha frenato ogni intervento a differenza di quanto fece lo scorso gennaio in Kazakistan quando, per placare l’onda di proteste e mettere al sicuro la presidenza Tokayev, aveva inviato una missione sancendo così il suo controllo sul Paese. Ora però le cose sono cambiate e le disfatte in Ucraina fanno sentire il loro peso.

Il Kazakistan preoccupato da Mosca aumenta le spese per la Difesa
Vladimir Putin con il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev (Getty Images).

Incidenti al confine tra Kirghizistan e Tagikistan e l’ombra della Cina nell’area

Mercoledì invece si sono registrati scontri al confine tra Kirghizistan e Tagikistan apparentemente senza motivo: il bilancio è stato di un morto e due feriti. Sebbene si tratti di un incidente isolato e Mosca abbia buoni rapporti con entrambi i Paesi, potrebbe essere il sintomo dei mutati equilibri di potere in una regione il cui controllo è spartito tra Cina e Russia. Per rinsaldare la sua presenza, Mosca ha dichiarato uno dei partiti di opposizione del Tagikistan movimento terroristico. Una decisione che era stata rinviata da tempo ma che ora aiuterà il regime di Rahmon a fare estradare dalla Russia chiunque voglia, compresi naturalmente gli oppositori politici. «Molti Paesi dell’Asia centrale si stanno rendendo conto che la Russia in questo momento ha più che mai bisogno di loro», ha spiegato al Guardian Temur Umarov del Carnegie Endowment for International Peace, «e così spingono per ottenere il più possibile». Come la Bielorussia sul fronte occidentale, il Tagikistan su quello orientale è un importante alleato per Mosca, perché nonostante sia povero e privo di risorse, rappresenta un cuscinetto strategico per arginare il terrorismo.

Perché Mosca sta perdendo peso in Asia centrale e nel Caucaso
Xi Jinping e Putin (Getty Images).

Le tensioni con il Kazakistan e la visita di Xi a Nur-Sultan

Con l’impegno bellico in Ucraina, la Russia sta perdendo a poco a poco la sua reputazione di garante della sicurezza nello spazio post sovietico. Non solo. La cosiddetta operazione militare speciale ha sì preoccupato gli alleati di Mosca ma li ha anche incoraggiati ad alzare la testa. Il Kazakistan per esempio, nonostante il debito con Putin, ha cercato di mantenersi neutrale rifiutandosi di riconoscere i territori occupati. Una posizione che ha irritato e non poco il Cremlino, tanto che Dmitri Medvedev, vice presidente del Consiglio di Sicurezza, lo scorso 3 agosto in un post su VKontakte lo aveva definito uno «stato artificiale». Il post poi è stato rimosso. Il suo portavoce Oleg Osipov aveva poi spiegato che il profilo era stato hackerato. Se la partnership tra Mosca e Nur-Sultan (che a breve tornerà a chiamarsi Astana) si affievolisce, c’è qualcun altro pronto a rimediare. Mercoledì Xi Jinping è atterrato proprio in Kazakistan nel suo primo viaggio all’estero dall’inizio della pandemia Covid. «Continueremo a sostenere il Kazakistan nella protezione della sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale», ha assicurato il presidente cinese. Parole che sono suonate come una stilettata al Cremlino. Oggi Xi ha incontrato Putin a Samarcanda, in Uzbekistan, in occasione del vertice dei capi di Stato dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.  Un palcoscenico dove Putin cercherà di dimostrare al mondo di non essere solo e di avere potenze al suo fianco. Ma anche dove potrebbero imporsi nuovi equilibri di potere.